Aggressione a Emilio Carloni in via Torre Vanga, fermati due giovani italiani per tentato omicidio

di Flavia Pedrini

Svolta nell'inchiesta sull'aggressione a Emilio Carloni, l'ex gommista di 83 anni che il 15 settembre venne legato, imbavagliato e picchiato in casa sua da quattro banditi. Dopo tre settimane di indagini serrate i carabinieri di Trento hanno fermato due dei presunti aggressori: si tratta di una 20enne e di un 23enne italiani. Per loro, sabato, si sono aperte le porte del carcere di Trento, mentre altri due complici - un uomo e una donna - sono ancora ricercati. 

Pesanti le accuse di cui devono rispondere: tentato omicidio e sequestro di persona. Questa mattina, davanti al gip Marco La Ganga, si terrà l'udienza per la convalida del fermo e la decisione sulla misura cautelare da applicare. Ma su un punto, la difesa, sostenuta dagli avvocati Lorenzo Eccher (per la giovane) e Federico Fedrizzi (per il 23enne), è da subito netta: «Non c'era alcuna volontà di provocare lesioni gravi o di uccidere», dicono. Tutto sarebbe nato dal tentativo (fallito) di rubare un orologio, sfociato nell'aggressione una volta scoperti e presi dal panico. 

L'inquietante episodio era successo nella casa di Carloni di via Torre Vanga, al civico 4. A dare l'allarme, verso le 22, era stata la nipote, che sentendo dei rumori provenire dal piano di sopra era salita. Emilio Carloni era stato trovato in soggiorno, legato ad una sedia e imbavagliato, con del nastro adesivo stretto intorno alla bocca e al naso, che per l'accusa avrebbe potuto essergli fatale, tenuto conto anche del fatto che gli aggressori - per immobilizzarlo - gli avevano spruzzato contro anche dello spray urticante. Soccorso dall'ambulanza, l'83enne era stato quindi portato in ospedale, con vari traumi al volto e alle braccia ed una sospetta frattura ad una costola. 

A ricostruire i terribili momenti dell'aggressione era stato lo stesso Carloni, che dal letto dell'ospedale aveva raccontato di avere in un primo momento aperto la porta a due giovani donne. Un gesto di generosità, che l'uomo aveva spiegato di avere compiuto molte altre volte, con ragazze in difficoltà. «Non era la prima volta che si rivolgevano a me, per potere mangiare qualcosa, per potere mangiare qualche cosa o per piccole richieste di denaro. Giovani che ho sempre aiutato, nel limite del possibile - aveva detto - Evidentemente la generosità non paga e si rischia di incappare in cose come questa». L'ipotesi è che le due ragazze, una volta entrate, abbiano lasciato la porta aperta ai complici. «All'improvviso mi sono trovato in casa altri due ragazzi», aveva raccontato. Alla vista dei due uomini, l'83enne, avrebbe cercato di fermarli, venendo però brutalmente aggredito. «Erano violenti, mi hanno gettato a terra, preso a calci e immobilizzato. Mi hanno imbavagliato con del nastro e respiravo a fatica». Carloni aveva confermato anche l'uso di spray urticante, che avrebbe dunque reso ancora più difficile il suo respiro. Provvidenziale l'arrivo della nipote, che aveva messo in fuga i quattro banditi, tentando anche un inseguimento.  

Le indagini, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo provinciale, con i colleghi dell'aliquota operativa e radiomoble della compagnia di Trento, erano partite subito. I militari avevano analizzato le immagini delle telecamere di sicurezza e raccolto la testimonianza dei parenti dell'anziano. L'appartamento era stato passato al setaccio e i reperti analizzati anche dal Ris, per raccogliere elementi utili all'indagine. Dopo tre settimane il cerchio si è stretto e i carabinieri sono riusciti a dare un nome ai quattro banditi. Per due di loro si sono aperte le porte del carcere, altri due sono ricercati. «Non c'era alcuna intenzione o volontà di uccidere o arrecare lesioni gravi», evidenzia l'avvocato Eccher, precisando che la giovane è pronta ad assumersi le proprie responsabilità. Sulla stessa linea le parole dell'avvocato Filippo Fedrizzi, che difende invece il 23enne. Anche il legale esclude qualunque volontà omicida. «Non sono andati lì per fare del male o per una rapina», evidenzia. Ma perché tanta violenza, dunque? Il giovane avrebbe ammesso che erano entrati in casa per rubare un orologio. Un tentativo di furto con destrezza che sarebbe però naufragato malamente di fronte alla reazione dell'uomo, accortosi della presenza dei due uomini. A quel punto, secondo la difesa, in preda al panico, i giovani avrebbero immobilizzato e malmenato l'anziano, dandosi poco dopo alla fuga, a mani vuote.

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