Planetario, il Trentino nello spazio Accordo tra Muse e Agenzia Spaziale

di Francesco Terreri

Tra meno di un anno, nel nuovo Planetario che sorgerà nel parco vicino al Muse, si potranno fare viaggi virtuali nel microcosmo di un prato, dal fiore agli atomi che lo compongono, ma anche nel cosmo, a bordo della stazione spaziale internazionale, quella dove ha lavorato per quasi sette mesi l'astronauta trentina Samantha Cristoforetti . Al tempo stesso al Dipartimento di fisica di Trento, all'Institute for Fundamentals Physics Applications, al Dipartimento di ingegneria e scienza dell'informazione, a Fbk, si lavora ai veri viaggi spaziali.
Il 2 febbraio scorso è stato lanciato dalla base cinese Jiuquan Satellite Launch Center, nel deserto del Gobi, il satellite Cses. A bordo c'è il rilevatore di particelle del progetto Limadou, sviluppato da ricercatori trentini e di altri centri di ricerca e atenei italiani, che aiuta a monitorare i fenomeni sismici e i terremoti. E a Ingegneria è partita un'importante collaborazione per l'osservazione del gigante del sistema solare, il pianeta Giove. 

Non a caso, quindi, venerdì, a margine della festa del Muse, è stato firmato un accordo quadro tra il Museo della Scienza di Trento e l'Agenzia Spaziale Italiana, presieduta dal fisico trentino Roberto Battiston . «Un accordo sui mutui interessi nella comunicazione e divulgazione scientifica su temi di grandissimo contenuto scientifico - spiega Battiston - come nel caso dell'acqua, a cui è dedicato il nuovo Planetario Muse H2O e sui cui abbiamo appena fatto un'importantissima scoperta: l'acqua nello spazio, precisamente in un lago sotterraneo su Marte». Nel 2020 la missione europea a leadership italiana ExoMars arriverà sul pianeta rosso alla ricerca di tracce di vita. 

«Trento è molto presente nella ricerca spaziale - sostiene Battiston - Il gruppo di ricerca nel settore spaziale del Dipartimento di fisica, il Trento Institute for Fundamentals Physics Applications dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, fondato quattro anni fa ma che ha una grandissima tradizione di ricerca, studia le onde gravitazionali e lavora sulla tecnologia di interferometri laser di enormi dimensioni capaci di rilevarle (come è accaduto nel settembre 2015 ed è stato rivelato nel febbraio 2016 ndr ). Un altro campo è quello del rilevatore di antimateria Alpha Magnetic Spectrometer, utilizzato a bordo della stazione spaziale internazionale». 

«Recentemente - dice ancora Battiston - è stato lanciato dalla Cina il satellite del programma Limadou per studiare e monitorare i terremoti, a cui hanno collaborato ricercatori dell'Università di Trento. Un'altra importante collaborazione è col Dipartimento di ingegneria e scienza dell'informazione su strumenti per l'osservazione di Giove. In realtà tutto questo lavoro, non solo il monitoraggio dei terremoti, è dedicato a migliorare la vita sulla Terra». 

Su molti di questi temi si potranno fare esplorazioni nel nuovo Planetario che aprirà vicino al Muse la prossima primavera. «Dal punto di vista tecnologico, è all'ultimo grido - afferma Christian Lavarian , coordinatore della sezione astronomia del Muse - con una strumentazione che ha la possibilità di essere aggiornata per supportare tecnologie migliori». Il Muse H2O, così chiamato perché la struttura a tre sfere è ispirata alla molecola dell'acqua, prevede nella cupola più grande il Planetario.
«Non è la tipica struttura dei planetari, con la seduta circolare - spiega Lavarian - La seduta è invece inclinata, una gradinata inclinata di 20 gradi, e i due proiettori sono agli estremi della cupola creando un aspetto immersivo notevole. Qui si potrà assistere ad un ciclo astronomico virtuale ma anche ad altre esperienze multimediali, di realtà aumentata, di realtà virtuale, destinate a tutti i palati, alle scuole, oltre che al pubblico più avvezzo».
«Tra i documentari con esperienza di immersione - prosegue l'astronomo - proporremo il viaggio nel microcosmo, dal grande al piccolo, partendo da un prato e arrivando fino agli atomi e alle particelle». E ancora: «Un viaggio nella Terra del passato, al tempo dei dinosauri, dove sorvoleremo continenti all'epoca completamente diversi da quelli attuali con specie estinte». 

Con gli anni, aggiunge Lavarian, «arriveremo a produrre noi documentari di questo genere, veri e propri spettacoli da esportare». Non mancheranno, naturalmente, le esperienze spaziali, a partire dal viaggio virtuale a bordo della stazione spaziale internazionale, fino a «presentazioni e installazioni delle nostre eccellenze tecnologiche spaziali, e non solo di esse».

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