Bando periferie, i soldi rimangono a rischio

Avendo già approvato i progetti esecutivi ed essendo vicini al potenziale avvio dei lavori il Comune di Trento ha maggiori possibilità di altri di salvare i finanziamenti statali del cosiddetto «Piano periferie», che per il capoluogo ammontano a 18 milioni di euro, stessa identica cifra riservata a Bolzano. Ma non vi sono certezze. La novità annunciata dal premier Giuseppe Conte dopo un teso incontro con la delegazione dei sindaci dell'Anci martedì sera a Roma è che i fondi (1,6 miliardi) revocati con la cancellazione nel decreto Milleproroghe, che tra oggi e domani passerà alla Camera a colpi di fiducia e quindi non può più essere modificato, saranno recuperati con uno specifico decreto del governo nei prossimi giorni ed erogati ai 96 Comuni a cui erano stati assegnati nell'arco dei prossimi tre anni sulla base delle effettive necessità. Una promessa verbale che il presidente dell'Anci, Antonio Decaro, ha voluto accogliere come un passo avanti positivo, anche se alcuni colleghi sindaci non erano così soddisfatti al termine dell'incontro.
Ora si attende con ansia il decreto governativo, anche per capire cosa significa «sulla base delle effettive necessità» e quale sarà il criterio per decidere le priorità nei finanziamenti. «Se valutare le necessità significa andare a rivedere progetto per progetto requisiti e valutazioni la cosa rischia di essere lunga e preoccupante» commenta Emanuela Rossini , deputata trentina che sta seguendo da vicino la situazione e che ha inutilmente tentato con emendamenti di far restituire i soldi ai Comuni. «Se invece - prosegue Rossini - si guarderà allo stato di avanzamento dei progetti, come hanno sostenuto la vice ministro Castelli e il sottosegretario Garavaglia, Trento con il suo Santa Chiara Open Lab dovrebbe essere in ottima posizione essendo tra quelle città che entro il 15 settembre hanno già inviato tutta la documentazione richiesta sui piani esecutivi».
È quello che si augura ovviamente l'amministrazione comunale con l'assessore alle opere pubbliche Italo Gilmozzi , che non si nasconde però l'incertezza della situazione e non esclude nulla, nemmeno il ricorso al Tar contro il governo già evocato da numerosi sindaci, per far valere i diritti acquisiti. «Premesso che c'è stato un concorso in cui si sono stabiliti degli impegni precisi che devono essere onorati io credo che un'amministrazione abbia il dovere di procedere con i propri adempimenti ma anche il diritto di salvaguardare quello che ha ottenuto legittimamente al pari di tanti altri Comuni. Perciò noi se necessario faremo tutto quello che si potrà fare per salvaguardare questo diritto» dice Gilmozzi.
Il progetto Santa Chiara Open Lab prevede come intervento principale, per quanto riguarda il costo, la ristrutturazione dell'ex civica casa di riposo di via San Giovanni Bosco per trasformarla nel nuovo polo degli uffici tecnici comunali: è un intervento da 12 milioni di euro il cui iter è in una fase già molto avanzata: attualmente è in corso la gara d'appalto e proprio oggi pomeriggio si riunirà la commissione di valutazione delle offerte per la quarta volta. Chiaro che bloccare i finanziamenti ora vorrebbe dire anche danneggiare i 13 raggruppamenti di impresa che hanno lavorato per mettere a punto le loro proposte e sottrarre denaro fresco al sistema delle imprese edili.
Gli altri due grossi interventi, la ristrutturazione dell'ex mensa S.Chiara per farne un centro giovanile e la sede degli ordini di ingegneri e architetti e la riconversione dell'ex Facoltà di Lettere in una Casa della cultura e dello spettacolo, sono stati approvati ma hanno bisogno di un passaggio in consiglio comunale per il via libera definitivo, previsto tra ottobre e novembre.

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