Sicurezza di ponti e viadotti: in Trentino 130 «osservati speciali»

Dopo l’immane tragedia di Genova è inevitabile interrogarsi, ovunque, sulla situazione delle infrastrutture della rete viaria ed, in particolare, di sullo stato di ponti e viadotti. In provincia di Trento sono 1.317 quelli di lunghezza superiore ai tre metri, lungo i 2.500 chilometri di strade di competenza provinciale (diretta o «ereditata» dalla rete statale).

Già dallo scorso anno la Provincia ha elaborato un piano quinquennale di interventi di manutenzione straordinaria su un decimo del totale delle strutture: 130 ponti e viadotti che è stato valutato necessitino di attenzioni particolari. Per questo nell’agosto 2017 era stato stimato un importo di circa 40 milioni di euro, di cui 13 milioni già finanziati a bilancio. «E nell’ultima manovra abbiamo stanziato un’altra ventina di milioni, destinati proprio alla manutenzione straordinaria», ha spiegato l’assessore provinciale ai lavori pubblici, Mauro Gilmozzi, che ha confermato come il piano di messa in sicurezza dei ponti più vetusti o usurati sia partito regolarmente e stia procedendo come previsto.

Osservati speciali sono ponti e viadotti esistenti lungo la tangenziale del capoluogo e la statale della Valsugana, non tanto per le loro precarie condizioni, quanto per le sollecitazioni alle quali sono sottoposti vista la mole di traffico - composta anche da migliaia di mezzi pesanti - che ogni giorno interessa quei tratti della rete viaria provinciale. In particolare, nell’estate scorsa la giunta provinciale aveva stanziato dieci milioni di fondi europei destinati a far fronte ai rischi sismici sulla rete stradale provinciale concentrando gli sforzi su tre interventi che riguardano il viadotto «Crozi» sulla ex statale 47 (4 milioni di euro) a Ponte alto, il viadotto «Tamarisi» sempre sulla Valsugana all’altezza di Pergine (5 milioni) e l’adeguamento sismico del sovrappasso «nodo di Canova» all’intersezione tra la Valsugana e la tangenziale di Trento (un milione di euro). Tutti e tre gli interventi sono in fase d’appalto e, come da «tabella di marcia» dovrebbero scattare entro il 2018.

Per la gestione e il monitoraggio dello stato di salute dei ponti di competenza, la Provincia si è dotata fin dal 2002, più di tre lustri fa, di uno specifico applicativo denominato Bms (Bridge management system). Un sistema di controllo alimentato dalle informazioni conseguenti alle ispezioni periodiche effettuate da personale interno nonché, per situazioni particolari, da professionisti esterni. «Il sistema informatico Bms - spiegavano in sede di presentazione in Provincia - fornisce, in modo automatico, uno specifico coefficiente numerico che indica lo stato di conservazione della struttura. In base a tale indicatore sono individuate le priorità degli specifici interventi manutentivi e viene messa a punto la programmazione su un orizzonte di cinque anni per i più urgenti, oppure di dieci o quindici anni nel caso in cui vengano rilevate condizioni ottimali».

Tangenziale di Trento e statale 47 della Valsugana sono «osservate speciali» non solo per la loro rilevanza dal punto di vista viario ma anche perché - ed è ovviamente superfluo sottolineare come le due cose vadano di pari passo - sono i tratti della rete provinciale maggiormente utilizzata anche dai mezzi pesanti e dunque più esposta ai fattori di usura legati alle sollecitazioni: a partire dalle fisiologiche oscillazioni delle travi delle campate, che comportano un periodico rifacimento della pavimentazione e del getto integrativo, senza contare l’opera di erosione del sale, imprescindibile per garantire la sicurezza nei mesi invernali. È stato stimato che lungo la tangenziale di Trento transitino ogni giorno circa cinquantunomila veicoli mentre la Valsugana venga battuta quotidianamente da circa quarantacinquemila veicoli.

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