Anziani quasi raddoppiati in trent'anni La Provincia: necessario cambiare sull'aiuto agli over 65

di Angelo Conte

La popolazione trentina over 65 in trent'anni è quasi raddoppiata, passando dai 66.060 residenti nel 1987 ai 117.280 al primo gennaio del 2018. Un aumento di 51.000 persone che ha portato l'incidenza degli over 65 sulla popolazione residente dal 14,9% a più del 21,5%. E la prospettiva demografica per i prossimi decenni va nella stessa direzione: nel 2050 gli over 65 saranno circa 200.000. In termini di Comunità di valle, quelle in cui gli anziani pesano maggiormente sono gli Altipiani Cimbri (25,5%), dove sono oltre uno su quattro, e il Primiero dove si arriva a quota 23,3%. Ma la situazione è simile in tutti i territori. 

Insomma, il fenomeno dell'invecchiamento della popolazione, che riguarda tutta l'Europa, è uno dei temi che la politica è costretta a considerare una priorità. A chiarire che si sta preparando una revisione delle politiche sugli anziani targate Provincia è Giancarlo Ruscitti, capo del Dipartimento sul welfare e le politiche sociali. Il dirigente provinciale annuncia che sul sistema dello Spazio Argento «non c'è alcuna volontà di eliminarlo, ma di ripensarlo in una logica nuova». Per due ordini di ragioni. La prima: il fatto che «i posti letto qui e a Bolzano nelle Rsa sono in proporzione al livello più elevato d'Italia e non è pensabile che aumentino ancora in maniera significativa». La seconda: le risorse economiche previste per lo Spazio Argento sono le stesse del passato, ma «il numero di anziani e i loro bisogni sono cambiati» afferma Ruscitti. 

«L'obiettivo è quello di mantenere gli anziani il puù possibile a domicilio, lavorando su più ambiti. Dal punto di vista sanitario con l'aiuto della componente infermieristica e degli Oss, che puntiamo ad aumentare. Dal punto di vista sociale, cercando di mantenere vive le attività che nei borghi e paesi più piccoli sono fatte solamente dagli anziani. E dal punto di vista economico puntando sull'abbattimento delle barriere architettoniche e sulla residenzialità» afferma ancora Ruscitti. 

E qui diventa «interessante per noi il co-housing, puntando al fatto che ci sono territori in cui i giovani fanno fatica a trovare casa e gli anziani hanno case grandi e in cui vivono magari da soli. Altra idea è di usare gli immobili pubblici di Provincia e Comuni in cui far convivere coppie giovani e anziani che possono fare la spesa o guardare i bambini. Ci sono esempi di questo tipo molto positivi nel nord Europa».

Tra l'altro, sottolinea Ruscitti, «la convivenza tra coppie giovani e anziani, permette a quest'altro di avere una vita sociale più attiva». Il modello, sottolinea Ruscitti, viene ora studiato per «vedere come può essere implementato, evitando ghetti nei Comuni, con aree solo per anziani». 
Altro tassello per il servizio agli anziani è quello sanitario: «Dal punto di vista del loro conforto sanitario vogliamo usare gli ospedali periferici, dove si possono gestire i controlli programmati per gestire le cronicità, senza costringere gli anziani ad andare a Trento e Rovereto».

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