Una vita da precari, sindacato Delsa all'attacco

di Daniele Benfanti

La storia personale di Francesca Molinari, di Rovereto, diplomata magistrale prima del 1999 e aspirante a una cattedra nella scuola primaria, è emblematica. Dal 2001 una via crucis di supplenze. Alcune brevissime, di una settimana, Anche qualche chiamata giornaliera.  

Quest'anno ha terminato il primo anno scolastico completo, sempre da docente precaria. Merito del ricorso presentato da lei e altri oltre 160 insegnanti trentini tramite il sindacato autonomo Delsa che è fruttato la sentenza del Consiglio di Stato del 2016 che ha previsto l'inserimento di questi insegnanti non laureati in scienze della formazione primaria nelle graduatorie. Il rischio era di venire scavalcati in eterno. Francesca e una cinquantina di colleghi, a larga maggioranza donne, ha preso parte alla manifestazione sindacale organizzata da Delsa all'ingresso del Palazzo della Provincia in Piazza Dante per contestare la politica scolastica della giunta Rossi nel suo complesso. Tanti i capi d'accusa.  

Mauro Pericolo, segretario di Delsa, ha esordito al microfono con il primo affondo: «Siamo in piazza a manifestare e per la prima volta gli scrutini delle superiori sono stati collocati al sabato. Coincidenza? Una settantina di colleghi mi ha contattato per annunciarmi che non sarebbe potuta venire?». 

È appena terminato l'anno scolastico, dunque, ma il malumore di una fetta del mondo della scuola trentino non va in vacanza. Sono tante le micce (metaforiche) di insoddisfazione fatte esplodere nell'ora abbondante di presidio. Cartelli, bandiere, fischietti. Alcuni slogan: «Non siamo maestri usa e getta»; «Diritto alla disconnessione: vieni subito in servizio, è un ordine!». Delsa raccoglie oggi circa 500 iscritti (tre anni fa ne contava un centinaio).  

Il primo punto del cahier de doléances degli insegnanti è l'accumulo di precariato, che amplifica l'incertezza di vita e non permette progressioni salariali. Il presidente Ugo Rossi, che ha la delega all'istruzione, nei giorni scorsi ha rimarcato che in tre anni sono stati stabilizzati 1200 docenti. Delsa rilancia spiegando che non c'è chiarezza sui numeri. «Non sono poche centinaia. Ci sono almeno 1500 precari, tra insegnanti e personale tecnico-amministrativo e ausiliario» aggiunge Pericolo. C'è anche chi sfiora i trent'anni di servizio sempre con incarichi precari. «Rossi fa promesse per bandire concorsi per alcune classi di insegnamento per ottobre-novembre. Ma sappiamo benissimo che il 21 ottobre ci sono le elezioni provinciali. È grave e ridicolo».  

Delsa contesta anche il contratto (16 milioni di euro annui) firmato poche settimane fa. «Gli aumenti sono in linea con quelli nazionali. La nostra autonomia dovrebbe allinearsi alle retribuzioni di Bolzano, invece. I sindacati confederali e Gilda, che non è rappresentativa, hanno firmato passivamente un accordo che prevede che i nuovi insegnanti siano affiancati da un tutor, che sarà non un aiuto ma un controllore. Un accordo che non permetterà agli insegnanti di disconnettersi da mail e messaggistica con la dirigenza scolastica nemmeno a servizio concluso. Questa reperibilità digitale va pagata». Il rapporto con i dirigenti scolastici per alcuni docenti è una spina nel fianco. «Il dirigente è un dominus - dicono - e nell'ultimo mese si sono registrati ben venti procedimenti disciplinari pretestuosi a carico di insegnanti». «I dirigenti scolastici - rincara Pericolo - sono oggi il collettore delle proteste e istanze dei genitori scaricate sui poveri insegnanti». 

Ci sono altri 150 insegnanti, diplomati ormai vent'anni fa, della primaria, in attesa del ricorso pendente al Consiglio di Stato. La decisione è attesa per il 26 di questo mese.

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