La morte del piccolo Eric a Serso Parla l'ottantenne che guidava il trattore «L'ho visto all'ultimo, poi ho chiamato i soccorsi«

di Leonardo Pontalti

Ha lo sguardo perso nel vuoto, nel ricordare quei terribili istanti della mattinata di sabato. Quelli di Carlo Luchi sono gli occhi di chi non sa darsi pace, pieni di senso di colpa e di mestizia. Come tutti e più di tutti gli altri suoi compaesani a Serso, l’ottantenne ha atteso che dal Santa Chiara arrivassero notizie confortanti. Una speranza che si è infranta nel tardo pomeriggio di ieri.

Luchi era al volante del trattore che sabato mattina ha stretto contro il muro il passeggino su cui si trovava Eric Dallavalle, il bimbo di un anno e mezzo finito poi a terra riportando ferite la cui gravità è emersa sempre più drammaticamente con il passare delle ore e che alla fine non gli hanno lasciato scampo.

«Stavo salendo verso il paese e al momento di svoltare a sinistra per imboccare via della Piazzola, non appena la strada si fa più larga, due auto mi hanno sorpassato. Dato che dovevo svoltare, ho guardato a sinistra per controllare che fossero passate. E la signora con il passeggino sulla destra l’ho vista solo all’ultimo momento». «Troppo tardi», aggiunge rabbioso muovendo le mani come a voler sfogare la sua disperazione.

Luchi ricorda di aver subito fermato il suo Fendt, ma l’impatto con il passeggino era già avvenuto: «Ho sentito le grida mentre controllavo il passaggio delle auto: appena ho visto la carrozzina e la donna ho frenato di colpo, ma a quel punto l’avevo già urtata. Ero disperato, ancora adesso non riesco a darmi pace a ripensare al bambino a terra, appena sono sceso dal trattore».

Dopo l’arrivo dei soccorritori, ricorda Luchi, il quadro della situazione era incoraggiante: «Quel povero piccolo piangeva ma anche i sanitari dicevano che era buon segno. Ora invece non arrivano buone notizie dall’ospedale», spiegava ieri mattina, prima che la vicenda si chiudesse con il tragico epilogo della scomparsa del bambino.

«Non so davvero che fare, continuo a rivedermi quegli istanti davanti, le auto che mi sorpassano e io che le controllo, poi le urla. Non so darmi pace, perché so che quello che è successo è terribile ma non potevo fare molto altro con le automobili che mi stavano sorpassando. Se avessi visto prima il passeggino mi sarei fermato, ma stavo guardando la manovra di quelle macchine. E ora non so darmi pace».

Inevitabilmente ora, con la tragica scomparsa della piccola vittima dell’incidente, la posizione di Luchi si aggraverà.

Dopo i rilievi aveva potuto portare nel cortile di casa il mezzo agricolo, che ha spostato poi in un garage in un suo terreno vicino, consapevole di non poterlo muovere con la patente ritirata. È possibile che ora il Fendt venga sottoposto a sequestro per essere nuovamente e più approfonditamente esaminato da parte delle forze dell’ordine e dei periti.

Fin da sabato mattina, dopo l’intervento a Serso degli agenti del corpo della polizia locale dell’Alta Valsugana, la sua patente era stata ritirata, come da prassi in casi simili, con lesioni a terzi, per permetterne l’invio al Commissariato del governo che deve valutare l’entità della sospensione. Ora però, si passerà dalla fattispecie delle lesioni gravi a quella dell’omicidio stradale, un reato penale.
Ma nessun procedimento giudiziario potrà turbare Luchi più di quanto già lo stia facendo la consapevolezza, con la disattenzione di un momento, di aver spezzato una giovane vita.

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