Finanziaria, tagli alle pensioni di 25 mila trentini

di Francesco Terreri

I tagli alle rivalutazioni delle pensioni oltre i 1.522 euro mensili contenuti nella manovra del governo Conte avranno un impatto su 25 mila pensionati trentini che complessivamente perderanno oltre 7 milioni di euro in tre anni. La perdita media, poco meno di 300 euro lordi, è relativamente contenuta perché contenute sono le previsioni sull’inflazione che farà scattare la rivalutazione: 1,1% nel 2019. Se l’aumento dei prezzi fosse superiore, la perdita sull’adeguamento pensionistico crescerebbe.

Per la Uil Pensionati del Trentino, si tratta di «un bel regalo del governo a milioni di pensionati» che «diverranno sempre più poveri perché le loro pensioni perderanno ulteriore potere d’acquisto».

È lo stesso sindacato a osservare come la norma inserita nella manovra del governo Lega-5 Stelle sia molto simile al provvedimento preso nel 2011, in circostanze di finanza pubblica molto più drammatiche di oggi, dal governo Monti e dall’odiato (dai gialloverdi) ministro Elsa Fornero. «Quella del governo non solo è una scelta profondamente ingiusta e lesiva delle legittime aspettative degli anziani pensionati - scrive la Uil - ma suona addirittura canzonatoria se confrontata alle promesse elettorali a favore degli stessi, tra cui la cosiddetta pensione di cittadinanza».

A livello nazionale la misura dovrebbe toccare, in misura diversa, circa 6 milioni e mezzo di pensionati. In Trentino, dice la banca dati dell’Inps, abbiamo in tutto 140 mila pensionati con 196 mila trattamenti pensionistici, per un reddito pensionistico totale di 2,6 miliardi di euro e un reddito medio annuo lordo di 18.800 euro a pensionato. I percettori di pensioni sopra i 1.500 euro mensili sono quasi 64 mila ma, in base ai calcoli fatti da un altro sindacato dei pensionati, lo Spi Cgil, fino a 2.500 euro lordi mensili l’impatto della ridotta rivalutazione è praticamente nullo: 4 euro in tre anni.

I problemi cominciano nella fascia successiva. Anzi, tra i 2.500 e i 3.500 euro lordi mensili, non certo una pensione d’oro, si concentra quasi la metà della perdita complessiva. In Trentino in questa fascia si contano poco meno di 10 mila trattamenti pensionistici, 6.800 da 2.500 a 3.000 euro e 2.900 da 3.000 a 3.500 euro, per un totale di 336 milioni di pensioni e un reddito medio annuo di 34 mila euro. Questi pensionati perderanno circa 3 milioni nei tre anni in cui rimarrà in vigore il blocco.

Nella fascia di reddito successiva, quella fra 3.500 e 4.000 euro mensili (sempre lordi), ci sono 1.900 pensionati con un reddito medio annuo di 44 mila euro e un monte pensioni totale annuo di 85 milioni. Complessivamente perderanno circa 1 milione, cioè più di 500 euro a testa. Ancora peggio va ai 1.700 detentori di una pensione tra 4.000 e 5.000 euro lordi mensili, che in tutto hanno un reddito di 93 milioni, cioè 53 mila euro annui. Per loro la mancata rivalutazione vale 1,2 milioni, quasi 700 euro ciascuno.

Infine ci sono i pensionati con trattamenti superiori ai 5.000 euro lordi al mese. In provincia di Trento sono circa 2.000, per un reddito totale di 171 milioni e un reddito medio annuo di 81 mila euro. In questo caso le perdite saranno vicine ai 2 milioni, pari cioè ad almeno 1.000 euro per ognuno.

Secondo i sindacati dei pensionati, qualora, come sembra, la misura diventasse legge «dovranno intraprendersi manifestazioni e scioperi aventi l’obiettivo di lasciare in vigore l’attuale normativa».

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