Inverno caldo e poca neve: nel Nord è già allarme siccità «fiumi e laghi come in estate»

«Abbiamo ancora un mese di riserve idriche sufficienti per le regioni del Nord e se non pioverà bene in questo lasso di tempo avremo problemi molto seri per tutte le economie dei territori, a partire da quella agricola».

Lo afferma all’Agenzia Ansa il direttore dell’Anbi, l’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, Massimo Gargano, a proposito della situazione di allerta che si sta verificando sopratutto nel Nord Italia, anche alla luce anche degli ultimi dati del rapporto Ispra. «Tra un mese potremo fare l’esatto punto della situazione - precisa Gargano - perchè il problema non sono solo le scarsissime precipitazioni del periodo invernale, ma la neve, vera “grande assente” di quest’anno. La scarsità di manto nevoso, infatti, riduce ulteriormente la speranza che laghi e fiumi si riassestino dopo lo scioglimento primaverile».

L’Ispra, organo governativo di controllo della qualità ambientale, ha infatti presentato questa mattina alla Camera dei Deputati il proprio Annuario 2019. Vi si afferma tra l’altro che dopo il 2001, il 2017 in Italia è stato il secondo anno tra i più «secchi» dell’intera serie calcolata dal 1961.

La quantità di piogge caduta in media nel 2017 è stata del 22% inferiore alla norma, mentre l’anomalia della temperatura media in Italia è stata di +1,30 gradi centigradi, superiore di 0.1 a quella mondiale (che ha segnato +1,20 gradi).

Positivi invece i dati sulle emissioni totali di gas serra diminuite del 17,5% dal 1990 al 2016. Il valore limite giornaliero (50 microgrammi per metro cubo da non superare più di 35 volte per anno) di polveri sottili PM10 nel 2017 non è stato rispettato però nel 31% delle stazioni di rilievo. In totale dal 1990 al 2016 le emissioni nazionali di particolato atmosferico PM10 sono in diminuzione del 33,7% e le emissioni complessive di ossidi di zolfo, ossidi di azoto e ammoniaca sono in calo del -66,8%.

Il presidente dell’Ispra e del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa), Stefano Laporta, ha rilevato che «occorre un cambio culturale e pensare green» mettendo al centro l’economia circolare perchè «un’economia più efficiente restituisce valore». Importante è «il coinvolgimento dei cittadini» quindi «sensibilizzazione e comunicazione saranno sempre più al centro» di Ispra e Snpa.

Serve una «rivoluzione culturale» ha detto Fioramonti secondo cui «la formazione deve cambiare» e «la sfida oggi è ricollegare l’economia all’ecologia, altrimenti la prima non ha futuro e non dà benessere». Ha quindi auspicato che «al Mef si cominci a fare questa riflessione» e «di vedere in sala la prossima volta il ministro dell’Economia».

Da parte sua il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha accennato al problema idrogeologico quando piove con intensità, ai parchi e alle zone protette che in Italia sono l’11% mentre in Europa la media è del 15%. Sulla qualità delle acque interne «si sta facendo molto e al di là delle infrazioni» da parte dell’Ue «si deve fare molto di più perchè c’è da colmare oltre un 50%». Infine, sulla raccolta differenziata dei rifiuti «c’è un deficit organizzativo».

Il direttore generale dell’Ispra, Alessandro Bratti, ha rilevato «i dati impietosi sull’aumento della temperatura», «la perdita di massa dei ghiacciai» e «i grandi serbatoi di risorsa idrica che rischiano moltissimo».

In questo momento, dice l’Anbi, le condizioni del fiume Po sono in linea con quelle registrate durante l’intensa siccità del 2007, ancora più grave di quella che nel 2017 costò all’agricoltura del Nord Italia ben 2 miliardi di danni.

L’allarme per le disponibilità idriche nei prossimi mesi si allarga poi verso il centro Italia, avverte l’Anbi. Al Nord restano sotto la media stagionale i livelli dei principali fiumi e dei grandi laghi lombardi (Maggiore: 28,5%, Como: 8,2%, Iseo: 15,0% della capacità di riempimento).

Si auspicano piogge regolari perchè al contrario si temono “bombe d’acqua” che danneggiano il territorio e non rimpinguano le riserve profonde.

L’anomalo andamento climatico, conclude l’Anbi, ha già costretto ad aprire alcuni impianti per irrigare i campi e non creare danni alle colture. Per questo, è stata chiesta la convocazione di un tavolo di crisi per affrontare l’emergenza.

Parla di emergenza anche Coldiretti. A oggi nel Nord Italia la situazione è peggiore di quella del 2017 quando la siccità aveva ha creato difficoltà per gli usi civili nei centri urbani, costando 2 miliardi di euro in danni all’agricoltura afferma la Coldiretti, nel commentare l’ultimo annuario Ispra.

A preoccupare soprattutto al Nord, sottolinea la Coldiretti, è un inverno asciutto segnato da precipitazioni dimezzate (-50% al Nord rispetto alla media) che hanno lasciato a secco fiumi, laghi, invasi, terreni e senza neve le montagne. Peraltro non sono previste precipitazioni significative nel mese di marzo che possano cambiare la situazione.

Allo stato attuale, rivela la Coldiretti, sul Po in magra sembra piena estate con il livello idrometrico al Ponte della Becca di -2,83 metri, come nell’agosto scorso; ma anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dall’8% del lago di Como al 16% dell’Iseo fino al 29% del Maggiore secondo l’ultimo monitoraggio della Coldiretti. Le piogge sono attese come manna dagli agricoltori soprattutto al nord, ma per essere di sollievo devono durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa; le precipitazioni violente, infatti, provocano danni poichè i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che tende ad allontanarsi per scorrimento con gravi rischi per l’erosione del suolo.

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