Chiede 14mila euro per lesioni dopo tamponamento Il giudice dice no: «Più danni da un colpo di tosse»

di Flavia Pedrini

Aveva presentato un conto di oltre 14mila euro, chiedendo di essere risarcita per i danni causati da un tamponamento. Ma il giudice, non solo ha respinto la sua richiesta, ritenendo che i danni riportati dal veicolo fossero impercettibili e, dunque, non idonei a provocare il tipo di lesioni prospettate -  «la sollecitazione derivante da un colpo di tosse risulta anche superiore a quella subita dalla signora», scrive - ma l’ha anche condannata a pagare le spese di lite, pari a 900 euro.
A dare origine al contenzioso, approdato sul tavolo del giudice di pace di Trento, Antonio Orpello, un tamponamento.

L’incidente risale al marzo del 2015. La causa è stata promossa dalla donna che sedeva come passeggera sull’automobile tamponata, che ha presentato il conto all’assicurazione e alla conducente dell’altro veicolo. Un urto - questo sosteneva l’attrice - che le aveva causato danni alla salute. La somma che la passeggera chiedeva era di 14.765 euro, a cui andava tolto l’acconto già versato dalla controparte, pari a 750 euro. L’assicurazione, per parte sua, ritenendo congrua la somma già versata, aveva respinto l’ulteriore pretesa risarcitoria, forte anche del parere del medico legale che aveva sottoposto la donna ad una visita.

Valutazione ribadita in sede di giudizio. Il giudice, nel settembre 2018, rilevando che i danni subiti dal veicolo sul quale viaggiava la signora facevano ritenere che «l’intensità dell’urto sia stata irrilevante e comunque tale da escludere la possibilità di provocare le lesioni dedotte», aveva proposto alle parti di trovare un accorso stragiudiziale. La somma ipotizzata per chiudere il contenzioso era di 1.115 euro. Ma se dall’assicurazione era arrivato il via libera, la tamponata aveva ritenuto che la cifra non fosse congrua a ripagarla dei danni patiti a causa .

Ma, come detto, non solo la sua richiesta è stata respinta, la donna dovrà anche mettere mano al portafoglio, essendo stata condannata a pagare le spese di lite.

Il giudice, sulla base della documentazione fotografica prodotta, ha ritenuto che i danni causati al veicolo fosse talmente modesti da «escludere la possibilità fisica di provocare le lesioni» prospettate. Danni che sarebbero fondamentali per determinare la forza d’urto subita dalla passeggera. «L’accelerazione longitudinale massima subita dall’attrice - scrive il giudice - non può che essere contenuta e rientra ampliamente nei limiti delle sollecitazioni tollerabili dal corpo umano e subite quotidianamente dallo stesso».

E il paragone è molto pratico: «Sul punto, basti pensare - prosegue - che gli studi svolti hanno accertato che una semplice azione quotidiana come il tossire può portare un’accelerazione che va da un minimo di 0,5 g ad un massimo di 3,0 g: ne consegue che la sollecitazione derivante da un colpo di tosse risulta anche superiore a quella subita dalla signora nel sinistro». Per il magistrato risulta quindi impossibile che l’incidente abbia causato il classico colpo di frusta, con un effetto «fionda» tale da provocare i traumi prospettati.

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