Dalla cassaforte «spariscono» 5mila euro nei guai una dipendente di Poste Italiane

Il dato certo è che nell’ufficio postale di Albiano l’estate scorsa sono scomparsi 5.000 euro. Sarà il Tribunale a chiarire chi abbia sottratto due mazzette di denaro custodite in cassaforte. I sospetti sono puntati su una dipendente che l’estate scorsa sostituì il responsabile dell’ufficio durante un breve periodo di ferie. La donna però nega fermamente di aver prelevato il denaro.

Il «giallo» dunque rimane, ma sul banco degli imputati con l’accusa di furto siede la dipendente. Poste si è costituita parte civile chiedendo il risarcimento del danno patrimoniale (cioè i 5.000 euro spariti dalla cassaforte) e del danno d’immagine (altri 5.000 ero).


La vicenda risale al 31 luglio dell’anno scorso. Il responsabile dell’ufficio di Albiano rientrava al lavoro dopo essere stato sostituito durante la ferie da una collega proveniente da Lavis. Il passaggio di consegne è stato rapido. È stata aperta, tramite password, la cassaforte. Sono stati contati i soldi custoditi all’interno: in totale 18.227 euro. Parte di questa cifra, per la precisione 15.900 euro, è stata inserita in una busta riposta nel tesoretto che si trova all’interno della cassaforte. I restanti 2.327 euro sono stati inseriti nel roller cash che in sostanza è un’altra cassaforte in uso allo sportello.


Il responsabile dell’ufficio poi è stato assorbito da alcune attività di routine come andare nel locale tecnico per rilevare i dati relativi al consumo di energia elettrica. Poi il dipendente ha fatto alcune operazioni di sportello visto che erano ormai passate le 8 e i primi clienti iniziavano ad affluire nell’ufficio postale.


Nel frattempo la collega, odierna imputata, si era attardata nel locale interno dove si trova la cassaforte rimasta aperta. Poco prima delle 9 la dipendente timbrava il cartellino per tornare al lavoro presso l’ufficio di Lavis. Il responsabile dell’ufficio di Albiano decideva di fare un nuovo conteggio del denaro conservato nella cassaforte.

Questo perché mentre si trovava allo sportello gli sembrava di aver sentito il «bip» sonoro che segnala, trascorsi 120 secondi, l’apertura del tesoretto interno alla cassaforte. Con sua grande sorpresa il responsabile dell’ufficio di Albiano scopriva che rispetto al precedente conteggio mancavano 5.000 euro. Il dipendente avvisava i superiori della misteriosa sparizione dei soldi e chiamava i carabinieri.

Contattava al telefono anche la collega comunicandole l’ammanco di denaro. La donna rientrava ad Albiano dove ribadiva quanto aveva anticipato al telefono: negava di aver preso il denaro. Venivano dunque ricontati i soldi custoditi in cassaforte, ma il risultato non cambiava: all’appello mancavano due mazzette, in banconote da 50 euro, per un totale di 5.000 euro. La situazione deve essere stata molto spiacevole con la dipendente che ripeteva di non aver toccato il denaro.


Ora la donna, in seguito trasferita da Poste ad altre mansioni, è a processo per furto (si procederà ad ottobre con rito abbreviato). Benché non ci siano telecamere che possano confermare il «prelievo galeotto», secondo gli inquirenti l’autrice del furto non può che essere la dipendente di Poste, questo perché non c’erano altre persone nell’ufficio che possano aver messo le mani nel tesoretto. L’imputata, difesa dall’avvocato Andrea de Bertolini, continua invece a proclamarsi innocente. A suo carico non ci sono prove dirette, la perquisizione, anche in auto, ha dato infatti esito negativo.

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