Encefatlie da zecca C'è già il primo caso

di Patrizia Todesco

Siamo appena all’inizio di giugno e già si è registrato in Trentino il primo ricovero per encefalite da zecca del 2018. A questo vanno aggiunti 7 casi di malattia di Lyme. «Sono i primi casi - spiega Valter Carraro dell’Azienda sanitaria - in quanto il picco si ha solitamente nei mesi di luglio e agosto».

Eppure, parlando con chi frequenta boschi e parchi, l’impressione comune è che quest’anno le zecche presenti siano molte di più. «Abbiamo registrato un certo numero di persone che si sono presentate per estrarre il parassita in mesi che solitamente erano tranquilli, come aprile e maggio», testimonia il primario Claudio Ramponi.

Ma chi ha davvero il polso della situazione è il centro di ricerca Mach, primo centro di ricerca One-Health italiano, che  conduce studi interdisciplinari per contribuire al miglioramento della qualità della vita.
«Quest’anno è stata registrata una densità più alta - conferma Annapaola Rizzoli, direttrice del centro ricerca e innovazione - . È stato accertato che il numero delle zecche dipende dalla quantità di topi presenti nell’anno precedente e quest’anno ad essere aumentate sono soprattutto le ninfe, cioè i parassiti al secondo stadio».

Questi parassiti, infatti, devono nutrirsi di sangue per completare il ciclo di sviluppo che dura tre anni. Le larve ottengono il sangue dai piccoli roditori e poi, durante i mesi freddi, vanno sotto terra e ritornano in primavera. A quel punto sono ninfe e sono lo stadio più pericoloso perché si nutrono anche del sangue umano. «Per le loro dimensioni, sono piccole come la capocchia di uno spillo - spiega la dottoressa Rizzoli - sono più difficili da vedere e possono essere scambiate sulla pelle per un neo». Una volta che si sono cibate le ninfe tornano nella terra e l’anno dopo sono zecche adulte e a quel punto prediligono soprattutto i grandi animali del bosco come cervi e caprioli.

«Noi effettuiamo un monitoraggio dei topi e vediamo sia la quantità di zecche che si sono sopra che eventuali malattie. Insieme a Fbk abbiamo creato un’unità di ricerca mista che ha scopo produrre modelli matematici di prevenzione».

Ma quante delle zecche presenti nei nostri boschi sono infette? «Dove c’è la zecca ci sono i batteri, in prevalenza della Borrelia che provoca la malattia di Lyme presente nel 10% di questi parassiti. Il virus della Tbe è invece molto più raro, ma ci sono diversi focolai e a causa del cambiamento climatico questi parassiti si stanno spostando di altitudine e si trovano a quote molto alte. Se prima si fermavano a mille metri ora si trovano anche a 2 mila». Attenzione massima ovunque ci si trovi, dunque, sia che si sia nei parchi cittadini che in alta quota.
«Le zecche sono presenti in tutto il Trentino, ovunque ci sia una copertura forestale» - conferma l’esperta.

«Quest’anno in molti hanno notato un aumento di questi parassiti anche per colpa delle condizioni meteo. Quando piove stanno ferme ed escono in massa appena arriva il sole. I mesi dove sono più attive sono poi aprile, maggio e giugno».

Se quest’anno il trend dei ricoveri per Tbe e i casi di malattia di Lyme sarà in ulteriore crescita dipende anche dalla prevenzione che le persone sono in grado di fare. «Se questi parassiti vengono tolti entro le 12 ore il rischio è bassissimo - dice l’esperta- . Per questo è importante controllarsi quando si ritorna dalle passeggiate, farsi una doccia e stendere i vestiti al sole. Nel caso si noti il parassita in farmacia si vendono delle apposite pinzette che permettono di estrarre anche la testa scongiurando così tutti i rischi».

Contro l’encefalite c’è anche la possibilità di vaccinarsi. Da quest’anno il vaccino è gratuito. Le dosi sono tre e vanno somministrate la seconda a distanza 2 mesi dalla prima e la terza a 6 mesi dalla seconda. Vista l’altra richiesta l’attesa attualmente è di qualche mese.
Il 2017 era stato un anno nero per quanto riguarda i casi di Tbe con conseguenze importanti per coloro che hanno contratto il virus. Ne erano stati registrati 19 e negli ultimi cinque anni la media annuale dei casi è raddoppiata passando da 6,5 a 12,8.

Ancora più elevato il numero di trentini a cui è stata diagnosticata l’altra malattia trasmessa dalle zecche, la malattia di Lyme. Dal 2000 al 2017 i casi notificati sono stati 221, con una media di 12,2 casi all’anno. Negli ultimi cinque anni la media annuale è salita a 22,2 casi.

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