Rubava le galline per «salvarle», ma il giudice lo condanna

di Flavia Pedrini

Per qualcuno potrebbe essere il Robin Hood degli animalisti. Per la legge italiana, però, è un semplice ladro. Deciso a “salvare” le galline da un pollaio ritenuto non adeguato, infatti, un 60enne trentino aveva rubato dieci volatili e li aveva portati in una fattoria.Ma il blitz gli è costato caro: prima l’uomo è stato sottoposto ad una misura cautelare (obbligo di dimora) e poi è finito a processo per furto aggravato. L’imputato, che ha ammesso il fatto spiegando di avere agito per ragioni “etiche” e ha risarcito la parte offesa, alla fine ha ottenuto la messa alla prova: dovrà svolgere 108 ore di lavori di pubblica utilità presso l’associazione Trentino Solidale onlus.

La singolare vicenda finita in Tribunale risale all’agosto 2018. Il furto era stato messo a segno in un pollaio delle Giudicarie. Nella notte fra il 10 e l’11 agosto scorso, secondo l’accusa, in concorso con altri tre soggetti non identificati, il 60enne si era introdotto nel pollaio, tagliando la catena che chiudeva il cancello ed aveva preso 10 galline. Quello che il ladro animalista, evidentemente maldestro, non immaginava, era che quell’azione notturna non fosse passata inosservata: un vicino avevano infatti scorto il professionista e gli altri complici mentre caricavano le gabbie in macchina. Qualcuno (forse lo stesso vicino), aveva fatto trovare al proprietario del pollaio un bigliettino, con modello e numero di targa dell’auto dell’imputato. E così, quando la parte offesa è andata a sporgere denuncia, ai carabinieri è bastato incrociare i dati dell’anonimo “007” e le testimonianze per risalire all’autore.
Gli altri tre soggetti, come detto, sono rimasti non identificati, ma il professionista - incensurato - è finito in guai grossi. La procura, ritenendo che sussistesse un pericolo di reiterazione del reato e a fronte dei gravi indizi, aveva disposto l’obbligo di dimora. Una misura che l’animalista, attraverso l’avvocato Valentina Tomio, aveva impugnato davanti al Tribunale del riesame, ottenendo un più “blando” obbligo di firma, durato alcuni mesi. Durante l’interrogatorio l’imputato aveva ammesso il furto, spiegando però di non avere agito per ragioni di lucro, ma perché le galline erano tenute in condizioni igienico sanitarie non adeguate. Da animalista, dunque, a fronte di una serie di segnalazioni ricevute, aveva deciso (sbagliando) di portare via gli animali dal pollaio e di collocarli presso una fattoria, dove sarebbero vissute meglio. Il 60enne aveva inoltre risarcito la persona offesa, offrendo 500 euro a titolo di riparazione del danno (il valore delle galline era di circa 150 euro) e si era scusato con il proprietario. Ma trattandosi di un furto aggravato, la giustizia ha fatto il suo corso. La difesa in aula ha chiesto la messa alla prova: una volta conclusi i lavori di pubblica utilità l’uomo potrà ottenere l’estinzione del reato.

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