Imputata salvata da un tatuaggio

Salvata da un tatuaggio inguinale e da una cicatrice sul ventre. Può ringraziare questi due segni particolari - e l'avvocato difensore Giuliano Valer che li ha valorizzati nel processo d'appello - una 21enne di Trento accusata di furto ai danni di un ottantenne. L'uomo, a cui il 16 febbraio 2016 era stata rubata la carta bancomat, venne alleggerito di 1.750 euro. Ma l'autrice del furto non era l'imputata, come confermerebbe l'assenza sul corpo della ragazza di tatuaggio e cicatrice, segni che l'80enne derubato aveva notato sulla giovane che gli aveva rubato il bancomat. La ragazza in primo grado venne condannata ad un anno di reclusione senza sospensione condizionale. La sentenza però è stata ribaltata dalla Corte d'appello che ha assolto la 21enne.  

L'anziano e l'imputata si erano incontrati per caso in piazza Lodron. La donna lo aveva avvicinato con modi gentili, spiegando di essere in difficoltà: «Ho un bambino di sei mesi da crescere e cerco un lavoro». L'uomo si era fermato a parlare con lei e le aveva anche offerto qualcosa da bere e mangiare al bar. Poi si sarebbe detto pronto ad aiutarla a preparare un curriculum. Lungo la strada che portava al suo ufficio si era fermato a prelevare denaro allo sportello e le aveva consegnato un piccolo aiuto, 20 euro. Il documento per cercare lavoro, alla fine, non era stato però preparato, perché la ragazza non avrebbe avuto con sé i dati necessari. 

Il giorno successivo sarebbe stata la donna a contattare l'anziano e lo avrebbe incontrato mentre passeggiava in città. Questa volta l'imputata era in compagnia di un'amica. Le due avrebbero proposto all'ottantenne di cenare insieme a casa di lui. La vittima aveva accettato ma, forse iniziando a sospettare che ci fosse qualcosa di strano, aveva nascosto il portafoglio in un armadio. Finita la cena, con la scusa di dover andare ad allattare il bambino, la giovane se ne era andata e l'amica l'aveva ovviamente seguita. 

La sensazione che qualcosa non tornasse era diventata certezza quando sul cellulare della vittima è arrivato un sms che lo informava di avere prelevato la bellezza di 1.750 euro con il bancomat. L'anziano, a quel punto, era corso in camera ed aveva scoperto che la tessera era sparita dal portafoglio. All'imputata si arrivava attraverso un riconoscimento fotografico. La donna pare avesse anche un tatuaggio a farfalla di colore giallo e rosso sull'inguine. Al processo d'appello la difesa ha prodotto documentazione sanitaria da cui risulta che l'imputata non ha tatuaggi all'inguine. C'era dunque il sospetto che l'autrice del furto di bancomat potesse essere l'altra donna.

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