Pensione, la denuncia: «La aspetto da 7 anni»

di Flavia Pedrini

Nell’estate 2011 aveva deciso che era tempo di scrivere una nuova pagina della sua vita e così aveva presentato domanda all’Inps per la pensione di anzianità.

Ma a distanza di sette anni, per un’ex amministratore d’azienda trentino di 62 anni, l’assegno resta un miraggio.
All’inizio, va detto, la domanda non era stata accolta a fronte della mancata regolarizzazione della posizione contributiva relativa alla gestione separa per gli anni 2009 e 2010.

Ma, nonostante già nel 2012 l’azienda abbia versato i contributi necessari, denuncia il protagonista, nulla è cambiato. «È un vicenda kafkiana - attacca il professionista - soprattutto perché in tutti questi anni non ho mai avuto nemmeno una risposta». Le richieste di accesso agli atti sono cadute nel vuoto, tanto che ora il trentino ha presentato ricorso al Tar, affinché finalmente un giudice ordini all’Inps di mettere le carte in tavola.

La vicenda, come detto, inizia nell’estate 2011. Il 26 giugno l’ex manager presenta la domanda di pensione di anzianità. Circa un mese dopo, il 27 luglio 2011, arriva la risposta dell’Inps: «Le comunico - si legge - che non è stato possibile accogliere la domanda in oggetti». Motivo? «Non risulta regolarizzata la posizione contributiva relativa alla gestione separata per gli anni 2009 e 2010».

A quel punto, per recuperare i contributi non versati dall’azienda, l’Inps si rivolge a Equitalia.  «Mancavano di fatto quattordici settimane - spiega - Io avevo maturato 41 anni e 6 mesi di contributi potenziali, compresi quelli che l’Inps indicava come non versati dalla ditta per gli anni 2009 e 2010». Nella prima parte della sua carriera il 62enne ha lavorato presso le acciaierie. «Dunque l’Inail mi ha riconosciuto 14 anni di lavoro a rischio amianto - prosegue - Di conseguenza, in base alla legge, mi sono stati riconosciuti sette anni di contributi aggiuntivi».
Ma veniamo al problema della posizione contributiva che non risultava in regola. «L’azienda ha versato alcune rate, sufficienti perché si potesse procedere con la liquidazione provvisoria, già nel 2012. Questo me lo ha detto anche l’Inps. Eppure, la pensione, non è mai arrivata».

In realtà, quei contributi versati sei anni fa, sarebbero stati accrediti da Equitalia solo nel 2018. Questo, almeno, sostiene il protagonista. «Ma non è possibile che per anni Inps ed Equitalia non si parlino», evidenzia. Sta di fatto che, in questi anni, l’uomo avrebbe cercato più volte di accedere agli atti relativi alla sua pratica per capire dove stesse l’inghippo: «Ho presentato sei o sette solleciti via Pec e tre richieste di accesso agli atti ufficiali, ma non ho mai ottenuto alcuna risposta», sottolinea. «È scandaloso che l’Inps non si degni nemmeno di darmi una risposta - prosegue - Per questo una settimana fa mi sono rivolto anche al Tar, ho presentato ricorso contro il diniego di accesso agli atti».

Nel frattempo, certo che comunque l’azienda avesse versato già nel 2012 i contributi necessari - «ci sono i certificati che lo dimostrano» - l’uomo il 28 giugno 2016 ha presentato una nuova domanda di pensione di anzianità. L’esito? «La domanda risulta in lavorazione, ma anche in questo caso non ho ottenuto alcuna risposta. Mi dicevano che la prima era decaduta, così ho deciso di presentarne una nuova. Se l’avessero respinta avrei almeno potuto fare ricorso», dice mostrando quanto appare nel cassetto previdenziale telematico.

Va detto che l’Inps, per parte sua, parla di un caso molto complesso e particolare, sostiene che l’uomo fosse stato costantemente informato e che il diretto interessato dovesse adempiere ad alcune cose: «Non so a cosa si riferiscano - replica - Il rapporto è sempre tra datore di lavoro ed Inps, dunque per la pensione non avrei potuto fare nulla».


INPS: «CASO ECCEZIONALE»

Dalla direzione provinciale dell’Inps spiegano che il caso del professionista trentino è molto particolare, ma assicurano che «la situazione era già all’attenzione della sede e la pratica va avanti per il corretto iter di liquidazione della prestazione».

Il primo motivo di rabbia dell’ex manager riguarda l’assenza di risposte da parte dell’Inps. «Questo non è vero - viene evidenziato - Dagli accertamenti fatti è emerso che il signore è venuto più volte in sede ed è stato informato di quali fossero le difficoltà legate alla sua situazione. C’erano delle cose che lui doveva sanare, delle questioni a cui lui doveva adempiere e questo è stato fatto recentemente. Ora, dunque, si dovrebbe mettere in moto la procedura conclusiva della sua posizione. Ovviamente, se non sussiste il diritto, perché mancano i requisiti, la prestazione non può essere liquidata».

Dalla prima domanda presentata sono trascorsi sette anni. Il diniego scattò poiché la posizione contributiva non era in regola, ma l’ex amministratore sostiene che già nel 2012 l’azienda avesse versato i contributi necessari. «Non era così. La parte che mancava e la definizione della contribuzione per avere diritto alla prestazione è stata sistemata in epoca molto più recente. Adesso il diritto ci dovrebbe essere, pertanto si sta avviando l’ultima parte della procedura. Certamente questa non è una pensione ordinaria - viene evidenziato - Siamo di fronte ad una situazione molto complessa, quasi unica. Si tratta di un caso isolato e molto peculiare». Insomma, arriverà la pensione? «È una situazione in evoluzione positiva», la risposta dalla direzione provinciale.

 

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