Genere: Cia attacca operatrici «Guardate il loro Facebook»

«La scuola non sia il vivaio per futuri militanti ideologici» tuona il consigliere provinciale Claudio Cia (Agire), all'indomani dell'appello di sette formatrici che hanno chiesto alla giunta provinciale di non sospendere i percorsi sulla relazione di genere. Percorsi sui quali gli assessori Mirko Bisesti e Stefania Segnana stanno compiendo degli accertamenti: ciò che Piazza Dante intende evitare è che agli alunni venga insegnata la teoria gender.
«Quei percorsi non fanno altro che promuovere l'ideologia gender» sostiene Cia, secondo il quale «è surreale e subdolo affermare che questa teoria non esiste». A sostegno della propria tesi, il consigliere ricorda la distribuzione di un libro ai bimbi di una quarta elementare di trento: «Tratta di un piccolo alieno che non ha ancora deciso se essere maschietto o femminuccia». Quindi l'attacco agli avversari politici: «Purtroppo è evidente che nelle nostre scuole c'è un problema culturale, dal momento che una parte della classe politica e dirigente le ha scambiate per luoghi dove instillare agli studenti pensieri ideologici che poi possono essere funzionali a movimenti politici; tutto questo è inaccettabile, la scuola deve tornare ad essere la scuola».
Ricorda poi l'intervento del gruppo di formatrici in difesa dei progetti: «Salvo omonimie, se si va a visionare solo i profili Facebook di queste persone si può notare che ci troviamo di fronte a dei veri e propri attivisti politici che promuovono pensieri fuorvianti capaci di minare l'equilibrio dei nostri ragazzi. È giusto che tutti abbiano il diritto di esprimere la propria opinione, ma chi si occupa di formazione dovrebbe avere la dignità di rispettare la crescita armonica dei nostri figli e non volersi sostituirsi alle famiglie». Gli interventi sui social stigmatizzati da Claudio Cia riguardano i commenti a sostegno del gay pride di Trento e dello ius soli, ma anche un commento critico sui giochi per bimbi e bimbe.
«Il rispetto degli altri non verrà mai messo in discussione, così come non dovranno mai essere messi in discussione il ruolo primario della famiglia nell'educazione dei figli (tutelato a livello costituzionale), l'importanza della scuola come luogo di formazione e l'ambito pubblico (e non privato) che riguarda l'istruzione. Chi vuole fare propaganda ideologica abbia il coraggio e la cortesia di candidarsi» conclude il consigliere.

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