Rosmini, 11 prof in pensione Sui banchi per salutare tutti

di Matteo Lunelli

Chi non si è commosso guardando quella scena finale dell’Attimo Fuggente, il fantastico film uscito nel lontano 1989 con Robin Williams: gli studenti davanto l’addio al loro professore alzandosi in piedi sul banco, e pronunciando quell’emozionato “O capitano, mio capitano” (no, per carità, nulla a che vedere con il ministro dell’Interno).

Ieri pomeriggio al Liceo Rosmini a mettersi in piedi sui banchi, e a salutare la loro scuola, sono stati, invece, un gruppo di professori. Un ciao e un addio, commosso pure il loro, anche al mondo dell’insegnamento, visto che ora si godranno la meritata pensione. L’idea l’ha lanciata il nostro fotografo Alessio Coser, e loro l’hanno presa con entusiasmo: «Ma sì dai, facciamolo. Anche se andiamo in pensione possiamo ben salire su un banco». Così, simbolicamente, hanno salutato la scuola, prima dell’ultimo Collegio Docenti e prima della festa con rinfresco organizzata per loro in serata nel cortile.

I pensionandi del Rosmini sono ben undici: Marinella Benso, Chiara Turrini, Roberto Dorigatti, Maria Moser, Lorenza Orsingher, Alberto Pedrotti, Antonia Putzer, Fiorenza Ciocchetti, Federica Melloncelli, Annamaria Recla e Gianpaola Cormun. Non tutti, come vedete nella foto, sono saliti sul banco: ma non per “protesta”, non perché non volevano salutare la loro scuola, semplicemente per assenza, considerato che il Rosmini è una scuola estremamente vasta e alcuni di loro erano impegnati in consigli, o in lezioni al carcere, o insegnano al serale e quindi non erano presenti.

«Sono qui dal ‘95 - ci racconta Maria Moser, prof di matematica e fisica - e questa scuola è parte di me. Mi dispiace lasciarla e lasciare i ragazzi, ma alla tristezza di fondo aggiungo anche un po’ di gioia perché avrò un po’ di tempo per me, ho delle cose nel cassetto che adesso potrò fare: voglio viaggiare, fare volontariato, ma anche imparare cose nuove».

Il volontariato sarà una delle priorità anche per Fiorenza Ciocchetti: «Qualche anno fa, a 60 anni, mi sono rimessa in gioco diventando insegnante di sostegno: un’esperienza che mi ha arricchita enormemente e mi ha permesso di creare dei bei rapporti con i miei studenti “speciali”».

«Io ho il contrabbasso da suonare, la banda di Civezzano da dirigere, e poi l’hobby del modellismo e della fotografia, oltre al giardino e alla casa da tenere a posto - sorride Alberto Pedrotti, prof di musica - e quindi le cose da fare non mancheranno. Quello che mancherà sarà il rapporto con gli studenti, lo stare ogni giorno in mezzo a loro facendo tante attività diverse».

Lorenza Orsingher, prof di storia dell’arte, è «un po’ triste, ma anche contenta perché porterò sempre con me dei ricordi stupendi dell’insegnamento e degli studenti».

«Sto malissimo, ho pianto in questi giorni - ci confessa Chiara Turrini, prof di Scienze umane ma anche conosciuta e apprezzata attrice -. I ragazzi sono un regalo di allegria e di bellezza. Mi hanno sempre dato l’energia per fare tante cose nella mia vita, e infatti le mie figlie mi dicono che io senza gli studenti morirò un po’ dentro. Ho voluto bene a tutti loro, ai loro piercing e alle loro creste, al loro essere provocatori, stravaganti e controcorrente. Sono qui dal ‘91, questa è casa mia, e per tutti questi anni abbiamo fatto attività, esperienze, spettacoli e qualche volta anche lezioni: un pezzo di vita condiviso con migliaia di ragazzi, è stato veramente bellissimo».

Un affetto verso i ragazzi che emerge dalle parole di tutti i prof. Un affetto ricambiato, visto che, ci dicono in molti, le lacrime in questi giorni al Tambosi le hanno versate anche i ragazzi per i loro prof. Anzi, per i loro “O capitano mio capitano”. Capitani che se ne vanno in pensione, ma per i quali in tanti sono stati disposti ad alzarsi in piedi sul banco.

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