Primo laureato del corso di Biologia quantitativa

di Daniele Benfanti

Computazionale e quantitativa: è la biologia che dal presente guarda al futuro. All'Università di Trento partiva due anni fa il primo corso di laurea magistrale, un unicum in Italia, in Biologia quantitativa e computazionale (QCB l'acronimo della dicitura inglese, Quantitative and Computational Biology). Nell'85% del suo svolgimento, il corso e gli esami di profitto sono stati in lingua inglese. Un percorso che coinvolge il Cibio (Centro di Biologia integrata), il DISI (Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell'informazione), e i dipartimenti di Fisica e Matematica. Nella sessione di laurea della seconda metà di luglio si è laureato il primo studente del corso. Si tratta di Carlo Masaia, veronese di Nogarole Rocca, 25 anni. «Sono il primo laureato in assoluto della mia famiglia ? spiega Carlo ? e ho scelto questo corso innovativo dell'Università di Trento dopo il diploma al Liceo Scientifico di Villafranca di Verona e la laurea triennale in ingegneria informatica a Padova».

Carlo, che ha un fratello di 19 anni che sta studiando informatica a Verona, con la sua laurea triennale era già riuscito a entrare nel mondo del lavoro: «Facevo il sistemista, con contratto di apprendistato, un buono stipendio e diversi benefit ? racconta ? ma ero affascinato da questa magistrale che univa informatica, biologia, chimica, matematica. Su oltre venti iscritti, quasi tutti non trentini, ero l'unico che arrivava da ingegneria informatica. C'era una ragazza proveniente da matematica e per il resto laureati in biologia e fisica. Fortunatamente nella triennale avevo inserito un esame di biologia da Veterinaria, che mi è servito. Finita la laurea di primo livello, avevo in programma di studiare bioinformatica e poi fare un dottorato. Nel corso attivato qui a Trento ho visto la possibilità di avere già nella specialistica contenuti che all'estero, penso a Stati Uniti e Gran Bretagna, sono tipici di un dottorato». 

Cosa rappresentava Trento nell'immaginario di Carlo e come si è trovato in questa esperienza universitaria? «Alle superiori c'era stata un'uscita per conoscere l'Università di Trento, ma l'avevo saltata perché non c'era ingegneria elettronica. Tra Padova e Trento ci sono differenze notevoli. Le dimensioni, gli ordinamenti, i corsi attivati. A Padova c'è una vasta scelta, ma a Trento c'è un rapporto con i docenti invidiabile. In alcuni corsi eravamo in 5-10 studenti per professore. A Padova non si era mai meno di 200 e con i docenti non era facile parlare». 

La tesi di laurea scelta da Carlo spiega molto del focus dei suoi studi e dei possibili sbocchi occupazionali: «Sistemi informatici basati su architetture biochimiche». Con la disinvoltura e la naturalezza proprie di molti uomini (e donne) di scienza, Carlo spiega il nocciolo di questi studi e la loro utilità: «Spesso ci scambiano per biotecnologi industriali. In realtà la biologia quantitativa e computazionale è un tipo di approccio diverso, basato sul calcolo. Si tratta di trasferire il linguaggio matematico e informatico alla biologia. A lungo la biologia è stata una disciplina descrittiva, basata sull'osservazione. Le tecnologie informatiche legate ai big data e il «machine learning» permettono tante applicazioni alla biologia, attraverso interfaccia informatiche. In campo medico, ad esempio, anche se non è il mio settore. Io ho studiato in particolare le tecniche per sostituire il silicio, che è un semimetallo alla base dei microcircuiti, e altri semiconduttori, con architetture biochimiche. I vantaggi sono la replicabilità, i bassi costi una volta sviluppati i processi, l'integrazione biologica». La biochimica, insomma, con sofisticati calcoli replica le scienze dell'informazione. Un campo di applicazione utile è quello della prototipazione industriale, ad esempio. 

Carlo, che è appassionato di teoria dei giochi, linguaggi formali (di programmazione, neuroscienze) e negli anni dell'università è diventato un bravo cuoco, in questi giorni sta liberando il suo alloggio allo studentato di San Bartolomeo, si sta concedendo un po' di vacanza, compatibilmente con i bandi di ricerca e di dottorato ai quali si sta iscrivendo e con le offerte di lavoro che sta vagliando. «Anche in Italia e a Trento in particolare ci sono borse di dottorato triennali più che dignitose. Nel mio ambito di ricerca ci sono università molto avanzate a Newcastle, nel regno Unito, e nel New Mexico, negli Stati Uniti. Ci sono poi le offerte di lavoro. Me ne arrivano molte relative alla mia laurea triennale. Un programmatore junior all'estero guadagna anche il doppio o il triplo che in Italia. Vedremo».

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