Anziani, truffa telefonica da 6.000 euro

Marito e moglie novantenni sono finiti loro malgrado nel mirino di aggressivi venditori di riviste non autorizzate che riportano il logo delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco e della protezione civile.

Il telefono della coppia continuava a squillare ed i due anziani non sono mai riusciti a dire di no alle proposte d’acquisto, arrivando a spendere 6mila euro in abbonamenti in poco più di un mese. La condotta dei venditori non è stata limpida: sono accusati di circonvenzione di incapace. 

Ieri, davanti al gup, si è tenuta la prima udienza preliminare. Dieci gli imputati. Le accuse mosse dalla procura a sette persone fisiche (ossia sette rappresentanti di altrettante aziende che si occupano di vendite telefoniche) sono concorso in circonvenzione di incapace e, a vario titolo, associazione a delinquere e tentata circonvenzione (un imputato è coinvolto nell’indagine per un tentativo «autonomo» di circonvenzione), mentre tre società coinvolte sono chiamate a rispondere del reato societario di associazione a delinquere per mezzo di aziende.

L’indagine, partita dalle confidenze degli anziani coniugi ai carabinieri, nel 2016, è stata condotta dai militari di Levico.  Può capitare che, nelle ore dei pasti, squilli il telefono fisso. Una voce gentile, solitamente femminile, invita a prestare attenzione alla proposta di vendita: dai prodotti telefonici a quelli gastronomici, dall’arredamento casa agli abbonamenti. La cortesia degli addetti al call center e l’enfasi con cui sottolineano come l’offerta sia imperdibile spinge molte persone ad accettare le condizioni: magari il prodotto proposto non interessa molto, ma se si tratta di un’occasione si tende a pensare che i soldi siano comunque ben spesi. 

Ciò che è capitato alla coppia di anziani ha dell’incredibile: nella loro abitazione, per circa quattro settimane, il telefono di casa ha continuato a squillare e c’è stato un via vai di corrieri mandati dalle società con pacchi contenenti riviste non richieste e da pagare in contrassegno. Come sarebbe emerso dalle indagini, il nominativo dei coniugi sarebbe stato a disposizione delle aziende di telemarketing coinvolte nella circonvenzione perché parte di un «pacchetto» di numeri fornito da società che si occupano di ricerche e di analisi si mercato. Un «pacchetto» che potrebbe aver riguardato una fascia di popolazione di età medio-alta, più semplice da raggiungere telefonicamente e più facile da convincere. Questo passaggio, tuttavia, non viene contestato dalla procura. 

Le aziende finite nell’indagine avevano tutte regolare autorizzazione al telemarketing. Non si contesta la vendita in sé, che risulterebbe legale, ma la modalità: la coppia, data l’età avanzata, risultava facilmente «aggredibile» e la conclusione positiva della trattativa telefonica era pressoché garantita. Le riviste proposte presentavano marchi non autorizzati di polizia e carabinieri, ed alcune avevano un costo annuo anche di 800 euro. La cifra che la coppia avrebbe speso in poco più di un mese, attraverso pagamento in contrassegno ai corrieri, è di 6mila euro. Ricevuta la segnalazione dei coniugi, un carabiniere ha passato un pomeriggio a rispondere al loro telefono. E ha dato l’avvio alle indagini. Le aziende coinvolte provengono da diverse regioni italiane. Una società, difesa dall’avvocato Matteo Pallanch, ha sede nel marchigiano. L’udienza è stata rinviata a novembre.

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