Fugatti promette un pacchetto per la famiglia

di Andrea Bergamo

La competitività del Trentino si gioca anche sul piano delle politiche a sostegno delle famiglie. Il tasso di natalità all’ombra delle Dolomiti è più alto che nel resto del Paese (8,6 nuovi nati ogni mille abitanti, contro i 7,6 nel resto d’Italia) ma si deve fare di più: un pacchetto di iniziative è ora allo studio dell’amministrazione provinciale guidata dal governatore Maurizio Fugatti (foto di Paolo Pedrotti).

L’annuncio è arrivato nella giornata inaugurale del Festival della Famiglia, kermesse di una settimana giunta alla settima edizione. Al teatro Sociale ieri era atteso - tra gli altri - il ministro per la famiglia e la disabilità Lorenzo Fontana, che ha dato forfait per via di un impegno al Quirinale, ma è comunque intervenuto con un videomessaggio: «La battaglia a favore della natalità è una delle più importanti per il futuro del Paese. Stiamo lavorando in questa direzione sui fronti economico e culturale, affinché si possa invertire il trend del calo demografico».
Il presidente della Provincia è intervenuto a conclusione di tavole rotonde e interventi moderati dal direttore dell’Adige Pierangelo Giovanetti, annunciando alcune proposte che la sua amministrazione sta definendo.

Piazza Dante - ha evidenziato Fugatti - investe ogni anno 78 milioni di euro per le politiche familiari e sociali: «In Trentino abbiamo un sistema di valori che pone al centro la famiglia, motore per lo sviluppo della società. Il trend delle nascite è in calo, anche in Trentino, anche se meno rispetto alla media italiana». Fra le azioni che il governo provinciale vuole mettere in campo non c’è solo il sostegno per le rette degli asili nido: «Si tratta - ha spiegato Fugatti - di un primo passo, serve una politica integrata, per esempio sappiamo che molti giovani fra i 20 e i 30 anni fanno fatica ad uscire dalle proprie famiglie, quindi si potrebbe pensare ad agevolazioni sugli affitti per i giovani come viene fatto in altri Paesi del Nord Europa. Pensiamo anche a percorsi agevolati nei concorsi pubblici per le madri, alle quali si potrebbe assegnare un punteggio superiore rispetto a chi non ha figli, senza dimenticare il sostegno per la crescita degli asili aziendali per agevolare l’occupazione femminile». Secondo il governatore il tema della natalità deve «uscire dai vincoli di bilancio, valutando un investimento serio, nel tempo». Come? «I bonus bebè da erogare alla nascita non bastano. A partire dal secondo figlio si potrebbe erogare un assegno continuativo affinché diventare genitori possa essere economicamente sostenibile».

Un approccio diverso per favorire la natalità va riservato alle valli, dove i servizi sono meno capillari rispetto a territori come l’asta dell’Adige: «Il tema va affrontato con un approccio diverso rispetto ai centri maggiori, perché lo spopolamento delle valli comporta problematiche agricole, ambientali, turistiche. Il Trentino deve far crescere le proprie valli, deve essere attrattivo per i giovani, ovvero le istituzioni dovrebbero mettere nelle condizioni i ragazzi e le famiglie di poter scegliere liberamente di avere figli».

È chiaro che il modello familiare che la Provincia intende sostenere - ha messo in chiaro Fugatti a margine dell’evento - è quello tradizionale: «Ognuno è libero di fare ciò che crede, ma riteniamo che vadano tutelate principalmente le famiglie formate da un uomo e da una donna. Il pericolo altrimenti è che si arrivi al vero problema, quello dell’adozione di figli da parte di coppie omosessuali. Noi siamo profondamente contrari».

Importante è stato il riconoscimento da parte Ignacio Socias, direttore della Federazione internazionale per lo sviluppo familiare (Iffd-Usa), che in merito alle politiche familiari messe in campo in Trentino ha annunciato: «Nel 2020 porterò all’attenzione dell’Onu la candidatura di Trento come città più attenta alla famiglia».

Sul fronte nazionale, Ermenegilda Siniscalchi (capo del dipartimento per le politiche della famiglia presso la presidenza del consiglio dei ministri) ha snocciolato alcuni dati: “Nel 2017 in Italia sono nati 458mila bambini, ossia 15mila in meno rispetto al 2016: una cifra più allarmante che nel resto d’Europa». Il governo giallo-verde ha voluto un ministro per la famiglia, a dimostrazione di una «forte sensibilità sul tema delle politiche familiari». Fra le novità vi è l’implementazione del fondo nazionale per le politiche familiari (che passa da 4 a 100 milioni di euro) e l’attivazione di un tavolo di confronto, che avrà il compito di individuare le soluzioni migliori in tema di conciliazione famiglia-lavoro, mentre saranno confermate le misure strutturali che spaziano dal bonus per gli asili nido al premio per le nascite, che sarà aumentato per il secondo figlio.

E ancora: la presidente della Confederazione europea delle famiglie numerose (Elfac) Regina Maroncelli ha inquadrato l’esempio trentino nel contesto europeo: «Vogliamo esportare due fattori, il primo riguarda il fatto che politiche familiari sono politiche di sviluppo economico, perché il territorio attrattivo è anche quello dove poter crescere la propria famiglia; il secondo riguarda la consapevolezza che le politiche family friendly sono politiche per il benessere in senso ampio».


IL MINISTRO NON C’È, I CONTESTATORI SÌ

Il ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana (Lega) all’ultimo momento ha dovuto dare forfait, eppure chi da giorni aveva annunciato contestazioni ha deciso di presentarsi ugualmente davanti al teatro Sociale, per rimarcare la totale contrarietà alle idee dell’esponente leghista.



«Siamo davanti a un tentativo di rifascistizzazione della nostra società», hanno tuonato al megafono alcuni tra gli esponenti del collettivo transfemminista queer di Trento, che ha organizzato la protesta raccogliendo però adesioni da altre dodici realtà, tra cui il Centro sociale Bruno, Non una di Meno e Arcigay. A far da contorno agli interventi anche alcuni cartelloni: «Ci volete angeli del focolare? Ci avrete streghe», e un «blob» con alcuni virgolettati del ministro, che per il collettivo «propone un’idea di famiglia, di aggregazione umana che proprio non ci piace, vuole imporre a tutti i costi un modello retrogrado. Le persone devono essere libere di scegliere».

I manifestanti erano una quarantina, giovani e meno giovani, ma uniti da un unico slogan: «Fontana not welcome». Non sono mancati i momenti di discussione con la questura, che per il sit-in ha messo in campo misure imponenti, con diversi agenti in tenuta anti-sommossa ad affiancare i colleghi della Digos. Il collettivo aveva infatti richiesto formalmente lo spazio all’angolo tra via Oss Mazzurana e via Diaz, ma alla fine hanno deciso di stazionare davanti al teatro. I funzionari hanno sollecitato un trasloco, ma i manifestanti hanno poi deciso di rimanere lì e ora non è escluso che per chi ha formalizzato la richiesta scatti una denuncia per occupazione di suolo pubblico.

Negli interventi Fontana viene definito come «uno dei protagonisti del mondo dell’integralismo cattolico di area neo-fascista. Le sue proposte per la promozione della natalità sono l’espressione di una preoccupazione nazionalista e razzista per il calo demografico di un’Italia bianca, eterosessuale, cattolica. Siamo qui in piazza per ribadire ancora una volta che noi esistiamo e sputiamo su questa normalità violenta, escludente ed oppressiva».

 

 

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