La «mission impossible» di salire sull'autobus La testimonianza di una famiglia di Rovereto

di Francesca Dalrì

Quanto può essere difficile spostarsi in città con i mezzi pubblici se sei su una sedia a rotelle? La maggioranza dei cittadini probabilmente non se l’è mai chiesto, ma se lo facesse scoprirebbe che prendere un autobus a Rovereto per un disabile rischia di diventare una vera e propria impresa. Da mesi la famiglia Dardani si scontra settimanalmente con la difficoltà a difendere il diritto della loro figlia Margherita a spostarsi con l’autobus come un qualunque cittadino.
Margherita ha 22 anni ed ogni venerdì pomeriggio con la sua mamma Elena prende l’autobus per andare da viale Pasubio fino in Corso Rosmini. O almeno ci prova. Perché a febbraio le è capitato già due volte di ritrovarsi invece alla rimessa degli autobus di San Giorgio. Alla fermata in cima a Corso Rosmini, infatti, peraltro abilitata alla discesa dei disabili, non erano in grado di farla scendere.

In città circolano due tipi di autobus: quelli nuovi color fucsia e quelli vecchi color arancio. I primi hanno la pedana manuale, i secondi una pedana automatizzata. E già questo sembra un vero e proprio paradosso. Il problema però è un altro. «La pedana automatica la maggior parte delle volte non funziona - racconta infastidita Elena -, mentre per quella manuale non si capisce chi dovrebbe estrarla. Così se a guidare è un autista magnanimo, ma sono i meno, ci aiuta lui, altrimenti dobbiamo arrangiarci».



«La pedana è simile a una botola di un metro per un metro e pesa un sacco - spiega papà Claudio -. Ci pestano sopra tutti quindi è sporca e tu devi metterci le mani, lordarti, e stare pure attento a non farti male. Per non parlare del fatto che i pulsanti per l’assistenza e la fermata dedicati ai disabili sono sempre disattivati. Se l’azienda non è in grado di offrire un servizio dignitoso allora è meglio che non lo offra proprio. Nostra figlia non è autonoma negli spostamenti quindi con lei ci siamo sempre noi, ma se in questa situazione si ritrovasse un disabile solo?». Una domanda più che lecita che evidenzia chiaramente come questa situazione leda il diritto dei passeggeri a non essere discriminati nell’accesso.

Ma perché la pedana automatica non funziona? Dal sindacato spiegano che la pedana rileva nella pavimentazione per i non vedenti, presente sulle fermate di Corso Rosmini, degli ostacoli. E così si ritrae. È stato proprio in seguito a uno di questi episodi che a febbraio mamma e figlia, non potendo scendere dove richiesto, si sono fatte portare per ben due volte alla rimessa degli autobus di San Giorgio. «La pedana non funzionava e non era certo la prima volta così mi sono scocciata», spiega Elena. È stato anche chiamato Carlo Plotegher (assessore alla mobilità nonché dirigente di Trentino Trasporti, ndr) ed è stata inviata una segnalazione all’azienda.



La risposta dell’assessore è stata immediata, e le prime contromisure sono state adottate. Ma la situazione generale, sostiene la famiglia Dardani, non è cambiata.
Dal canto suo la Uil Trasporti si difende e chiarisce che, qualora la fermata sia abilitata, l’autista ha l’obbligo di estrarre la pedana manuale ed è l’unico a poterlo fare. «Mi sento di affermare che abbiamo sempre svolto il nostro lavoro - ha affermato Erik Zobele, rappresentante sindacale -. Se ci sono stati degli episodi si tratta di casi isolati ed in quel caso sono pronto ad intervenire. Il 99% degli autisti mette in sicurezza l’autobus e scende ad estrarre la pedana, ma bisogna capire che ci sono dei tempi tecnici per farlo. Inoltre non sempre è possibile lasciare la guida dell’autobus: a Rovereto è ormai uso e costume scambiare le fermate come sosta gratuita per le macchine e questo mette gli autisti in difficoltà».

Poi l’ammissione sull’inadeguatezza degli autobus arancioni: «Nonostante siano omologati si tratta di mezzi molto vecchi non più in grado di rispondere a queste esigenze», conclude Zobele.

Da qui l’appello di Elena: «Almeno sostituite gli autobus vecchi».

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