Seicento chiamate al giorno al numero unico «112»

di Franco Gottardi

In un anno 218.000 chiamate sono arrivate e sono state gestite dalla nuova Centrale Unica di Emergenza. Che vuol dire 592 telefonate al giorno, circa 25 all’ora, una ogni due minuti e mezzo. Un volume di lavoro importante per il nuovo sistema di gestione delle emergenze che dal 6 giugno del 2017 ha riunificato in un unico centralino che risponde al 112 tutte le chiamate prima indirizzate al 113 della Polizia, al 118 di Trentino emergenza per le chiamate sanitarie, al 115 dei vigili del fuoco e al vecchio 112, oggi disattivato, a cui rispondevano direttamente i carabinieri.

La centrale unica 112 è stata attivata per adeguarsi a un obbligo derivante da una direttiva europea emanata una quindicina di anni fa, che chiedeva a tutti gli Stati di utilizzare un numero telefonico unico. L’Italia per anni ha pagato penali a Bruxelles e solo dal 2008 ha iniziato ad attivarsi, prima a Varese in via sperimentale e poi in molte altre regioni, tra cui appunto il Trentino (mancano però zone importanti come il vicino Veneto, l’Emilia Romagna e gran parte dell’Italia centrale e meridionale).

La centrale di Trento, che serve tutta la provincia, è stata realizzata fisicamente all’ultimo piano del palazzo sede di Trentino Network. Gli operatori che si danno il turno nello stanzone che gestisce le chiamate sono 17 e sono in postazione contemporaneamente in quattro di giorno e in due la notte. Il loro compito è quello di rispondere alla chiamata e inoltrarla alla centrale di secondo livello, cioè a Trentino Emergenza, carabinieri, vigili del fuoco o polizia.

Oppure di scartarla non essendo vera emergenza, cosa che accade ancora nel 40% dei casi, con gente che chiama per avere gli orari delle farmacie piuttosto che per chiedere informazioni generiche. Un’attività di filtro importantissima per far arrivare ai centralini di soccorso solo una vera chiamata urgente.

Dal momento del primo squillo alla risposta passano in media 5,4 secondi; il tempo medio per identificare il chiamante, localizzare l’evento, definire il tipo di soccorso necessario e procedere all’inoltro alle centrali di secondo livello è di altri 52 secondi. In meno di un minuto insomma si può parlare direttamente con l’operatore e nel frattempo può essere localizzata la zona da dove è partita la telefonata.

L’unificazione della centrale ha favorito anche la gestione di chiamate con interlocutori stranieri; è infatti attivo un servizio di traduzione estemporanea in 15 lingue. Il mese di maggior attività è l’agosto, quando i turisti ingrossano abbondantemente il numero di presenze in Trentino, con picchi di 8-900 chiamate al giorno. Tra le vere emergenze più della metà, il 52%, riguarda l’ambito sanitario, il 26,3% viene inoltrato ai carabinieri, il 12,8% ai vigili del fuoco e il 9% alla polizia. La novità a cui si sta lavorando è quella di agganciare in un prossimo futuro anche la polizia locale a cui girare, dalle 8 del mattino alle 23, chiamate per la gestione di piccoli incidenti senza feriti o altre attività di sua competenza.

Ieri mattina l’ingegner Paolo Simonetti, dirigente della Cue, ha fatto il punto e illustrato l’attività del servizio a un anno dall’entrata in vigore. Erano presenti anche il presidente della Provincia, Ugo Rossi, l’assessore alla sanità Luca Zeni e quello responsabile per la protezione civile Tiziano Mellarini. Complimentandosi per il lavoro svolto Rossi ha invitato coloro che muovono delle critiche al servizio a prendersela con i referenti politici lasciando in pace gli operatori: «Non meritano di essere messi in discussione».

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