Antonio Megalizzi lotta: gravissimo in coma ma stabile I medici: «Attendiamo 48 ore per valutare la situazione»

Cherif Chekatt, il killer di Strasburgo, è stato ucciso in pieno quartiere di Neudorf, dove aveva fatto perdere le tracce 48 ore fa dopo l'attentato commesso nel mercato di Natale. Chekatt è stato ucciso dalla polizia in un blitz nella rue du Lazaret. Aveva con sé una pistola e un coltello. E' stato lui a sparare per primo contro i poliziotti, che lo hanno successivamente "neutralizzato", secondo quanto appreso dalla radio France Info. Il terrorista si era rifugiato in un deposito vicino alla Plaine-des-Bouchers, vicino al centro di Strasburgo, nel quartiere della Meinau, non lontano da Neudorf dove aveva fatto perdere le tracce 48 ore fa.

Nel pomeriggio un uomo vicino a lui  era stato posto in stato di fermo. Secondo quanto si apprende da fonti dell'inchiesta, non si tratta di un familiare. Si trovavano già in stato di fermo dalla notte fra martedì e mercoledì i genitori e due fratelli del sospetto. L'Isis ha rivendicato l'attentato di Strasburgo, definendo Cherif Chekatt un "soldato" dello Stato Islamico. Lo rende noto il Site, citando l'Amaq, l'agenzia dell'Isis.

Oggi le autorità sanitarie di Strasburgo hanno confermato che c'è una quarta vittima: uno dei sette feriti gravi è deceduto nel pomeriggio. Non è stata resa nota l'idenitità, mentre per un altro dei feriti - non specificato - si parla di «morte cerebrale».


LE CONDIZIONI DI MEGALIZZI

Rimangono staizonare e gravissime le condizioni di Antonio Megalizzi, il giovane giornalista trentino colpito alla testa dall'attentatore. Ricoverato in rianimazione, è in coma con il proiettile ancora in corpo: per i medici «le prossime 48 ore saranno decisive», hanno detto ieri. Nel frattempo giunge da Torino l'offerta di aiuto sanitario. Gli specialisti delle strutture di Neurochirurgia dell’ospedale Molinette (diretta dal professor Diego Garbossa) e di Rianimazione dell’ospedale CTO (diretta dal dottor Maurizio Berardino) dell’Aienda ospedaliera universitaria ‘Città della Salutè di Torino sono disponibili a fornire una consulenza per la valutazione del quadro clinico di Antonio Megalizzi, il giovane giornalista radiofonico colpito nell’attentato di martedì scorso al mercato di Natale di Strasburgo e attualmente ricoverato in un ospedale della città francese.

L’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Antonio Saitta, ha formalizzato con una breve nota al Ministro della Salute, Giulia Grillo, la disponibilità dei professionisti della Città della Salute a intervenire, come richiesto dalla famiglia del giovane attraverso il console generale Adolfo Barattolo. «L’attentato di Strasburgo ha colpito la coscienza di tutti e per questo ho ritenuto doveroso attivarmi immediatamente», afferma l’assessore Saitta.


LA GIUNTA PROVINCIALE DI TRENTO

La Giunta provinciale, riunita oggi a Baselga di Pinè, ha espresso la propria vicinanza alla famiglia di Antonio Megalizzi, il giornalista trentino rimasto gravemente ferito a Strasburgo durante un attacco terroristico. «Siamo sconcertati - ha detto il presidente Fugatti - per quanto accaduto e vicini a lui e alla sua famiglia. E’ un fatto grave – ha evidenziato il presidente – che condanniamo con grande fermezza, esprimendo la nostra preoccupazione per il terrorismo di matrice islamica che può colpire ovunque in Europa e che questa volta ha purtroppo colpito un giovane trentino. Non possiamo far finta di nulla e sollecitiamo una forte presa di coscienza da parte di tutti ed in particolare da parte di chi ha le giuste competenze per intervenire. I nostri giovani non possono andare in giro per l’Europa – ha concluso il presidente Fugatti – e correre simili rischi». 


LA RICOSTRUZIONE

Si stava semplicemente gustando un momento di svago in compagnia, Antonio Megalizzi, dopo aver concluso la sua giornata di lavoro. Ora si trova invece a lottare per la vita.

Martedì sera il ventinovenne giornalista e speaker radiofonico trentino era uscito dalla sede del Parlamento europeo dove assieme alle colleghe del network universitario Europhonica - la trentina Caterina Moser e la veneta Clara Rita Stevanato - aveva raccontato la seduta plenaria come ormai da tempo accadeva a cadenza mensile.
Assieme a loro Antonio aveva raggiunto il Mercatino di Natale di place Kléber, nel centro di Strasburgo, da dove poco prima dell'attentato aveva anche mandato via WhatsApp alcune foto e filmati ad amici trentini.
Scene di allegria, come quelle che tutte le sere vivono i suoi coetanei anche a Trento ed ormai in gran parte delle piazze europee vestite a festa tra casette e chioschi natalizi. Un clima che, poco dopo le 20, è stato improvvisamente stravolto dagli spari e dalle urla, con Cherif Chekatt, 29 anni, che ha iniziato ad aprire il fuoco sulla folla: si sarebbe poi allontanato minacciando un tassista ed è tuttora ricercato.
Caterina Moser e Clara Rita Stevanato sono riuscite a fuggire, riparandosi poi sotto ai tavolini di un locale all'interno del quale sono state letteralmente «gettate» dalla folla in fuga in preda al panico: purtroppo Antonio Megalizzi è invece caduto a terra, colpito al capo da uno dei proiettili sparati dall'attentatore.
Tre le persone che non sono nemmeno riuscite a raggiungere l'ospedale della città alsaziana, colpite a morte dai colpi sparati dal ventinovenne. Dodici invece i feriti, oltre ad Antonio che è stato trasferito all'ospedale universitario «Hautepierre» di Strasburgo, dove le sue condizioni, con il passare delle ore, sono apparse purtroppo sempre più gravi.
È stato colpito da un proiettile alla base del cranio e si trova in coma farmacologico. Proprio per la tipologia della ferita subita i medici lo definiscono inoperabile, come per tutta la giornata di ieri è stato riferito ai familiari del ragazzo da parte dei responsabili della struttura medica universitaria della città francese.
«Da quello che si è capito, Antonio è in coma e non si può operare per la posizione gravissima del proiettile che è arrivato vicino alla spina dorsale», ha spiegato con voce rotta Danilo Moresco, il noto ristoratore trentino padre della fidanzata di Antonio Megalizzi, Luana, che è tuttora al suo fianco in ospedale.
La notizia del tragico coinvolgimento di Antonio nell'attentato francese è piombata a casa Megalizzi, in via di Centa a Trento - nella palazzina affacciata sulla ferrovia accanto al «tombone» di via Fratelli Fontana - poco prima delle 23.30 di martedì: è stata Luana Moresco, la fidanzata di Antonio, a contattare i genitori del ventottenne, papà Domenico e mamma Annamaria. Poco dopo Luana, Domenico e Annamaria, assieme alla sorella del ventinovenne, Federica, sono partiti in fretta e furia con il cuore in gola, in possesso soltanto di prime frammentarie informazioni. Un viaggio di sette ore attraverso Austria e Germania, fino al confine francese, affrontato angosciosamente, al termine del quale la famiglia Megalizzi e Luana hanno raggiunto il polo ospedaliero, in attesa di notizie sulle condizioni di Antonio.
Una estenuante e terribile giornata, durante la quale Domenico, Annamaria e Federica sono stati raggiunti anche dal padre di Luana, il noto ristoratore trentino Danilo Moresco, messosi in viaggio nella mattinata di ieri alla volta del capoluogo della regione francese dell'Alsazia.
Antonio assieme a Caterina Moser aveva raggiunto Strasburgo proprio l'altro ieri dopo un lungo viaggio in pullman con Flixbus: erano partiti da Trento lunedì, pronti a più di dieci ore di viaggio per raggiungere Strasburgo per seguire i lavori del Parlamento europeo e preparare la trasmissione diffusa da Europhonica solitamente il mercoledì.
Un particolare - quello della velocità della sortita in Francia - che non può che gettare sale sul dolore che familiari e amici di Antonio stanno provando in queste ore: il ventinovenne trentino si è trovato coinvolto nell'attacco durante quello che doveva essere un breve momento di relax prima di ripartire alla volta dell'Italia.
A Strasburgo rimangono per ora anche Caterina Moser e Clara Rita Stevanato. La veneziana vive a Parigi mentre Caterina vive con la famiglia a Vigo Meano: «Vorremmo partire per raggiungerla al più presto - ha spiegato la mamma Roberta - ma per ora dalla Farnesina ci chiedono di portare pazienza. Vedremo se potrà tornare lei in Italia a breve, anche se per ora non abbiamo notizie al riguardo. Certo Caterina è sconvolta non solo per quanto accaduto ma soprattutto per le condizioni in cui versa l'amico Antonio. Siamo da un lato sollevati nel sapere che nostra figlia sta bene, dall'altro affranti, distrutti nel sapere che le condizioni di Antonio sono gravi».


LA TESTIMONIANZA DI CATERINA MOSER

Sorridono Antonio Megalizzi, Caterina Moser e Clara Rita Stevanato. La foto, postata alle 15.55 di lunedì sulla pagina Facebook del network universitario Europhonica, li ritrae all'interno della sede distaccata del Parlamento europeo a Strasburgo. 
Un'immagine che racconta la passione e l'entusiasmo di questi giovani con la voglia di raccontare l'Europa e gli occhi aperti sul mondo. 
Come ogni mese Antonio, Caterina, di Trento, e Clara Rita, veneziana, avevano raggiunto la città francese. I due trentini erano arrivati lunedì con il Flixbus, per seguire la seduta plenaria del Parlamento. L'ultima prevista nel 2018. 
Ma c'è un abisso di dolore e paura, ora, a dividere quello scatto così ordinario e quello che è successo dopo, quando i tre colleghi hanno lasciato il palazzo e si sono diretti verso i mercatini di piazza Kleber. Uno spartiacque che ha il rumore degli spari e le urla terrorizzate di chi, lunedì sera, era in centro. 
Come Antonio Megalizzi, che è stato colpito da un proiettile mentre camminava tra le casette del mercatino. Con lui c'erano la trentina Caterina Moser, 24 anni, in tasca una laurea triennale in Scienza della comunicazione a Verona e ora iscritta al corso magistrale in Comunicazione e culture dei media a Torino e Clara Stevanato, veneziana di Salzano che risiede a Parigi, dottoranda di ricerca presso la Sorbona. 
Parlare di quei momenti, terribili e concitati, non è facile. I ricordi hanno contorni sbiaditi. Caterina e Clara sono sconvolte e sotto shock. «Sono molto confusa e rischierei di dire cose sbagliate», spiega la 24ennne trentina. L'unico elemento certo, per ora, è che lei e l'amica veneziana, in quei momenti drammatici, sono riuscite a trovare riparo in un locale, «spinte» forse all'interno dalla folla in fuga. Tantissime persone, infatti, si sono rifugiate nelle hall degli alberghi, nelle sale da pranzo o nelle cantine dei ristoranti, rimanendo barricate per ore. «Eravamo fuori, in strada e quando è successo siamo riuscite a scappare e metterci in un ristorante, sotto i tavoli - raccontava ieri mattina con la voce comprensibilmente stanca la giovane studentessa universitaria - Stiamo bene e siamo al sicuro. Ci hanno detto di stare a riposo. Dobbiamo riprenderci perché non dormiamo da 30 ore e non mangiamo da 25 ore ormai». 
Ma riposare appare impossibile. Il pensiero, per tutto il giorno, era rivolto ad Antonio. «Stiamo aspettando notizie, non mi sento di dire nulla, siamo molto scossi e sotto shock. I ricordi sono molto confusi».
Ma il sentimento che traspare dal post affidato a Facebook dalla studentessa trentina è quello di chi si sente un sopravvissuto. E non potrebbe essere altrimenti, quando la morte ti cammina così vicino.
«La mattina svegliarsi e preoccuparsi per le calze bucate - scrive Caterina - Per l'autobus che non passa. Per l'intervista che non si riesce a fare. Per il supporto del cellulare che non hai. Per il montaggio che deve essere fatto in tempi brevi. Per la tesi. Perché piove. O perché fa caldo. O per qualsiasi altra cosa. Ma non conta niente. Non vale niente.
Oppure conta tutto, e vale tutto, sorprendendosi vivi». Appena al riparo, la giovane trentina è riuscita a contattare i genitori, papà Cirillo e mamma Roberta, a Vigo Meano. «Ci ha chiamati appena era successo - racconta la mamma, poco dopo le 11.30 - ci ha detto che era entrata in un ristorante e che si erano messi sotto i tavoli. Ma non sappiamo altro, siamo molto preoccupati, anche per Antonio».


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