Liste d'attesa lunghe per esami e visite Ma ogni giorno oltre 30 persone non si presentano all'appuntamento

di Patrizia Todesco

Riuscire a prendere un appuntamento in tempi rapidi per un accertamento diagnostico o per una visita, in alcuni casi, è un vero colpo di fortuna. Eppure ogni giorno in Trentino ci sono in media 32 persone che non si presentano all’appuntamento.

Persone che probabilmente se ne sono dimenticate oppure per qualche ragione non raggiungono l’ambulatorio. Il numero sale a 46 se dividiamo il numero complessivo delle persone che non si sono presentate nel 2018, ossia 11.697, per i soli giorni feriali.  

La somma incassata dagli «sbadati» dall’Azienda sanitaria è stata di poco meno di 300 mila euro.

Dal primo giugno 2017 è stato infatti introdotto l’addebito di un «malus» fisso di 30 euro a carico di tutti i soggetti che non si presentano a prestazioni prenotate.

L’addebito del malus viene applicato anche agli esenti ticket per prestazioni specialistiche del Servizio sanitario provinciale e nazionale, campagne di screening, prestazioni di assistenza odontoiatrica incluso lo screening odontoiatrico attivato con lettera di invito dell’Azienda sanitaria, prestazioni di igiene e sanità pubblica e medicina legale (escluse le visite di invalidità).

Questo perché il fatto che una persona non si presenti è un disservizio perché comunque il personale è al lavoro e soprattutto perché altre persone avrebbero potuto usufruire di quegli appuntamenti non sfruttati. Il disincentivare la mancata presentazione dei pazienti agli appuntamenti ha infatti un duplice scopo: sveltire le liste di attesa dando la possibilità di eseguire visite ed esami a chi ne ha bisogno ed evitare sprechi, che andrebbero ad influire a loro volta sul bilancio della sanità.

Devono pagare i 30 euro previsti anche le persone che avevano prenotato presso strutture private accreditate, le quali si attiveranno autonomamente per la procedura di riscossione del malus. Ovviamente chi effettua una prenotazione può spostarla o annullarla, ma deve farlo con un congruo anticipo, ossia entro le ore 10 del giorno antecedente l’appuntamento.

Rimane, come ultima ratio, quello di presentare una valida giustificazione. Nel 2018 le persone che non si sono presentate ma che non hanno dovuto pagare perché hanno presentato una giustificazione ritenuta valida sono state 2.036.

Se guardiamo i numeri del 2016 e li confrontiamo con quelli del 2018, vediamo che il numero dei trentini «smemorati», ossia che non si sono presentati all’appuntamento, sono diminuiti. Nel 2016, infatti, erano stati 12.500 i pazienti che avevano fissato un appuntamento e avevano dato «buca». E la diminuzione è ancora più significativa se consideriamo che le prenotazioni lo scorso anno sono aumentate. Sono state infatti 1.785.000.

Tornando ai dati del 2016, dei 12.500 che non si erano presentati, 1.700 appuntamenti mancati sono stati giustificati, per 4.900 è stato emesso l’addebito del ticket (come era allora previsto dalla normativa) mentre 5.900 mancati appuntamenti sono risultati riferiti ad assistenti esenti/non soggetti al ticket. Probabilmente il fatto di aver introdotto l’obbligo di pagare i 30 euro e di aver applicato la tariffa anche agli esenti ha spinto qualche persona in più a prestare maggiore attenzione. È vero che spesso gli appuntamento dati dopo parecchi mesi, ma è altrettanto vero che dal Cup dell’Azienda parte in automatico un messaggio per ricordare il giorno e l’ora della visita o dell’accertamento prenotato.

Altro numero importante sono state le disdette, ossia coloro che diligentemente hanno telefonato o sono entrati nel sito del Cup on line, per cancellare una prenotazione lasciando così libero il posto ad altri pazienti. Si parla di 256.675 disdette. Un numero rilevante dal quale emerge che in realtà, gli «smemorati» sono una minima parte del totale.

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