Picchiata e rapinata nel suo negozio in città Il racconto: «Ho provato a reagire, mi ha colpita»

di Leonardo Pontalti

«Non sono riuscita a dormire: continuavo a vedermi davanti quell’uomo. E quel coltello».

Ha potuto lasciare l’ospedale nella tarda mattinata di ieri Enrica Montaldo, la titolare della boutique per cani “Petit mon amour” che nel pomeriggio di venerdì è stata rapinata all’interno del suo negozio: era stata trovata riversa a terra da una cliente, dopo che il malvivente l’aveva spinta sul pavimento. Ieri, ancora dolorante al capo, accompagnata da un’amica ha deciso di ritornare subito in negozio.
Per risistemare un po’ la cassa ed il banco, ma soprattutto per superare subito l’ostacolo, emotivo, del ritorno là dove ha vissuto attimi di terrore.

«Ci ho pensato eccome, a lasciare tutto, chiudere e non rimettere più piede qua dentro», ha raccontato ieri verso mezzogiorno dall’interno del negozio: «Poi, però, ho cambiato idea. Grazie anche alla vicinanza dell’amica che mi ha accompagnata. Da sola no, non sarei mai tornata».
Enrica Montaldo ha ripercorso quanto accaduto l’altro ieri pomeriggio: «Non ricordo che ora potesse essere. Penso le 15.45 circa, alle 15.30 ero uscita a buttare una bottiglietta d’acqua e tutto è accaduto poco dopo. È entrato questo ragazzo, robusto, con le mani in tasca: aveva una maglietta verde militare, i capelli scuri e la carnagione olivastra. Io ero dietro al banco della cassa e quando mi è arrivato di fronte ha tirato fuori dalla tasca il coltello: aveva dei guanti bianchi, di lattice. “Non muovere”, mi ha detto».

A quel punto ha tentato di estrarre da sotto il banco lo spray al peperoncino, ma il rapinatore si è spostato, cercando di raggiungere la donna alla cassa. L’ha spinta a terra e si è impossessato di tutto il contante che ha trovato, parte nel registratore, parte in una busta di pelle».

Enrica Montaldo ieri mattina sul pavimento ha trovato ancora qualche moneta: «Evidentemente ha preso solo le banconote, lasciando gli spiccioli. Ieri (venerdì, ndr) ero qui», spiega indicando il pavimento sotto al banco: «Dopo che mi ha spintonata sono finita a terra di faccia proprio in questo punto. Ed è stata una fortuna che sia passata una mia cliente: di solito tra le 15.30 e le 17 non c’è molto movimento, il grosso della clientela si concentra nel tardo pomeriggio. I Avrei potuto rimanere a terra svenuta anche per più tempo, non fosse stato per lei».
Pur provata ed amareggiata e nonostante il pensiero di mollare tutto l’abbia più che sfiorata, Enrica Montaldo non mollerà: «Certo, ora però chiuderò la porta a chiave. Chi vorrà entrare busserà. Non posso fare altrimenti, almeno per qualche tempo adotterò questa precauzione».

Oltre al ricordo ancora vivo di quanto accaduto, a farsi largo tra le emozioni di Enrica, a mente fredda, è la delusione: «Non avrei mai pensato di dover vivere un’esperienza del genere, qui, in pieno centro. Quando avevo deciso di trasferirmi da via Garibaldi avevo pensato anche ad altre zone, meno centrali, poi avevo optato per restare in centro proprio perché era una soluzione che garantiva maggiori certezze dal punto di vista della sicurezza. Era una delle cose a cui avevo dato maggiore peso, dato che all’orario di chiusura sono sola. E ho sempre chiuso alle 18.30 proprio per potermene andare quando gli altri negozi della via sono ancora aperti, quando c’è ancora movimento. Mai avrei pensato che una cosa del genere potesse succedere in pieno pomeriggio».

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