Si chiamava Rodolfo, aveva 30 anni Identificato soldato morto nel 1916

Dopo più di cento anni era stato ritrovato sull’Adamello, a 3000 metri di altitudine, in un ottimo stato di conservazione. Ora quel soldato italiano è stato riconosciuto, grazie al lavoro del laboratorio di restauro dell’Ufficio beni archeologici. Importanti ai fini del riconoscimento sono stati i documenti cartacei trovati vicino al corpo del defunto.


Nato il 13 maggio 1886 a Besana in Brianza, in provincia di Milano, Rodolfo Beretta era un alpino del distretto militare di Monza in forza al 5° reggimento. Dall’analisi dei resti è stato possibile stimare precisamente la data di morte, avvenuta l’8 novembre 1916. Morte avvenuta probabilmente a causa di una valanga, visto che sul corpo non c’era alcun segno di arma da fuoco.


Spesso è molto difficile ricostruire la storia dei soldati. I corpi, anche per effetto del cambiamento climatico, vengono rinvenuti ancora oggi sulle Alpi, a cento anni di distanza. Questo caso è di particolare interesse, visti i residui di documenti cartacei contenuti in un probabile astuccio in tela conservato all’interno dell’abbigliamento. Si tratta di cartoline in franchigia per la posta da campo, assieme anche ad altri documenti personali. L’elemento meglio conservato è risultato essere una ricevuta di spedizione ferroviaria datata 19 novembre 1915, intestata appunto al soldato Beretta Rodolfo. Altri documenti riportano lo stesso nome, ma la scrittura è meno leggibile, e solo la ripresa fotografica con tecniche particolari ne ha consentito una lettura più sicura.


L’alpino ritrovato non ha mai avuto figli, quindi dopo il riconoscimento è stata contattata una pronipote residente a Monza, con l’aiuto dell’Onor Caduti e dell’amministrazione comunale brianzola.


«Restituire un’identità a questo caduto - ha sottolineato il presidente della Provincia Ugo Rossi - a pochi giorni dalla grande Adunata degli Alpini, nel centenario della fine della Grande Guerra, ci fa sentire quegli eventi e quegli uomini ancora più vicini. Rafforza inoltre la nostra convinzione che la pace non debba essere mai data per scontata, ma al contrario vada costruita giorno dopo giorno, con le nuove generazioni, a partire dalla memoria».


L’analisi antropologica dei resti del soldato - come sottolineato dal direttore dell’Ufficio beni archeologici Franco Nicolis - ha evidenziato che il corpo non presentava evidenti tracce di lesioni o ferite attribuibili ad attività belliche. Questo fatto, unitamente alla presenza di un pezzo di filo telefonico legato attorno al corpo e probabilmente utilizzato come corda di sicurezza per rimanere collegato ad altri commilitoni, ha fatto fin da subito ritenere che la causa più probabile di morte potesse essere proprio una caduta di valanga.


Le operazioni di recupero della salma erano iniziate il 4 agosto 2017. L’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali aveva ricevuto da parte del signor Massimo Chizzoni la segnalazione del rinvenimento di resti umani appartenenti ad un caduto italiano della Prima Guerra Mondiale alle pendici occidentali del Corno di Cavento, nel Gruppo dell’Adamello, in Comune di Valdaone, ad una quota di 2978 metri. L’Ufficio aveva immediatamente avvisato la stazione dei Carabinieri di Carisolo, che si era fatta carico della comunicazione alla Procura di Trento, nonché al Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti.

A seguito del nulla osta da parte delle autorità preposte, l’8 agosto l’Ufficio aveva organizzato il recupero. Alla fine delle operazioni era stato predisposto il trasferimento della salma presso gli spazi attrezzati messi a disposizione dal cimitero di Trento, per studiare il profilo biologico del caduto e verificare la presenza di elementi che potessero essere utili all’identificazione.


Nel mese di ottobre, nel laboratorio di restauro dell’Ufficio beni archeologici si è svolto il lavoro di pulizia, analisi e studio dei materiali che componevano il corredo militare del soldato italiano. Il lavoro è consistito nel lavaggio, nell’asciugatura, nella suddivisione su base tipologica e nella restituzione fotografica dei materiali.


La scoperta dell’identità dell’alpino arriva proprio a pochi giorni dall’Adunata degli Alpini a Trento. E con il grande evento c’è una curiosa coincidenza, un filo che lega le vicende del soldato ai giorni nostri. L’alpino caduto nacque il 13 maggio, data che coincide proprio con l’ultimo giorno dell’Adunata. Per questo il sindaco di Besana in Brianza sarà presente a Trento per l’Adunata, proprio il 13 maggio.

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