Centrale unica, in cinque indagati: c'è anche Zappini Annullato il concorso: l'accusa è tentato abuso d'ufficio

Il concorso, poi annullato, per la copertura di un posto a tempo indeterminato per funzionario tecnico della nuova Centrale unica di emergenza, porta altri guai all’ex dirigente della Cue, Luisa Zappini, ma coinvolge anche due docenti e due ricercatori di Eledia, Centro di ricerca di eccellenza dell’Università.

Nei giorni scorsi il pm Marco Gallina ha inviato l’avviso di conclusione delle indagini, ipotizzando per tutti un tentato abuso d’ufficio in concorso: in sostanza, secondo l’accusa, si sarebbero accordati sui contenuti del bando, a vantaggio del primo e secondo classificato, entrambi ricercatori presso il Centro di ricerca Eledia, che collaborava in modo sistematico con la Cue. Un’accusa, va detto, che viene respinta con forza.

Il bando per un posto da tecnico

L’indagine è stata aperta la scorsa estate dopo la presentazione di un esposto da parte di un candidato escluso dal concorso, pubblicato il 20 febbraio 2017 sul Bollettino ufficiale della Regione. Nei guai, oltre a Luisa Zappini, sono finiti due stimatissimi docenti ed altrettanti ricercatori. Sono il coordinatore del Gruppo di ricerca di Eledia, Andrea Massa, 53 anni, di Genova e il trentino Paolo Rocca, 36 anni, membro del gruppo di ricerca; poi Fabrizio Robol, 31 anni, di Trento e Federico Viani, 37 anni, di Trento, rispettivamente primo e secondo classificato al concorso (entrambi, va detto, con curriculum di alto profilo). L’ipotesi dell’accusa, però, è che i cinque si siano accordati tra loro, «ponendo in essere - sostiene il pm - atti diretti in modo univoco a procurare un ingiusto vantaggio patrimoniale» a Robol, dichiarato primo idoneo e Viani, secondo classificato, e dunque «potenzialmente assumibile», dal momento che la graduatoria aveva durata triennale.

Le mail e i requisiti «adattati»

Agli atti dell’inchiesta, condotta dalla Guardia di finanza di Trento, ci sono soprattutto le e-mail tra gli indagati. In particolare, nel febbraio 2016, Zappini, poi nominata presidente della commissione concorsuale, avrebbe preso contatti con Viani, al quale avrebbe spedito una bozza di un precedente concorso. Un bando che il ricercatore, per il pm, in accordo con la stessa Zappini e con Robol, avrebbe «adattato» alla futura procedura, inserendo i requisiti idonei a favorire l’assunzione dello stesso Robol e condividendoli anche con il professor Massa. A «cucire addosso» al vincitore e al secondo classificato il bando di gara, per l’accusa, avrebbero contribuito anche Massa e Rocca, indicando le caratteristiche e le competenze necessarie. A quel punto - siamo al 31 ottobre 2016 - Zappini avrebbe trasmesso lo schema del bando di concorso per titoli ed esami all’Ufficio concorsi e mobilità della Provincia, spiegando di avere inserito tutti gli elementi per selezionare «in modo puntuale ed oggettiva i requisiti» necessari per lavorare alla Cue. Una ricostruzione contestata in toto dalle difese: le e-mail, ribattono, si riferivano ad un altro concorso europeo.

Zappini in conflitto d’interessi

Nella ricostruzione dell’accusa pesa anche il ruolo di Luisa Zappini, nominata presidente della commissione del concorso, ritenuta incompatibile sia con il candidato Viani che con Robol: con entrambi, viene rilevato, aveva firmato delle pubblicazioni scientifiche ed entrambi sarebbero stati «coestensori» del bando.

Graduatoria annullata

Il reato non si sarebbe però realizzato per ragioni indipendenti dalla volontà degli indagati. Sia perché la Provincia, ritenendo i «titoli» indicati nella bozza di concorso troppo specifici, decise di bandire la selezione per soli esami (condizionata comunque, per l’accusa, «dai profili tecnici delle materie in esame», rimasti uguali), ma soprattutto perché il 23 giugno 2017 la giunta decise di annullare il concorso «in via prudenziale e autotutela».

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