Vigili e profughi, il caso politico Bando contestato da parlamentari

Tutto è cominciato con il fatto che ad Ala e Avio andavano assunti dei vigili urbani. Il Comune di Ala ha quindi fatto un bando, per il concorso pubblico. Ed è scoppiata una polemica furente. Perché? Perché il bando è aperto anche a cittadini «di paesi terzi titolari del permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo e per i titolari dello status di rifugiato ovvero dello status di protezione sussidiaria». per partecipare serve essere incensurati, conoscere la lingua italiana e conoscere le norme, ovviamente. Ma ecco, in tempi come questi, tanto è bastato per scatenare un vespaio.

L’onorevole Vanessa Cattoi ha inviato un intervento al fulmicotone, ritenendo il bando illegittimo: «Questo non è altro che la dimostrazione pratica che quando il Partito Democratico afferma che i profughi non portano via lavoro agli italiani oppure che fanno i lavori che gli Italiani non vogliono più fare sbagliano perché questo è un primo passo verso lo scardinamento della nostra identità». Cita le norme sul pubblico impiego, l’onorevole Cattoi, e ricorda come sia possibile una limitazione ai soli cittadini italiani per impieghi delicati: «Il requisito della cittadinanza italiana va sicuramente previsto in caso di funzioni che comportano l’elaborazione, la decisione, l’esecuzione di provvedimenti autorizzativi e coercitivi, oppure funzioni di controllo.

Tali norme trovano applicazione anche per i cittadini stranieri non comunitari, se titolari di un permesso di soggiorno di lungo periodo, se rifugiati o se titolari della protezione sussidiaria». Una limitazione che - osserva Cattoi citando la Cassazione - «non va intesa come discriminazione lesiva del principio d’uguaglianza, giacché non esiste un principio generale di ammissione dello straniero non comunitario al lavoro pubblico».

A replicare è il sindaco Federico Secchi, perché Avio è uno dei Comuni coinvolti nella convenzione. Anche lui fa riferimento alle leggi, e alla giurisprudenza in materia: «I lavoratori extracomunitari possono fare domanda per partecipare ai concorsi pubblici, in presenza di determinati requisiti e per determinate funzioni. E così è stato per i concorsi pubblici banditi da quella data in poi. Dura lex sed lex. Lo stesso bando di Ala prevede, poi, al punto 10, che i candidati, per poter essere ammessi siano in possesso delle condizioni soggettive previste dall’art. 5, secondo comma della legge 7 marzo 1986 n. 65 (Funzioni di polizia giudiziaria, di polizia stradale,di pubblica sicurezza). Infatti, se la normativa sul pubblico impiego prevede che i cittadini dell’Ue possano accedere a quei lavori pubblici che non comportano esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri e funzioni, oppure che non risultano necessari per l’interesse nazionale, è chiaro altresì che, in particolare, il requisito della cittadinanza italiana va sicuramente previsto in caso di funzioni che comportano l’elaborazione, la decisione, l’esecuzione di provvedimenti autorizzativi e coercitivi».

Insomma, Secchi ricorda che le norme sono state rispettate. Ma apre al dibattito: «Lunedì chiederò un’ulteriore ed approfondita verifica e se dovessero emergere controversie interpretative - che non credo - ne chiederò il ritiro e la sua riformulazione. Senza conclusioni affrettate e nel pieno rispetto della legge. Avendo sempre a cuore l’interesse della mia Comunità».

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