Lo show di Sgarbi in Provincia: «O mi danno le Albere, o lascio» e insiste per un Mart a Verona

Vittorio Sgarbi, nuovo presidente del Mart, si sente «come l’orso M49». Ma ruggisce: «Se palazzo delle Albere a Trento non verrà dato al Mart, sono pronto a dimettermi».

La questione Mart ha inaugurato ieri in Quinta Commissione permanente il programma di ascolto dei quattro musei provinciali (Mart, Muse, Castello del Buonconsiglio e Museo degli usi e costumi della gente trentina). In sala il direttore Gianfranco Maraniello e il neopresidente Vittorio Sgarbi, protagonista di un vero e proprio show: «Due sono le anomalie in Trentino in questo momento - ha esordito -: M49 e la mia presenza, per il rischio che entrambi possiamo costituire come “entità pericolose”».

Pericolo che, ha argomentato Sgarbi, è stato percepito in occasione della sua nomina, cosa che ha causato diverse contestazioni da parte di consiglieri provinciali: «Un atto di sottocultura avvilente da parte di certa classe politica». Una linea polemica, quella di Sgarbi, alimentata anche dai due pareri che l’Anac di Raffaele Cantone ha dato sulla questione, interpellato prima dal M5s trentino all’epoca della nomina (15 febbraio scorso) e successivamente dal M5s nazionale, che ha portato nella Giunta per le elezioni di Montecitorio il caso della presunta incompatibilità di Sgarbi a presidente del Mart in quanto parlamentare. Con nota del 12 luglio scorso Cantone ha ribadito agli onorevoli quanto già espresso mesi fa a Piazza Dante: nessuna incompatibilità tra il ruolo di parlamentare e quello di presidente del Mart, in quanto, come riporta la legge 50 del 13 febbraio 1953 sulle “incompatibilità parlamentari”, «sono escluse dal divieto le cariche in enti culturali».

Non solo la sua legittimità a presiedere il museo di Corso Bettini: la classe politica trentina deve avere ben chiaro anche che «il palazzo delle Albere è del Mart, che si chiama così perché prevede una sede anche a Trento. Il collega Zecchi, molto meno integrato con la cultura trentina, probabilmente conosce meno la storia di questa provincia. Il privato rispetta quel monumento più di quanto abbia fatto il pubblico con la costruzione di un museo, il Muse, troppo vicino alla sua struttura, che andava fatto almeno 200 metri più in là. Che dopo questa violenza si pensi di mettere delle gigantesche palle, è un’altra cosa di cui non si può nemmeno parlare. Non ho alcuna disponibilità a discutere di questa materia e se Palazzo delle Albere dovesse essere tolto al Mart abbandonerei questo incarico. Palazzo delle Albere deve contenere opere d’arte nella loro dimensione estetica più piena, non un ridicolo museo della storia della filosofia».

«Non ho nessuna volontà di raccontare il futuro - ha continuato Sgarbi - che è in elaborazione e che sarà anticipato tra poco al cda del Mart, che è il primo museo di arte moderna e contemporanea d’Italia. Ecco perché c’è il richiamo di città vicine per gemellarsi con il Mart e assorbirne il brand. L’idea che il museo “Maga” di Gallarate ambisca a gemellarsi con il Mart è una forma espansionistica solo vantaggiosa. Poi c’è Verona, una “Rovereto più meridionale”, bilanciata tra Lombardia e Veneto. L’idea di creare un ponte ideale di congiunzione con Rovereto mi sembra buona: una proiezione del Mart che non porta danno a nessuno, perché i confini dell’arte non esistono, né territoriali, né psicologici».

Sgarbi ha quindi anticipato la sua visione per il Mart, l’idea di far dialogare antichi e moderni, di stabilire un ponte tra la grande storia dell’arte universale e la contemporaneità. Nasce così il progetto di portare al Mart il Canova, ma anche Caravaggio nella primavera prossima e nel 2020 Raffaello.

Esprimendo poi l’idea di fare di Rovereto un luogo d’incontro su cosa sia l’arte contemporanea, Sgarbi ha messo in evidenza il contrasto tra il Mart, “museo consistente”, e il Museion di Bolzano, «il museo meno visto del mondo» (fra le altre cose, ha detto che «vi si entra solo per fare pipì»). Sgarbi ha quindi detto di immaginare, per il Trentino, una formula da lui già adottata anche a Cefalù, per fare in modo che l’albergatore e il ristoratore diventino “sentinelle della cultura trentina”. «Ogni persona che va in un ristorante lascia due euro avendo in cambio un biglietto del Mart, in una sorta di “paragratuità”. L’idea è quella di legare i ristoratori e gli albergatori ad una produzione artistica importante e prestigiosa sul territorio come quella del Mart». A tal fine è stato proposto e programmato un incontro il 20 settembre con gli operatori del turismo.

In tutto questo, e nello scontro Sgarbi-Zecchi, continua a mancare la guida e il parere dell’assessorato alla cultura (che Sgarbi, in Commissione, ha ammesso di non aver mai incontrato formalmente pèer icevere linee guida e prospettive del Museo). Ma l’assessorato guidato da Mirko Bisesti ha un asso nella manica: il sondaggio. Promuoverà infatti un incontro pubblico affinchè i cittadini si esprimano in merito al futuro del palazzo delle Albere.

L’«operazione ascolto» è rivolta a tutti i cittadini e alle associazioni culturali del territorio. L’appuntamento è per il 30 luglio, alle 20.30, al piano terra di palazzo delle Albere a Trento.

Accanto all’assessore Bisesti interverrà il dirigente generale del Dipartimento istruzione e cultura, Roberto Ceccato; modererà la serata il responsabile dell’ufficio stampa della Provincia, Giampaolo Pedrotti. «Tutti sono invitati a partecipare a questo incontro - spiega l’assessore Bisesti - che nasce con l’obiettivo di allargare il confronto per ascoltare, discutere e approfondire le diverse idee che scaturiranno.

L’obiettivo è quello di favorire la più ampia condivisione possibile attorno al progetto finale su cui l’esecutivo provinciale sarà chiamato ad esprimersi».

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