Pizzorante fallito. Ma già riapre a sud Chiuso da sabato il locale all'interporto

di Domenico Sartori

Prima sorpresa: il Pizzorante all'interporto ha chiuso i battenti, per fallimento. Luci desolatamente spente da sabato scorso. Seconda sorpresa: su Facebook si annuncia la nuova apertura a Trento Sud, oggi. Lo slogan: «Pizzorante si nasce non si diventa. Inaugurazione 28 aprile ore 17. Aperitivo di benvenuto per tutti. Accorrete numerosi». Viene spiegato che c'è un «ampio spazio per bambini». La nuova vita del Pizzorante è il località Stella di Man, di fronte all'entrata del discount «MD». 

In mezzo, tra una sorpresa e l'altra, un lasso temporale di appena sette giorni e un enorme sconcerto. In via Innsbruck, il presidente dell'Interbrennero, Paolo Duiella , spiega: «Noi ci contavamo, aveva aperto da neanche un anno. Siamo stati costretti a chiedere che venisse onorato il contratto, perché non versava il canone di affitto. Ma Peter Degasperi mi ha detto che il fatturato c'era, che stava ottenendo un finanziamento... Adesso, speriamo che il curatore fallimentare trovi al più presto chi subentra». 
A proporre ricorso per dichiarazione di fallimento sono stati alcuni dipendenti non pagati. Il tribunale di Trento, presieduto da Monica Attanasio , s'è pronunciato il 5 aprile scorso. La sentenza di fallimento è stata depositata il giorno 16. Curatore fallimentare è stato nominato la commercialista Luisa Angeli . La prima udienza dei creditori è stata fissata per il 31 maggio prossimo, per l'esame dello stato passivo. Amministratore unico di Pizzorante srl, costituita nel giugno 2013, è Peter Degasperi, socio con il 10% delle quote: il 90% è in capo ad Alessia Dorigoni .  

Nella sentenza di fallimento, si citano i «titolari di crediti comprovati, per quel che riguarda i lavoratori istanti, dalle buste paga prodotte, e per quel che riguarda gli altri lavoratori, da buste paga e da verbali di accordo sindacale, crediti solo parzialmente estinti». «Lo stato di insolvenza» aggiunge il giudice Attanasio «è desumibile dal mancato pagamento di tali crediti, dal mancato rispetto del piano di rateizzazione stipulato con alcuni lavoratori, e dal mancato deposito dei bilanci a partire dall'esercizio 2015». 
C'era entusiamo, nel maggio dello scorso anno, quando Peter Degasperi riaprì il Pizzorante all'interporto, negli spazi del ristorante dell'ex Hotel Quid, portando con s'è buona parte dei lavoratori vittime della chiusura del Pizzorante di via Fermi, in Clarina, cioè del fallimento di Groff srl. Degasperi, nel settembre 2016, assieme ai dipendenti promosse una clamorosa protesta per contestare i sigilli apposti dall'ufficiale giudiziario ai locali di via Fermi su richiesta del fallimento Groff. 

«La situazione è paradossale e incredibile» dice Dino D'Onofrio , che per la Uiltucs tutela la quindicina di lavoratori coinvolti nel fallimento di Pizzorante srl. A Trento nord, aveva anche provato l'apertura H24. I lavoratori, nonostante tutto, ci hanno sempre chiesto di non procedere con la linea dura, nella speranza del rilancio. La situazione è precipitata quando altri lavoratori, assunti a termine e non pagati, hanno chiesto il decreto ingiuntivo. Ci è stato ventilato anche un fantomatico finanziamento che sarebbe dovuto arrivare. Forse è quello utilizzato per aprire, con una nuova azienda, a Trento sud. Quando ho letto della nuova apertura, m'è venuto da ridere. Ma è una beffa. Il fallimento è stato comunicato il 16 aprile e il 24 è arrivata una lettera di licenziamento firmata da Degasperi, che non era più titolare, non dal curatore fallimentare. In questa vicenda, anche le regole fanno acqua».

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