Le foreste devastate: i lavori avanzano ma il turismo rischia

di Matteo Lunelli

Un equilibrio sottile: andare avanti con i lavori e essere pronti per accogliere i turisti. Togliere gli alberi caduti e permettere agli escursionisti di salire in quota. Ripulire i boschi e rendere possibili gite in sicurezza. I sentieri di montagna sono ancora in gran parte compromessi, ma a breve migliaia e migliaia di persone inizieranno a percorrerli in massa per godersi le meraviglie del territorio.

E, appunto, tutto diventa una questione di equilibrio, che va cercato in tempi brevissimi perché le scuole chiuderanno domani, entro il 20 giugno tutti i rifugi saranno aperti (in realtà la gran parte lo sono già oggi), le temperature stanno salendo costantemente e i primi vacanzieri arriveranno a breve nelle tante località turistiche del Trentino. 

Un equilibrio che a Dimaro, la zona più colpita dal maltempo, verrà raggiunto solo il prossimo ottobre, a un anno dal disastro, quando le persone potranno tornare a vivere nelle loro case, messe in sicurezza dopo i lavori al rio Rotian che, pur a rilento, stanno andando avanti.

L'assessore Roberto Failoni spiega che ad oggi non ci sono segnalazioni di rinunce o preoccupazioni, ma «qualche problema ci sarà, è ovvio. Tutti stanno dando il massimo ma i miracoli non si possono fare e i lavori nelle nostre montagne ferite dureranno ancora a lungo. Ogni Apt, in ogni angolo del Trentino, avrà il compito di comunicare ai clienti la situazione in montagna, permettendo così gite ed escursioni in totale sicurezza: l'aspetto della comunicazione in tal senso è fondamentale, bisogna che a ogni ospite venga spiegato nel dettaglio quali sono eventuali criticità o chiusure di un determinato sentiero. Così facendo eviteremo brutte figure e anzi dimostreremo grande serietà: tutta Italia e tutto il mondo hanno visto le immagini dei danni di Vaia e apprezzeranno l'impegno che mettiamo da mesi nel ripristino». 
Rifugi in quota, ma anche ristoranti a mezza montagna, parchi e attrattive saranno tutte aperte, quello che cambia sono i panorami e le vie d'accesso.

E se sul panorama si può chiudere un occhio, perché basterà girare un po' la macchina fotografie e lo scatto sarà comunque spettacolare, per quanto riguarda i sentieri la situazione è molto seria. 

«Su 5.500 chilometri di sentieri gestiti dalla Sat - spiega il vicepresidente e responsabile dei sentieri Roberto Bertoldi - circa 1.700 il 31 ottobre erano compromessi per la caduta di alberi, frane e smottamenti. In questi sei mesi tra l'inverno e l'inizio della primavera ne sono stati ripristinati circa 700. Ci aspettano almeno tre estati, compresa questa, di lavoro impegnativo.

Le zone più colpite sono il Lagorai, Piné e le Valli dell'Avisio, soprattutto dal lato verso l'Alto Adige». 

«Abbiamo praticamente sempre lavorato - aggiunge Raffaele De Col, coordinatore della ricostruzione delle zone colpite dal maltempo - ma è evidente che l'arrivo tardivo del caldo, con la coda di inverno di inizio maggio, ha rallentato i lavori. Inoltre in questi mesi estivi non possiamo certo interrompere perché le montagne si riempiono di turisti: l'obiettivo è far convivere le priorità, ovvero far lavorare uomini e mezzi pesanti e permettere a chi viene in Trentino di godersi le vacanze all'aria aperta. In val Cadino, per fare un esempio, verrà emanata un'ordinanza ad hoc che permetterà con una serie di accorgimenti logistici di continuare l'opera di ripristino». 

In questa situazione, che non ha una soluzione immediata (d'altra parte i danni sono stimati in circa 19mila ettari di superficie con oltre 3 milioni e 300mila metri cubi di legname a terra), la differenza la faranno due aspetti: la comunicazione verso l'esterno da parte di Provincia, Apt, Servizio Foreste, Comuni, rifugisti e la prudenza di chi ha intenzione di effettuare gite ed escursioni, soprattutto in certe zone del Trentino. 

«Le Apt - prosegue De Col - dovranno dare informazioni costanti, complete e continuamente aggiornate ai turisti, indicando dove ci sono sentieri e strade inaccessibili e dando soluzioni e vie alternative, e al tempo stesso dire dove ci sono lavori in corso, perché quando operano i mezzi pesanti le persone in gita non possono ovviamente passare, per una questione di sicurezza».
A tal proposito la Sat ha già installato 180 cartelloni di allerta per mettere in guardia gli escursionisti dove i sentieri sono stati cancellati, e nei parcheggi e nei piazzali delle funivie ci sono mappe aggiornate che indicano sentieri aperti e chiusi.

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