Desiree, confermati gli arresti di tre africani

«Non sono stato io a uccidere Desirèe, ma altre persone, posso fornirvi anche i nomi». Parole dette a fatica, in un francese incerto, ma che potrebbero però allargare il campo dei responsabili dello stupro e dell’omicidio della giovane Desiree, uccisa in uno stabile abbandonato a Roma, quella terra di nessuno dove prima di morire e sotto l’effetto della droga, ha subito lo stupro.

La rivelazione è stata fatta mettere a verbale da Brian Minteh, il cittadino senegalese fermato dagli uomini della Squadra mobile assieme ad altre tre persone, nel corso dell’interrogatorio di convalida e garanzia davanti al gip Maria Paola Tomaselli.

L’indagato di 43 anni è stato l’unico a voler rispondere alle domande del magistrato, che lo accusa di omicidio volontario, violenza sessuale e cessione di sostanze stupefacenti. Gli altri due indagati, il connazionale Mamadou Gara di 27 anni, e il nigeriano Alinno Chima di 46 anni, hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Al termine dell’atto istruttorio il gip ha comunque convalidato il fermo emettendo, in serata, una ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Dal canto suo il cittadino nigeriano, parlando con il suo difensore, si è professato innocente aggiungendo: «non mi sarei permesso neanche di sfiorare Desirèe perchè si vedeva che era solo una bambina».

Anche il senegalese che ha deciso di dare una sua versione agli inquirenti ha esordito affermando di «non avere alcuna responsabilità» in questa drammatica vicenda. «Sono stati altri» avrebbe sostenuto il cittadino africano, fornendo a chi indaga una serie di nomi su cui adesso gli investigatori dovranno svolgere verifiche e cercare eventuali riscontri.

L’indagine quindi potrebbe nelle prossime ore subire una nuova accelerazione e portare all’individuazione di altre persone coinvolte, oltre quelle già finite nel registro degli indagati, nell’atroce omicidio della sedicenne trovata priva di vita a Roma in uno stabile abbandonato nel quartiere San Lorenzo.
Intanto resta in carcere a Foggia, dove verrà interrogato Yusif Salia, il quarto straniero fermato e ritenuto tra i responsabili. Il suo fermo dovrà essere convalidato davanti al gip del tribunale pugliese. L’uomo è stato trovato anche in possesso di 11 chilogrammi di sostanze stupefacenti. Il confronto davanti al gip per lui potrebbe essere fissato per lunedì.

Sul fronte delle indagini quindi, si sta cercando di ricostruire l’esatto numero di persone che erano presenti durante la violenza sessuale e la morte della ragazza. Al momento per chi indaga erano circa 12 le persone che in quelle ore gravitavano in via dei Lucani, nello storico quartiere romano. Si tratterebbe per lo più di pusher che utilizzavano i locali fatiscenti dell’immobile come piazza di spaccio.

Proprio in una di quelle stanze all’alba di venerdì scorso gli agenti di polizia hanno trovato, dopo una segnalazione anonima al 118, il corpo della minorenne. La vittima per almeno due giorni, secondo quanto accertato, sarebbe stata in mano ai suoi aguzzini che l’avrebbero stordita somministrandole sostanze stupefacenti e alcool e poi lasciata morire dopo averla stuprata.

L’ultimo contatto della ragazza con la propria famiglia e in particolare con la nonna, risale al tardo pomeriggio del mercoledì precedente. «Non riesco a rientrare in tempo a Cisterna, resto a dormire da una amica», la brevissima comunicazione di Desirèe fatta alla nonna da un numero privato.

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