Un corso per difendersi da molestie sul lavoro

L’8,6% delle donne trentine tra i 15 e i 65 anni ha subito molestie sul lavoro o ricatti sessuali da parte di colleghi o dirigenti. Un dato significativo, che si attesta più alto rispetto alla media nazionale, e che registra «l’esistenza di un problema radicato e dalle molteplici sfaccettature, in grado di inquinare l’ambiente di lavoro ed il benessere delle lavoratrici».

Premesse da cui è nata la prima iniziativa concreta in provincia volta a riconoscere, prevenire e gestire tali situazioni di disagio nei luoghi di lavoro, promossa dall’associazione «Donne in cooperazione» in collaborazione con la Federazione Trentina, il Centro studi interdisciplinari di genere dell’Università di Trento e con il contributo della Provincia.

«Il progetto - come ha spiegato Sara Villotti, vicepresidente dell’associazione Donne in cooperazione - è partito dopo la firma da parte della Federazione e di 24 cooperative associate di un Accordo quadro provinciale, in cui veniva sottolineato l’impegno ad individuare i comportamenti scorretti e a sensibilizzare le organizzazioni di lavoro alla prevenzione. Da subito l’associazione ha voluto attivare, oltre all’impegno generico, una progettazione concreta, atta ad offrire una risposta decisa e coerente al problema». Un mix di formazione e sensibilizzazione, che partirà con due corsi rivolti ai responsabili del personale delle cooperative «sugli strumenti giuridici, comportamentali e psicologici necessari per riconoscere, prevenire ed affrontare le molestie e le violenze sui luoghi di lavoro», che si svolgeranno il 14 giugno e il 25 settembre. A tenere il laboratorio saranno l’avvocato Barbara Giovanna Bello e la psicologa del lavoro Eleonora Gennarini.

«Alla formazione - ha proseguito Simonetta Fedrizzi, responsabile del progetto - farà seguito una campagna di sensibilizzazione che interesserà tutte le cooperative e gli stakeholder del territorio, al fine di stimolare un dibattito ampio e favorire un clima aziendale diffuso di rispetto, in cui le relazioni interpersonali siano basate su principi di eguaglianza e reciproca correttezza».

Una condanna unanime ad ogni forma di molestia che, come osservato dalla prorettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università di Trento Barbara Poggio, può inglobare diverse sfere di comportamento sul posto di lavoro: dalla battuta indesiderata, ai contatti fisici fino ai ricatti sessuali veri e propri. «Questo tipo di molestie è difficilmente definibile perché è legato alla percezione, ma è sintomatico di un disagio concreto di cui il 70% delle donne non parla con nessuno, per paura di perdere il posto di lavoro. Per questo è necessario sviluppare una cultura aziendale positiva, attenta alla formazione e sensibilizzazione e con procedure chiare di segnalazione dei comportamenti indesiderati e regole chiare nelle risposte e nelle sanzioni», ha osservato la professoressa Poggio.

Le donne vittime di molestie sul posto di lavoro possono rivolgersi al consigliere di parità della Provincia di Trento Emanuele Corn, «figura in grado di accompagnarle fino alla conciliazione con il datore di lavoro» o presso lo Sportello Molestie di Genere (Smog). Un’ampia gamma di strumenti dunque, in un «territorio che è apripista in Italia, grazie anche a questa prima iniziativa concreta, rispetto al trattamento di tali tematiche», ha osservato l’assessora alle pari opportunità Sara Ferrari.

comments powered by Disqus