Mancano più di 100 medici di famiglia Difficile anche trovare pediatri e ginecologi

di Francesco Terreri

I medici di base in Trentino sono 465, una ventina in meno dei 485 di fine 2016, con un calo del 4%, e 35 in meno dei 500 del 2015, che in due anni fa una contrazione del 7%. Ma nei prossimi dieci anni l’effetto combinato dei numerosi pensionamenti e degli ostacoli all’ingresso di nuovi professionisti porterà la carenza di medici di base oltre quota 100.

«Un quarto dei cittadini trentini potrebbe rimanere senza medico» sostiene Marco Ioppi, presidente dell’Ordine dei medici e odontoiatri. Che conferma le preoccupazioni del direttore dell’Azienda sanitaria Paolo Bordon sulla difficoltà a trovare medici ospedalieri e specialisti, ma estende l’allarme ai medici di base. «Dietro pressioni dell’Ordine, la Provincia ha aumentato le iscrizioni alla Scuola di medicina generale da 20 a 25. Ma bisognerebbe avere 35-40 medici l’anno che si diplomano».

A fine 2016 i medici di medicina generale, i medici di famiglia per intenderci, erano 360. L’anno scorso sono scesi a 344 e oggi siamo intorno a 340. Per quanto riguarda i pediatri di libera scelta, si passa dai 76 del 2015 ai 71 di oggi. Stabili intorno ai 50 invece i medici nelle rsa, residenze sanitarie per anziani. Sul versante dei medici di base, che raggruppano tutte queste categorie, il problema principale, dice Ioppi, è la «gobba generazionale» tra i 55 e i 60 anni, con un’età media di 59 anni. «Nei prossimi dieci anni sono tanti quelli che andranno in pensione».

In particolare, come emerge dalla risposta dell’assessore provinciale alla salute Luca Zeni a un’interrogazione del consigliere provinciale Claudio Cia, da oggi al 2022 andranno in pensione 75 medici di medicina generale che compiranno i 70 anni, età massima ammessa per questa funzione: 5 pensionamenti quest’anno, 7 nel 2019, 14 nel 2020, 26 nel 2021, 23 nel 2022.

«Ogni anno in Italia ci sono 9.000 laureati in medicina - spiega Ioppi - Di essi, a causa del numero chiuso, 7.000 accedono alle specializzazioni e alle scuole di medicina generale mentre 2.000 non possono diplomarsi e specializzarsi. Magari vengono presi nel privato, dove non c’è l’obbligo di assumere medici con specializzazione. Oppure vanno all’estero: un migliaio l’anno, con perdita di risorse che sono costate tanto alla comunità».

«È un vero e proprio imbuto formativo - prosegue Ioppi - Le scuole di medicina generale sfornano circa 1.000 medici l’anno ma non sono sufficienti». Secondo la Fimmg, la Federazione italiana dei medici di famiglia, nei prossimi cinque anni smetteranno di lavorare 14.908 medici di base, quasi 3.000 l’anno. In Trentino Alto Adige si prevedono 193 pensionamenti in cinque anni, 396 in dieci anni. «Quando l’anno scorso abbiamo lanciato l’allarme, non è stato esaminato con attenzione. Ora si è capito che il problema esiste».

Bordon ha parlato della carenza di medici specialisti e della necessità di cercarli. «Ci sono specialità non più sufficienti alle necessità - conferma Ioppi - C’è carenza di pediatri, anestesisti, ginecologi». Ma oltre alla necessità di allargare gli spazi nelle scuole di specializzazione, Ioppi sottolinea un altro punto: «Bisogna attirare i giovani e fidelizzarli». Qualcosa di più dell’acquisto di spazi pubblicitari citato ieri da Bordon.

«La periferia è poco attrattiva - osserva il presidente dell’Ordine dei medici - Se un medico giovane uscito da scuole universitarie viene a Trento e magari è destinato a ospedali periferici a basso volume di attività, bisogna che abbia un progetto che lo coinvolge. Come Trentino abbiamo il dovere di fare progetti originali, tipici per il nostro contesto, di essere un laboratorio. In questo modo potremo anche fare in modo che i senior con esperienza non scappino, un fenomeno nuovo che sta crescendo».

«Se però tutto questo è governato con mentalità burocratica, non funziona. Quando ho finito la scuola di specializzazione - ricorda Ioppi - i dirigenti dei distretti ci venivano a cercare per accaparrarsi gli specialisti, non mandavano un invito firmato da un funzionario. I bravi bisogna andare a cercarli».

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