Provincia, stretta sulle trasferte «Usate i mezzi pubblici»

di Andrea Bergamo

Stretta della Provincia sui viaggi dei dipendenti. Per gli spostamenti sul territorio, da inizio anno i lavoratori devono utilizzare in primis i mezzi pubblici, ma la Cgil funzione pubblica denuncia che l’iniziativa rischia di rallentare l’operatività degli uffici: «Il nuovo regolamento - sostiene il sindacalista Stefano Galvagni - impedisce alle persone di svolgere il proprio lavoro, tra sopralluoghi e ispezioni».

La novità è stata comunicata con una circolare firmata dalla dirigente del Servizio personale Stella Giampietro. Ogni uscita dei provinciali (inclusi coloro che giornalmente si spostano per sopralluoghi e verifiche) deve essere ora autorizzata precedentemente dal dirigente di riferimento. Per i viaggi di missione, lo scorso anno la Provincia aveva speso 160mila euro: «Se ci sono degli imbrogli nelle trasferte è giusto intervenire, ma non è accettabile che si renda più difficoltoso lo svolgimento delle proprie mansioni, con conseguenti disservizi per la comunità» sostiene Galvagni.

Con la circolare inviata a tutti i dipendenti si stabilisce in maniera prioritaria l’utilizzo dei mezzi pubblici «per ragioni di economicità ed a considerazioni di minor impatto ambientale». In secondo luogo i provinciali potranno fruire dei mezzi del car-sharing provinciale o dei veicoli di servizio assegnati ad alcune strutture, nei casi di tempistiche e luoghi di missione incompatibili con i trasporti pubblici. L’utilizzo di auto e moto private deve essere dunque l’ultima delle soluzioni «nel caso in cui questa modalità sia più consona alle esigenze organizzative e ai principi di efficienza ed efficacia». Dunque per i rimborsi chilometrici dovrà essere prodotta e allegata la documentazione originale.

Nel giustificare le prescrizioni, Giampietro fa riferimento alle pronunce della Corte dei Conti, che hanno introdotto importanti limitazioni ai rimborsi, che possono ora variare - a seconda delle situazioni - da 0,165 a 0,495 euro per ogni chilometro percorso. In precedenza la cifra sborsata dall’ente pubblico era sempre di circa 50 centesimi al chilometro. «Non sempre le auto di servizio sono disponibili, dunque in molti casi si è costretti ad impiegare i mezzi propri. Ma con i nuovi rimborsi non sarà più economicamente sostenibile effettuare gli spostamenti» osserva il segretario della Cgil funzione pubblica.

In queste settimane al sindacato sono arrivate email di rimostranze da diversi dipendenti. «Ci troviamo a scegliere tra l’esporci al rischio di una trasferta non autorizzata e quello di un grave disagio all’utenza interessata, e siccome abbiamo un forte senso del dovere il risultato è che il lavoratore sceglie di risolvere i problemi e rimetterci del proprio» ha scritto uno di loro, proponendo anche qualche calcolo: un tecnico che viene chiamato dal cantiere di Canazei per un’emergenza, uscirebbe in trasferta a proprio rischio, senza farsi firmare dal dirigente il foglio viaggio, «e per 200 chilometri di viaggio ci rimetterebbe oltre 70 euro di costo auto». Un altro lavoratore segnala la scarsità di veicoli car-sharing: «Ho l’abitudine di prenotare i veicoli con l’anticipo massimo concesso, ma talvolta non si trovano mezzi. In quelle circostanze, rinuncio o posticipo la trasferta». Con i conseguenti ritardi.

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