Fugatti: «Confermati tutti i tagli all'accoglienza: a breve via 50% uffici del Cinformi»

di Nicola Marchesoni

Tagli all'accoglienza, il governatore Maurizio Fugatti difende con forza tutti i provvedimenti fin qui adottati e assicura che non ci saranno ripensamenti. «Non torneremo indietro. La Provincia vuole rispettare le nuove norme decise dal governo e non può più permettersi di investire risorse sul fronte dei migranti», spiega. 
Dal primo gennaio sono partiti i provvedimenti che entro pochi mesi rivoluzioneranno il sistema trentino dell'ospitalità ai rifugiati. Dopo lo stop ai corsi di lingua e cultura italiana e la soppressione della tessera che consentiva ai profughi di viaggiare gratis su tutti i mezzi di trasporto pubblico locale, dal primo aprile verrà gradualmente chiuso il 50% degli uffici di Cinformi e chiuderà il centro di Marco. Entro giugno la Provincia ridurrà inoltre del 30% gli immobili locali ai richiedenti asilo.  

Maurizio Fugatti boccia l'esperimento di ospitalità diffusa: «Dislocare i richiedenti asilo sul territorio ha dei costi notevolmente superiori rispetto a quanto non avvenga quando si collocano nelle strutture di Trento. Lo Stato passa 24 euro al giorno a migrante, la spesa da sostenere per accoglierli nelle realtà periferiche è molto più alta». 
Aggiunge: «A Lavarone sette donne su 24 potranno restare lì perché la Chiesa si è resa disponibile ad ospitarle a loro spese in una canonica. Se ci sono altre situazione simili, non vedo perché dovrei oppormi. L'importante è che non ci siano richieste di fondi». E a tal proposito nega che ci siano fratture con la Diocesi: «Non c'è mai stato alcun tipo di tensione con la Curia, ma un costante confronto istituzionale. Siamo sempre pronti ad ascoltare le sue proposte e ad esaminarne la fattibilità».  

Maurizio Fugatti, alla luce anche della manifestazione di ieri organizzata dai sindacati contro i tagli all'accoglienza, chiarisce un punto che gli sta a cuore: «Ci tengo a precisare una volta per tutte una cosa. Sento ripetere spesso che con il nostro piano lasciamo per strada 140 dipendenti delle varie associazioni che lavorano per aiutare i migranti. La verità è un'altra, l'emergenza profughi è finita e non ci sono più arrivi. Si sapeva che il sistema pensato qualche anno fa per fare in modo di essere in grado di ricevere in Trentino fino a 1.800 persone era a tempo determinato. Nel 2020 non ce saranno più e dunque il problema del venir meno dell'esigenza di un tot numero di lavoratori si sarebbe riproposto inevitabilmente più avanti».  

Il presidente conferma che entro la fine di aprile il centro di Marco di Rovereto, dove al momento sono ospitati circa un centinaio di profughi, chiuderà i battenti: «Anche in questo caso ripeto il ragionamento già fatto in precedenza. Il progetto di accoglienza termina tra un anno, noi vogliamo farlo finire in anticipo perché di sbarchi sulle coste italiane non ce ne sono più. Nel caso dei soggetti deboli, dei minori, delle donne, dei soggetti malati e di chi scappa veramente da un conflitto, avremo comunque un'attenzione particolare. Se si presenteranno in futuro delle emergenze ci saranno delle nuove valutazioni e, se serviranno, dei provvedimenti ad hoc».
Preferisce non rispondere a chi lo accusa di portare avanti politiche contrarie allo spirito solidale che storicamente contraddistingue i trentini: «Ognuno la pensi come la vuole, noi crediamo che non è così. Ritenevamo opportuno mettere mano ad un settore che secondo il nostro parere doveva essere ritarato e andremo fino in fondo senza esitazioni. Stiamo mettendo in atto quello che abbiamo promesso ai nostri elettori».

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