Droga, boom di richieste d'aiuto. Nuovi Orizzonti: «Ogni giorno chiamano giovani disperati»

di Nicola Marchesoni


LE STORIE / 1

Un giro di amicizie sbagliate, alle scuole medie le prime canne ed a 15 anni l'eroina. Mattia è cresciuto nel Perginese e la sua è stata l'esatto contrario di una gioventù spensierata. «Mio padre era spesso assente e mi è mancato un punto di riferimento importante. Sono presto finito in un vortice che mi ha travolto. C'è chi da adolescente brucia le tappe giuste, ad esempio quelle scolastiche o sportive. Io l'ho fatto nel versante negativo» afferma. Non c'è vergogna in lui, piuttosto l'orgoglio di chi ce l'ha fatta. «È sempre difficile ricordare quel periodo» dice. «Non potete nemmeno immaginare cosa significa diventare eroinomane così giovane. Sei circondato dal peggio che offre la società, la gente ti osserva con sospetto. Nonostante questo l'unica cosa che vuoi è la "roba". Non ti interessa niente altro, sei disposto a tutto pur di averla. E ieri come oggi era facile procurarsela. Un gioco da ragazzi, purtroppo». Si sposa, a 20 anni sua moglie rimane incinta ma perde il figlio. Ne arriverà presto un altro, una splendida bimba. Mattia sembra mettere la testa a posto. Questione di poco: il demone della droga, mescolato con quello dell'alcol, lo riporta sulla cattiva via. «Sono stato cacciato di casa, ero di nuovo sulla strada. La ruota ha incominciato a girare nel verso giusto quando ho incontrato Alessandra Cipollone, la responsabile trentina di Nuovi Orizzonti. È stata una delle prime a darmi fiducia a farmi capire che in fondo potevo ancora riscattarmi. Per fortuna non è mai troppo tardi per riavvolgere il nastro e ripartire da zero. Io poi avevo un motivo in più per farlo, la mia bambina con cui oggi ho un ottimo rapporto». Dopo una fase iniziale complessa («smettere di assumere sostanze è un dramma nel dramma») ha compreso l'importanza di lottare per ottenere dei risultati. «Ho preso il diploma di dirigente di comunità e imparato che ogni tipo di impiego è nobile» afferma Mattia. E conclude: «Per l'associazione lavoro sia nella sua impresa Kaire, specializzata in catering, sia come operaio per ristrutturare gli spazi del Convento di San Bernardino che ci è stato messo a disposizione. Il mio futuro è finalmente bello».


LE STORIE / 2

È stato il primo trentino a prendere un Daspo, il divieto cioè di assistere dal vivo agli eventi sportivi. «Avevo tanta di quella rabbia addosso che per sfogarla andavo in curva con gli ultras del Verona e le risse erano una prassi consolidata, la droga poi faceva il resto» racconta Filippo Laporta.
Si fa fatica a pensare che la persona di cui si parla sia l'uomo pacato e riflessivo che accoglie con il sorriso sul volto chi bussa alla porta del Centro «Casa Luce sul Monte», in zona lago di Cei. «Ho voltato pagina, mi sono messo il brutto dietro le spalle e adesso l'unico mio obiettivo è quello di aiutare i ragazzi, molti trentini, che arrivano qui disperati».
L'impatto con gli stupefacenti si verifica, come nella maggior parte dei casi, alle superiori. Il suo racconto è di quelli che, comunque la si pensi, non possono lasciare indifferenti: «Ero un giovane fragile, sovrappeso e dovevo sempre indossare le scarpe ortopediche. Per essere forte ho incominciato a fumare hashish e ad usare le anfetamine». 
La droga diventa la sua unica ragione di vita. «Entri - conferma - in un meccanismo diabolico, chi non lo ha provato non può capirlo. Passi le giornate a studiare come procurartela, poco importa se in modo legale o no, e a programmare gli sballi del fine settimane nelle discoteche. Partivo con la macchina il venerdì e tornavo a Trento fuso la domenica notte, tiravo avanti mangiando pastiglie». Prosegue: «Come ogni tossicopendente raccontavo bugie. Ai miei genitori che preoccupati mi domandavano come andava il lavoro raccontavo mille menzogne. Alle volte ingannavo anche i potenziali clienti promettendogli l'ecstasy, spendendo i soldi che mi anticipavano per organizzare splendidi weekend». 
Una mattina si rende conto che le droghe sintetiche non hanno più su di lui nessun tipo di effetto e decide di passare a sperimentare l'eroina: «Terribile, un'esperienza distruttiva. Uscirne vivi è davvero un miracolo».
S'intristisce ripensando agli amici: «C'è chi sotto l'effetto degli stupefacenti si è schiantato contro un albero, altri sono finiti in carcere». 
L'associazione Nuovi Orizzonti, fondata da Chiara Amirante - la stessa per cui adesso lavora - lo accoglie a braccia aperte: «Ho presto capito che qui avrei vinto sia contro gli stupefacenti sia contro la mancanza di affetto. Mi sono rimesso a studiare, mi sono fatto una famiglia e recuperato il rapporto con i miei parenti». 
Il fenomeno delle dipendenze in Trentino, spiega, è sempre più grave: «Viviamo in una società complessa e individualista. Si comunica con i messaggi e sui social network, stiamo crescendo generazioni problematiche ed esposte al pericolo della droga. Facciamo tutti un passo indietro».


LE STORIE / 3

Una persona completamente nuova nel fisico e nello spirito. Nulla a che vedere con quella che per 20 anni era stata schiava di ogni tipo di sostanza stupefacente. 
Daniele Alotti, 46 anni di Trento, accetta di aprirsi e di raccontare il suo passato. «Riuscire a farlo - spiega - significa che ho vinto la mia battaglia. Ho sconfitto il demone della droga, l'unico rammarico che mi resta è quello di aver rubato a chi stava peggio del sottoscritto, non me lo perdonerò mai. Per sdebitarmi sto aiutando chi ha delle dipendenze». 
Il suo incubo incomincia quando ha 17 anni, con l'assunzione di droghe sintetiche. «A casa mia c'era una situazione pesante. Papà, un ingegnere, picchiava mamma e beveva. Non ce la facevo più e per dimenticare ho scelto la strada peggiore possibile. Dalle canne all'ecstasy il percorso è stata breve». 
La sua vita diventa un inferno e gli incontri sbagliati si susseguono: «Ho iniziato a stare in strada e qui per non soccombere devi far valere la legge del più forte. Sono diventato un duro, Daniele Alotti era uno temuto e per procurarmi i soldi per comprare la merce studiavo mille espedienti».
Non pensava al futuro, solo al presente: «Per me contava sballarmi, perché se no stavo male. Non credevo nell'amore e nell'importanza di costruirsi una famiglia, mentivo in continuazione. Gli amici? Gente dell'ambiente, tanti di loro sono morti giovani e mi mancano». A 28 anni inizia a prendere l'eroina: «Il mio corpo era così consumato che le droghe sintetiche non avevano più nessun effetto su di me. Una delle poche a starmi vicino è stata mia madre. Ricordo le sue lacrime, la disperazione di una donna con un figlio che si stava spegnendo». 
Va spesso in overdose e in una di queste circostanze resta in coma per un giorno interno: «Finivo all'ospedale e poche ore dopo tornavo a bucarmi, non potevo farne a meno. Nel frattempo papà è scomparso, senza che tra di noi potessimo guardarci negli occhi per dirci quanto, nonostante tutto, ci volessimo bene».
La svolta per Daniele Alotti arriva a 34 anni: «Abitavo in Val di Non con un amico, quando al culmine dell'ennesima crisi ho trovato nelle tasche dei miei pantaloni un foglietto dove era riportato il numero di telefono di un'assistente sociale. L'ho chiamata e nel giro di poco ero nella Comunità terapeutica "Verso Nuovi Orizzonti" a Bellaria di Cei, Villalagarina». 
La prima settimana è durissima: «L'amore di Alessandra Cipollone e del marito Mirko, i responsabili della struttura, e una forza arrivata dall'alto, secondo me da Dio, mi hanno aiutato a sopportare la terribile fase dell'astinenza e a mettere da parte ogni proposito di fuga e di ritorno al passato. Ora posso dire di essere definitivamente uscito dal tunnel nero in cui ero precipitato».
Si è sposato, ha avuto due figli e lavora accanto alle persone che lo hanno salvato: «Per sdebitarmi ho deciso di stare accanto a chi ha commesso i miei stessi errori. Purtroppo il problema droga è sempre più grave, anche nella nostra provincia. Non dobbiamo abbassare la guardia, mai». 


L'ALLARME

Droga ma non solo. Tra le dipendenze in ascesa in Trentino, secondo i responsabili dei centri di Nuovi Orizzonti nella nostra provincia, ne esistono molte altre. 
«Ci sono, tanto per incominciare, quella del sesso e la ludopatia» spiega Alessandra Cipollone. «Le nuove generazioni - aggiunge - hanno un pessimo rapporto con le emozioni e se le tengono dentro. Non comunicano e cercano di evadere in modo errato, ad esempio facendo delle abbuffate di video e immagini hard su internet. C'è poi chi viene contagiato dalla malattia del gioco e brucia grandi quantità di denaro». 
Sul pianeta droghe si sa invece tutto: in Italia ha un volume d'affari superiore ai 14 miliardi annui. Il commercio delle sostanze stupefacenti - cannabis, ecstasy, cocaina, eroina, a cui si aggiungono le nuove sostanze di ultima generazione, le cosiddette «Nps» - non conosce la parola crisi. Il maresciallo dei carabinieri Luciano Osler, impegnato ogni giorno presso il Laboratorio analisi sostanze stupefacenti di Bolzano, spiega che «il mercato attuale, a differenza del passato, è in grado di combinare sostanze sia tradizionali che di ultima generazione molto pericolose» e di «sfruttare abilmente internet per arrivare più velocemente ai ragazzi. Dietro al mondo della droga c'è un meccanismo preciso per promuovere i prodotti tossici e farli acquistare». 
L'età dei consumatori è «scesa pericolosamente anche in Trentino fino a interessare i giovani che frequentano le medie, dai 13 anni in su. Il 30% degli studenti italiani - fa sapere il maresciallo - ha dichiarato di aver fatto uso di sostanze almeno una volta». Tra le droghe più utilizzate ci sono l'ecstasy, la cocaina, l'eroina, la marijuana e l'hashish. 
I ragazzi si procurano la droga solitamente in discoteca, a scuola, attraverso gli amici oppure nei luoghi dove si svolgono i concerti o i rave party. Viene consumata nel corso delle feste (65%), in compagnia e raramente in solitudine.


 

L'ASSOCIAZIONE

L'associazione Nuovi Orizzonti si sta radicando sempre di più sul territorio trentino. Attualmente è presente a Villalagarina, a Trento e Levico.
Casa Luce sul Monte.
Aperto nel 2007 presso l'ex colonia del Centro Italiano Femminile, nei pressi del lago di Cei, ospita 18 ragazzi e dal 2010 è stata accreditata dalla Provincia come comunità terapeutica. 
Connotato inizialmente come punto di prevenzione e formazione è divenuto ben presto una struttura di accoglienza residenziale per rispondere alle numerose richieste di aiuto proveniente dalle famiglie in difficoltà.
Kaire, il centro polifunzionale.
Il centro Kaire, sede legale dell'associazione e luogo di coordinamento per tutte le attività di formazione e sensibilizzazione nel Nord Italia, è situato nel cuore di Trento, presso il Convento di San Bernardino, messo a disposizione in comodato gratuito dai francescani minori. Qui vengono coordinate le iniziative dell'impresa sociale Kaire, che spaziano dai servizi di catering al restauro, dalla cura del verde alla pulizia e disinfezione. Avendo sperimentato la crescente difficoltà di trovare spazio nel mondo del lavoro per i ragazzi che concludono positivamente il programma terapeutico residenziale, si è pensato di creare una realtà imprenditoriale dove inserire chi lo desidera.
Casa Ruah.
Aperta nel 2015 nei pressi della stazione dei treni e dal centro di Levico in un edificio avuto in comodato gratuito dalla Congregazione Figlie della Chiesa, Ruah è una casa-famiglia per adulti. Offre un accompagnamento e un sostegno nel reinserimento per persone che sono in difficoltà. Di recente una parte della struttura è stata adibita ad accogliere donne, madri con i bambini e richiedenti asilo.

 

 

 

 

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