Centinaia di trentini al corteo blindato Misure di sicurezza eccezionali a Verona

di Nicola Marchesoni

Sono circa 20mila le persone che stanno partecipando al corteo femminista contro il Congresso delle famiglie a Verona. La stima è stata fatta da Questura e comando della Polizia municipale. La manifestazione ha appena lasciato il piazzale della stazione e ora sta percorrendo Via Città di Nimes. Nei parcheggi sono stati contati almeno 140 pullman, ma molti manifestanti sono giunti anche con treni e auto private. Tra i quali ci sono almeno 700 trentini.  

LA FOTOGALLERY DEI TRENTINI DAL CORTEO 

La manifestazione di Verona

IL VIDEO DELLA CGIL DEL TRENTINO 

AGGIORNAMENTO: IL PAPA - «Ho letto la risposta del segretario di Stato sul convegno di Verona e mi è sembrata equilibrata». Così Papa Francesco ha risposto sul volo da Roma per Rabat alla domanda su cosa pensasse del convegno sulla famiglia in corso a Verona. «La sostanza è corretta, il metodo è sbagliato», aveva commentato il card. Pietro Parolin nei giorni scorsi a margine di un evento.

Ordine pubblico. 
Da ieri il centro storico del capoluogo scaligero è blindato, oggi lo sarà ancora di più. L'assessore alla Sicurezza di Verona Daniele Polato non nasconde che una certa preoccupazione c'è: «Abbiamo preso in considerazione ogni ipotesi, anche quella di una possibile degenerazione della situazione. Lungo il percorso del corteo ci saranno 100 vigili urbani e centinaia di uomini delle forze dell'ordine, in divisa e in borghese». Prosegue: «Il pericolo è che tra i manifestanti ci siano infiltrati. Chi arriverà per creare problemi non la farà franca. Speriamo che prevalga il buon senso, ognuno ha il diritto di esprimere le proprie opinioni». 
Conclude fornendo alcune informazioni di servizio: «I posteggi a pagamento della città saranno tutti aperti, chi arriva da fuori può anche parcheggiare in zona Fiera. Lì troverà dei bus navetta gratuiti per raggiungere le zone del corteo».

L'assalto dei trentini. 
Secondo gli organizzatori saranno diverse centinaia i trentini e le trentine che prenderanno parte alla marcia per i diritti delle donne e delle famiglie non tradizionali. Lunga la lista delle associazioni locali che hanno già assicurato la propria presenza. Tra loro ci sono anche l'Arcigay, i Laici trentini, il Comitato Nonultimi, Amnesty international, i Sentinelli di Trento, la rete Igbtq, il collettivo transfemminista e l'Anpi.
I responsabili di "Non una di meno di Trento" sono al lavoro da giorni per preparare la trasferta veronese: «Continuiamo a ricevere telefonate di persone che vogliono esserci, saremo in tantissimi. Comprensibile. Avete visto le prime dichiarazioni che stanno uscendo dal Congresso? Sono aberranti, impossibile restare indifferenti. Considerano l'aborto un omicidio e stanno distribuendo feti in gomma. Fanno di tutto per arrivare allo scontro, noi dovremo essere bravi a non cadere nelle provocazioni». E ricordano: «Scenderemo in Veneto con i treni del mattino e ad ogni stazione ci faremo riconoscere».

Stazioni piene a Trento e Rovereto 

Un vero assalto ai treni si è verificato siia a Trento che a Rovereto, per i treni in partenza per Verona. Affollatissimo di manifestanti quello delle 11,30 ma ancora più pieno quello delle 12,30 come si vede in questa foto: pensilina interamente occupata da persone che aspettavano il convoglio, che è ripartito da Trento con moltissimi viaggiatori in piedi, e così anche a Rovereto dove un folto gruppo di manifestanti ha fatto fatica a salire a bordo. La foto: la pensilina di Trento alle 12,20 di oggi.

Il capotreno di Italo, dove c'è amore c'è famiglia - "Questo week end più che mai Verona è la città dell'amore, buona permanenza dal vostro capotreno, che ricorda: Famiglia è dove c'è amore". È stato questo il saluto che il capotreno del convoglio Italo 8973 per Venezia Santa Lucia ha rivolto ai passeggeri una volta arrivato nella stazione Verona Porta Nuova oggi. In alcune carrozze si è levato anche qualche applauso. 

Il percorso della manifestazione. 
Per consentire lo svolgimento del corteo di oggi che partirà dalla stazione Porta Nuova saranno chiuse al traffico via Città di Nimes, piazza Simoni, via Gilberti, via Gilberti, via Valverde, Pradaval, corso Porta Nuova, via Battisti, via Montanari, piazza Cittadella, largo divisione Pasubio, stradone Maffei, stradone San Fermo, ponte Navi, via XX settembre, piazzale XVI ottobre, corso Venezia e viale Stazione Porta Vescovo. 
La marcia per la famiglia. 
Sull'altro fronte, alle 12 di domani partirà in piazza Bra la "marcia per le famiglie». Anche per questo appuntamento è previsto l'arrivo dal Trentino di parecchie persone. Tra loro ci saranno pure il consigliere provinciale della Lega Gianluca Cavada insieme a una delegazione della Val di Fiemme. «Finalmente - scrive l'esponente del Carroccio - si è capito che bisogna riportare al centro del dibattito politico temi come la famiglia e la vita. Tutto ciò, si badi, senza voler limitare diritti e libertà, e senza alcun fine discriminatorio ma - al contrario - per rispondere all'impellente necessità di ridare centralità a valori propri della nostra storia e alla nostra cultura, e che in tempi recenti sono stati purtroppo marginalizzati, al punto che oggi sono quasi soggetti a stigma sociale. Penso, in particolare, ai diritti dei bambini, alla dignità della donna, alla tutela giuridica della vita e della famiglia e alle politiche per la natalità».


FUGATTI E SEGNANA PRESENTI

«Andrò al Congresso di Verona. Non vedo perché non dovrei partecipare ad un confronto incentrato sulla famiglia». L'assessore alle Salute e alle Politiche sociali Stefania Segnana ritiene che intorno all'evento partito ieri, tra mille polemiche, «ci siano troppe strumentalizzazioni». 
Ad assistere alle varie conferenze in programma nel capoluogo scaligero insieme a lei ci sarà anche Maurizio Fugatti. L'esponente della giunta a trazione leghista al governo in Trentino torna a parlare per la prima volta dei fatti accaduti venerdì scorso in Provincia durante e dopo un incontro sull'educazione di genere. 
«Da sempre - spiega - mi batto perché tutti siano liberi di esprimere la propria idea. Quando però si sconfina nella violenza non ci sto. Quelli che ci accusano di aver selezionato i partecipanti a quel dibattito, una falsità assoluta, sono gli stessi che hanno invaso il palazzo sfondando la porta d'accesso e con tanto di cartelli pieni d'insulti nei nostri confronti». E conclude: «Io sono per la famiglia tradizionale e la difendo. Come Zaia, però, condanno le discriminazioni e l'omofobia».


CONZATTI CRITICA

«Nei toni e nei contenuti il Congresso mondiale della famiglia di Verona non mi rappresenta. E non rappresenta chi mette al centro dell'azione politica la dignità e la libertà della persona». Lo dichiara la senatrice di Forza Italia Donatella Conzatti. E aggiunge: «Questo evento non ha nulla a che vedere con i molti che comprendono la complessità delle relazioni affettive e non amano le semplificazioni estreme». E aggiunge: «Abbiamo depositato al Senato un disegno di legge che vuole tutelare la famiglia. Per noi parlare di figli e di famiglie vuol dire parlare di welfare: pannolini, asili nido, bonus cultura e scuola, misure per l'acquisto della casa, conciliazione famiglia-lavoro, cultura delle relazioni libere e tutela dalle violenze. Non vuol dire imporre diktat sull'affettività scelta dalle persone o giudicare la scelta di matrimonio o unione civile. Le persone, donne e uomini, restano libere di scegliere». 
Conclude: «La violenza si fonda sempre su uno squilibrio di rapporti di forza tra donne e uomini. Per questo va ribadito che le donne hanno la medesima dignità degli uomini e sono libere di amare, di studiare e di accedere ai ruoli professionali e politici e se lo desiderano di diventare madri».


LA GIORNATA DI IERI

Non è affatto soft l'inizio dei lavori del Congresso Mondiale delle Famiglie cominciato ieri in una Verona blindata. I relatori accendono gli animi e senza giri di parole dicono ai microfoni la loro sull'aborto. Bastano le dichiarazioni del leader del Family day Massimo Gandolfini a rendere l'idea del clima dell'evento. Ha detto Gandolfini: «In Italia, dal 1978 a oggi, sono stati uccisi sei milioni di bambini». E, «da un'unione donna donna e uomo uomo, non nasce una vita, per cui non possono essere genitori. Siamo inoltre convintamente contrari alla maternità surrogata e all'utero in affitto, pratica incivile». 
Nel primo pomeriggio c'è stato anche un colpo di scena: la partecipazione ai lavori della senatrice M5s Tiziana Drago, in dissenso con le parole del suo leader Luigi Di Maio. Il vicepremier, nei giorni scorsi, aveva infatti dichiarato che nessun parlamentare M5s avrebbe partecipato al Congresso, non condividendo la visione della donna propugnata dall'evento. La senatrice ha detto dal palco che: «Il M5s non è una realtà politica legata solo alle dichiarazioni di questi giorni, ci sono anche senatori e deputati che hanno apertura verso la famiglia tradizionale». Mentre la collega di partito, la ministra della Salute Giulia Grillo, ha bollato quella di Verona come una «manifestazione di estrema destra» dove «si paragona, a detta di alcuni relatori, l'omosessualità al satanismo: questa è quella che mi fa un po' più ridere, se mi permettete - ha aggiunto -, perché è ai limiti del ridicolo ed è ovviamente priva di qualsiasi fondamento scientifico». E sull'aborto: «Non è negandolo che si favorisce la natalità in questo Paese». Le fa eco Vincenzo Spadafora, parlamentare M5s e sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «Quello di cui si discuterà a Verona non sarà mai nell'agenda di questo governo».
Prova a smorzare i toni il ministro dell'Interno Matteo Salvini, che oggi è atteso al Congresso sulla famiglia: «È una polemica costruita sul nulla dalla sinistra. Andrò a ribadire la libertà di scelta di tutti e per tutti: le conquiste sociali non si toccano, non si discute della revisione dell'aborto, del divorzio, della libertà di scelta per donne e uomini. Si ragiona su come aiutare le famiglie italiane: mamme e papà, coi bimbi e coi nonni, e uscire da una situazione di povertà che a volte, dopo la nascita di un figlio, ti entra in casa». Anche il governatore del Veneto Luca Zaia ammonisce: «Gli estremismi non ci portano da nessuna parte». E sembra fare un passo indietro il ministro leghista della Famiglia Marco Bussetti: «Io sono stato invitato dagli organizzatori mesi fa, ho dato la mia disponibilità ma questo non significa sposare l'ideologia o l'idea di chi ha organizzato il convegno».
Il premier Giuseppe Conte ha sottolineato: «Non andrò a Verona prima di tutto perché non sono stato invitato». Immediata la replica di uno degli organizzatori, Jacopo Coghe: «Avevo mandato al premier Conte e ai due vicepremier una mail di invito. Siamo veramente dispiaciuti, speriamo che possa venire anche all'ultimo momento».
Tra i relatori arriva anche Maria Giovanna Maglie: «Non vorrei che l'aborto diventasse un rito laico di festeggiamento invece che un'opzione alla quale ricorrere come extrema ratio». E a sorpresa ci sarà il giornalista radiofonico Giuseppe Cruciani: «Io non sono uno di voi. Ma non trovo giusto quello che è stato messo in atto da coloro che vorrebbero spegnere questo microfono: una vera campagna di criminalizzazione».
Intanto gli organizzatori del Congresso si sono detti molto soddisfatti dell'andamento della prima giornata dissociandosi dalle voci di alcune persone che, di fronte ai microfoni hanno detto che gli omosessuali «vanno curati, sennò c'è l'inferno». Sono «follie», tagliano corto.

 

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