Memoria: «Si deve lottare contro il ritorno dell'odio»

Quel timore del ritorno del virus del male pronto a risvegliarsi, evocato nei giorni scorsi dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è risuonato anche nelle cerimonie ufficiali trentine della Giornata della Memoria, a Palazzo Geremia, ieri pomeriggio, in ricordo delle vittime dell'olocausto. 

Una sensazione diffusa, quella che il sindaco Alessandro Andreatta, per primo, nei discorsi istituzionali, ha evidenziato, con preoccupato pudore. Ovvero che, per la prima volta, quest'anno, a causa del clima socio-politico diffuso in Italia e in Europa, «la Giornata della Memoria faccia incursione nella nostra quotidianità non come commemorazione di un capitolo chiuso, ma come sintomo iniziale di una malattia che era stata sconfitta, ma che potrebbe tornare».
Sintomi come la violenza del linguaggio, l'odio per il diverso riversato sui social, i diritti umani non considerati più patrimonio di tutti, la divisione del prossimo nelle categorie degli amici e dei nemici. 

Antidoti a questi sintomi sono la solidarietà, la fratellanza, il dialogo, il rispetto, la tolleranza. Valori che sono costati la vita, ad esempio, al sindaco di Danzica, in Polonia, Adamowicz, ricordato da Andreatta come esempio di primo cittadino aperto e tollerante, rispettoso delle diversità, assassinato da un giovane pluripregiudicato con problemi psichiatrici. Andreatta e il presidente del Consiglio comunale, Salvatore Panetta, hanno entrambi citato testi della senatrice Liliana Segre: le parole di odio sono l'anticamera della fine della democrazia. Ed è stato rinnovato l'invito ai giovani ad essere «candele della memoria» sconfessando di continuo la menzogna, primo strumento dell'intolleranza. 

Il commissario del governo Sandro Lombardi ha invece ricordato il sacrificio di Antonio Megalizzi, il giovane speaker radiofonico appassionato e studioso di Europa, colpito a morte nell'attentato terroristico al mercatino di Natale di Strasburgo. «Nello scenario di devastazione etica della Shoah - ha ricordato il prefetto - sono emersi anche esempi di solidarietà ed eroismo». 

Il rifiuto di ogni parola e atteggiamento di intolleranza, insomma, come modo migliore di onorare le vittime dello sterminio nazista. Nazismo e fascismo sono «fantasmi» presenti nelle parole liberticide di molti regimi dittatoriali, ha ricordato Enrico Paissan, presidente dell'Anpi trentina, che tra gli eroi di 75 anni fa ha ricordato i trentini don Sordo e Adamello Collini, ed ha condannato il ricorso a motti cari a Mussolini da parte di esponenti dell'attuale governo. Lo storico della Fondazione Museo storico del Trentino, Tommaso Baldo, ha insistito sul pericolo di banalizzare la memoria storica mercificando le emozioni. «Ragioni e torti, vittime e carnefici, non possono essere parificati. Lo storico deve spiegare il "come" della tragedia dello sterminio di ebrei, oppositori politici, omosessuali, disabili, zingari, dissidenti, "diversi". Non si deve spiegare il perché quella tragedia è avvenuta, perché non c'è nessun "perché"».

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