Caso Zappini, la procura ha chiuso le indagini

La procura di Trento ha chiuso l’indagine su Luisa Zappini.


La fotografia che emerge dall’avviso di conclusione delle indagini inviato nei giorni scorsi all’ex dirigente della Centrale unica di emergenza conferma il quadro accusatorio delineato nell’ordinanza di custodia cautelare, che aveva portato agli arresti domiciliari della Zappini, misura che lo scorso 20 aprile è stata revocata.


A questo punto la difesa, sostenuta dall’avvocato Nicola Stolfi, avrà tre settimane di tempo per presentare una memoria o per chiedere che la dirigente venga interrogata. Il legale si limita a ribadire quanto già detto nelle scorso settimane, ovvero che intendono rispondere punto su punto a tutte le contestazioni mosse dal pubblico ministero Marco Gallina, che ha coordinato le indagini affidate agli investigatori della squadra mobile di Trento.


Gli episodi contestati a Luisa Zappini sono cinquanta e si riferiscono ad un arco temporale di cinque anni: dal dicembre 2013 al gennaio 2018. Ci sono 28 episodi di presunta truffa aggravata e 22 che si riferiscono al presunto peculato.


Il primo reato, quello appunto di truffa aggravata, viene contestato dalla procura in relazione ad un indebito utilizzo dei permessi retribuiti in base alla legge 104: secondo l’accusa Luisa Zappini non li avrebbe utilizzati per assistere un familiare, ma per andare in vacanza. Altri episodi riguardano invece il fatto che la dirigente sarebbe risultata in servizio quando era assente dall’ufficio per ragioni personali. Per quanto riguarda i permessi di cura in totale, si tratterebbe di una quindicina di giorni in 5 anni usati in modo improprio (dal 2013 ad inizio 2018). Il primo caso risale al 2013 e riguarda un Capodanno a New York: il 30 e 31 dicembre Zappini sarebbe però risultata in permesso. Sempre secondo quanto ricostruito dalla polizia, il 2 e 3 gennaio 2014 la dirigente sarebbe inoltre risultata al lavoro pure essendo Oltreoceano. 

Tra le contestazioni c’è poi il «famoso» viaggio alle Maldive, già oggetto di una interrogazione del consigliere Filippo Degasperi, del M5 Stelle, che ha poi dato via all’indagine: il 23, 24 e 25 febbraio e i giorni 2 e 3 marzo 2015 la dirigente sarebbe risultata in permesso. Il 10 e 11 settembre 2015, invece, Zappini si sarebbe trovata a Parigi secondo l’accusa. Tra gli episodi contestati c’è poi un giorno a febbraio 2016, il 15, in cui risultava in permesso ma per gli investigatori era invece in Valle d’Aosta. A giugno 2016 - il 16 e 17 - altri due giorni «incriminati» in cui la dirigente sarebbe stata in Francia, mentre il 20 giugno, la cella telefonica, l’avrebbe collocata in Spagna e non ad accudire il famigliare. Altri due giorni di presunto uso illegittimo del permesso sono fissati invece il 30 e 31 agosto 2017: Zappini, infatti, si sarebbe trovata a Honolulu, nelle Hawaii. Un altro episodio citato nel capo d’accusa risale invece al 27 novembre 2017, quando la funzionaria ha presieduto il collegio Ipavsi per le elezioni, pure risultando in permesso. Ci sono poi le contestazioni relative all’uso dell’auto di servizio, la Fiat Bravo, che Luisa Zappni avrebbe utilizzato per scopi privati.


Contestazioni che vengono respinte con forza dall’ex dirigente della Cue, che sostiene di aver agito senza dolo: «Possono esserci state sviste, errori, disattenzioni, magari una mancanza di controllo - ha sempre evidenziato l’avvocato Stolfi - ma certo non c’è stata alcuna volontà di truffare la Provincia». Nel caso della vacanza alle Maldive, per esempio, dove le viene contestato l’uso improprio di 5 giorni di permesso di cura, Zappini ha chiarito che tutto sarebbe nato da un’anticipazione della partenza e dall’essersi poi scordata che aveva già inserito i permessi per quei giorni. Una circostanza simile spiegherebbe anche l’episodio del viaggio ad Honolulu, avvenuto nell’agosto 2017.

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