L'incubo di Agitu: minacce e insulti

di Flavia Pedrini

C’è un’indagine della procura aperta già da prima di ferragosto sulle aggressioni, le minacce e i danneggiamenti di cui è vittima Agitu Ideo Gudeta, allevatrice e titolare dell’azienda agricola «La capra felice», a Frassilongo.

L’ipotesi di reato al vaglio della magistratura, che dopo i gravi episodi denunciati dalla donna si è mossa tempestivamente, è di stalking, aggravato dall’odio razziale (la circostanza aggravante prevista dall’articolo 3 della legge Mancino, in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa). Non un fascicolo a carico di ignoti, visto che la donna ha indicato chiaramente il suo persecutore. Nel registro degli indagati c’è il nome del presunto autore: un pastore trentino 50enne che vive a pochi passi dalla sua stalla e che avrebbe reso la sua vita un inferno: «Temo che prima o poi possa accadere qualcosa di brutto», dice la donna.

Le indagini sono affidate ai carabinieri della stazione di Sant’Orsola, della compagnia di Borgo Valsugana. Agli atti ci sono le denunce fatte dall’allevatrice, ma anche le fotografie scattate dalla donna all’uomo e il filmato realizzato in occasione dell’ultima aggressione.

Una decina di giorni fa, infatti, il vicino l’avrebbe minacciata di morte. «Era il tardo pomeriggio e mi trovavo al pascolo, quando mi ha raggiunto in moto - il drammatico racconto della donna all’Adige - Quando è sceso dal mezzo e ha iniziato ad avvicinarsi a piedi, ho impugnato il cellulare per filmare l’accaduto. Quando ha alzato la mano mi sono difesa col bastone, ma è riuscito a strapparmelo di mano e sono caduta a terra. Così ha iniziato a premere il legno sul collo. Schiacciava e gridava “Io ti uccido”. Con tutta la forza che avevo in corpo ho usato i piedi per allontanarlo e ho chiamato le forze dell’ordine».

Ma questo brutale episodio non sarebbe che l’ultimo di una lunga serie. I primi segni di intolleranza nei confronti della donna, che peraltro gode della stima e dell’affetto di tutta la valle dei Mocheni, sono iniziati lo scorso anno. Prima le minacce e gli insulti verbali -  «Ti uccido, te ne devi andare brutta negra. Questo non è il tuo posto» le ha gridato molte volte - poi i danni e i dispetti. Una escalation di violenza sfociata in due aggressioni fisiche. La prima all’inizio del mese: «Stavo pulendo la mungitrice quando mi ha preso per il collo dicendo “Ti uccido”. Non capivo cosa stesse succedendo, mi mancava il respiro ma in qualche modo sono riuscita a colpirlo alle parti basse e sono riuscita a scappare. I medici mi hanno dato 7 giorni di prognosi».

Dieci giorni fa l’ennesimo attacco, documentato in questo caso anche con il telefonino. In mezzo altri brutti episodi, sulla cui paternità la donna non ha debbi e sui quali sono in corso accertamenti da parte dei carabinieri. Il giorno della prima aggressione Agitu Ideo Gudeta ha trovato anche le gomme della macchina tagliate. In precedenza era toccato al carro che l’allevatrice utilizza per andare al mercato. «Sono riuscita a fotografare quell’uomo in azione accanto alla mia macchina», ha raccontato. Ma l’imprenditrice si dice certa che ci sia la mano del vicino anche dietro altri macabri episodi, come la sparizione del cane nel 2017 o il ritrovamento, due mesi fa, di una capra uccisa, alla quale erano state asportate le mammelle. Non l’opera di un lupo, come aveva pensato all’inizio, ma il gesto volontario di una persona armata di coltello.

Si può facilmente immaginare cosa significhi per questa giovane donna etiope - arrivata in Trentino da ragazza per studiare (si è laureata in Sociologia) - convivere ogni giorno con il timore di incontrare l’uomo mentre porta le sue capre al pascolo e dovere sopportare insulti e minacce. Anche se Agitu Ideo Gudeta è risoluta: «Ho combattuto per la libertà della mia gente e non mi faccio intimidire da un imbecille», assicura, decisa a non farsi rubare la libertà da chi la odia, forse, per il colore della sua pelle o perché, dal nulla, è riuscita a costruire un’attività di successo con «La capra felice».

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