Caporalato in Trentino, ora c'è il numero verde per segnalare irregolarità e violazioni

Mancati pagamenti, lavori sottopagati, irregolarità amministrative, lavoro nero, caporalato. Sono alcune delle circostanze che i lavoratori dell'agricoltura potranno segnalare alla Fai Cisl del Trentino grazie al numero verde 800.199.100.

L'obiettivo è raccogliere le denunce di quanti lavorano in condizioni di sfruttamento e illegalità nel settore agroalimentare. Le segnalazioni serviranno per un monitoraggio sull'evoluzione del fenomeno e consentiranno anche di dare voce a tante lavoratrici e tanti lavoratori vittime di caporalato.

«Si tratta di un'iniziativa promossa dalla federazione nazionale che la sezione trentina Fai Cisl appoggia convintamente», spiega Fulvio Bastiani, segretario provinciale della Fai Cisl.     

Già nei mesi scorsi la Fai Cisl aveva raccolto diverse segnalazioni, ma grazie al numero verde sono arrivate alcune denunce di presunte irregolarità. «In particolare abbiamo avuto un caso che prefigurerebbe una illecita intermediazione».

«Lo consideriamo erroneamente un'isola felice, ma anche il Trentino non è immune al fenomeno del caporalato e dello sfruttamento lavorativo, se pur in maniera circoscritta. Lo dimostra anche il fatto che, recentemente, abbiamo raccolto una segnalazione che riguarderebbe un'intermediazione illecita da parte di un lavoratore straniero di un'azienda trentina nei confronti di connazionali». Il segretario della Fai Cisl del Trentino Fulvio Bastiani porta alla luce il caso e sottolinea la necessità di mantenere alta l'attenzione anche sul nostro territorio in materia di sfruttamento nel lavoro agroalimentare.

«Mediante il numero verde da poco attivato ci sono già arrivate a livello locale segnalazioni per situazioni di irregolarità, tra cui quella di un giovane italiano assunto in una malga trentina che si trova con solo metà delle giornate retribuite dal punto di vista contributivo, piuttosto che quello riguardante lavoratori non pagati da parte di un'azienda florovivaistica di Pergine ora fallita».

Ma a queste segnalazioni si aggiunge appunto quella che vedrebbe vittime alcune persone straniere, costrette da un connazionale a versare una cifra mensile per lavorare all'interno di un'azienda trentina della Bassa Valsugana. «La persona che si è rivolta a noi sostiene di essere stata minacciata e costretta per questo a tornare nel paese di origine», ha spiegato Bastiani, precisando che «la segnalazione è già stata trasmessa agli organi competenti e alla Procura della Repubblica, per cui ci risulta che ora sia aperto un fascicolo. Qualora l'episodio venisse confermato, se pur isolato, rappresenterebbe un grave caso di caporalato in Trentino».

In tale quadro si inserisce la contrarietà della Fai Cisl al ripristino del voucher in agricoltura, definito «caporale di carta» laddove questo «venisse esteso in maniera generalizzata, perché diventerebbe una specie di salvacondotto in caso di ispezioni per chi paga in nero ed un modo per depotenziare la legge sul caporalato».

La conseguenza, per la Fai Cisl, sarebbe la destrutturazione di un settore che già oggi prevede ampia flessibilità di contrattazione proprio perché caratterizzato da lavoro soprattutto stagionale. Nello specifico, riferisce il segretario, l'occupazione stagionale in agricoltura tradizionale interessa circa il 95% dei lavoratori, «con migliaia di persone anche in Trentino, non solo straniere ma anche italiane, impegnate nelle campagne di raccolta».

Lavoro «già oggi pagato ad ore e a giornata, dove i voucher non sono spariti, bensì riservati a determinate categorie come pensionati, studenti e disoccupati. Se limitati possono contribuire a scongiurare il lavoro nero, ma estesi indiscriminatamente comporterebbero anche la penalizzazione dei lavoratori a livello previdenziale, non potendo richiedere più neppure l'indennità di disoccupazione».

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