Riduzione aperture domenicali, il sì del Trentino Confesercenti: «Giusti anche i limiti all'e-commerce»

di Denise Rocca

Il governo vuole ridurre le aperture domenicali dei negozi e in Trentino la proposta viene accolta con favore sia dalle sigle sindacali che propongono maggiorazioni ai salari e l'autonomia decisionale dei territori, sia da Confesercenti che prevede una boccata d'ossigeno per i piccoli esercenti. 

La proposta del sottosegretario all'economia Davide Crippa fa sostanzialmente dietrofront rispetto al Decreto Salva Italia di Monti che aveva liberalizzato la materia e prevede per ogni comune l'apertura di non oltre il 25% dei negozi per ciascun settore merceologico, nei giorni festivi, e comunque non oltre un massimo di 12 domeniche annue. La proposta riconsegna inoltre agli enti locali la gestione della materia, ma esclude dalla riforma i comuni turistici per i quali continuerà a vigere una liberalizzazione completa.  

È prevista anche una stretta sullo shopping online, per quanto possibile almeno: si potrà continuare ad acquistare anche nei giorni festivi, ma viene proposto lo spostamento della lavorazione dell'ordine (in Italia) nei successivi giorni feriali. «Sacrosanta regolamentazione che dovrebbe prevedere addirittura l'impossibilità di fare l'ordine e speriamo si estenda anche al rispetto delle regole fiscali» commenta Renato Villotti , presidente di Confesercenti Trento. In Trentino la proposta Crippa sfonda una porta aperta: Lamberto Avanzo , segretario della Cisl, è ampiamente favorevole ad una regolamentazione. «Da anni Cisl punta a tornare alle chiusure domenicali e festive - spiega Avanzo - e propone la creazione di un tavolo di secondo livello dove si discutano eventuali zone dove le aperture domenicali siano di beneficio, legate però a maggiorazioni per il lavoro domenicale e festivo e alla libertà del lavoratore di mettere o meno a disposizione il proprio operato».  

La Cisl proponeva addirittura la chiusura il sabato pomeriggio: «È chiaro che siamo in una zona che ha un richiamo turistico di un certo tipo - specifica Lamberto Avanzo - quindi vanno fatte delle valutazioni sulle località dove ha senso e c'è la possibilità di gestire delle aperture, comunque con modalità che vanno contrattate a livello territoriale e va riconosciuto ai lavoratori l'onere di lavorare in giorni dedicati invece al riposo».  

A favore di una stretta sulle aperture festive anche il segretario di Uil Walter Largher che ne fa una questione anche economica: «Le aperture continuate non hanno dimostrato di aumentare il fatturato - spiega - sugli Alimentari il fatturato dei festivi è poi fatturato che manca in settimana. Negli anni abbiamo visto aperture domenicali ma non aumenti di occupazione, quindi non si può sostenere oggi contro questo progetto di legge che ci sarà una riduzione dell'occupazione, ma al massimo una semplice riorganizzazione. Chiediamo in ogni caso che se il progetto diventerà legge si garantisca l'occupazione e che ci sia autonomia dei territori sulla gestione degli orari e delle date di apertura».  

Renato Villotti , di Confesercenti Trento, porta la voce dei piccoli negozianti: «Per la difesa delle attività famigliari è una scelta giusta quella di avere più chiusure, ad eccetto dei periodi delle festività annuali che vanno rispettate al pari di quelle località dove la presenza di turismo cambia le necessità di servizio e le opportunità economiche. Per i piccoli le aperture selvagge sono disastrose, competere con le catene che hanno molto personale a disposizione è impossibile e impoverisce tutto il tessuto commerciale, anche perché non si movimentano più volumi, semplicemente si spostano. Ben vengano regole uguali per tutti, anche per una qualità di vita più umana dei lavoratori.

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