Per la morte di Sartori, 2 anni e 8 mesi all'amico alla guida

Un dramma che sconvolse non solo i familiari e gli amici: la morte in un incidente d’auto del giovane Andrea Sartori, nel novembre 2016, destò profonda impressione nella comunità perginese.

Andrea, meccanico molto conosciuto, era un esperto di motori, amava il rombo delle auto e proprio su una strada perse la vita. Ieri si è chiusa la parte penale della drammatica vicenda, con la condanna del giovane che guidava la macchina su cui viaggiava Sartori: due anni e 8 mesi per omicidio stradale.

Erano in tre sulla potente Ford Fiesta Tg che si schiantò quella sera fra il ristorante Ciolda e il locale Happy Days sulla provinciale che da Pergine porta a Calceranica. Alla guida c’era Fisnik Kasami, all’epoca 22 anni, collaboratore di Andrea nell’officina del distributore di carburanti Q8 di via al Lago, attività gestita dalla famiglia Sartori.

Al suo fianco sedeva un amico, rimasto ferito in maniera non grave, mentre Andrea Sartori, 27 anni, era sul sedile posteriore senza cinture di sicurezza. Il conducente aveva perso il controllo del mezzo e la macchina prima era schizzata verso sinistra finendo contro il guard rail, poi di rimbalzo era finita a destra contro il muro di contenimento. Sartori venne catapultato all’esterno dell’abitacolo: per lui non ci fu più nulla da fare. La Ford si fermò un centinaio di metri dopo; il tachimetro rimase bloccato a 155 km orari, tre volte oltre il limite in vigore in quel tratto. L’auto, come emerse dalla perizia incaricata dalla procura, era elaborata. Tuttavia non è stata contestata su questo punto un’aggravante specifica perché quel modello d’auto nasce già potente e anche in condizioni di normalità può raggiungere e superare i 155 chilometri orari.

L’imputato, Fisnik Kasami, era un grande amico della vittima, praticamente un fratello. Lo ha sottolineato il suo difensore, l’avvocato Claudio Tasin, ieri davanti al giudice Marco La Ganga: a testimonianza degli ottimi rapporti tra i genitori della vittima e l’imputato, considerato come un figlio, il fatto che Kasami lavori tuttora nell’attività della famiglia Sartori, a Pergine. «Abbiamo purtroppo la consapevolezza che la tragedia ha coinvolto non solo un amico, Andrea, non solo il datore di lavoro, ma un fratello» ha spiegato l’avvocato Tasin al termine dell’udienza.

La richiesta iniziale della procura è stata di 7 anni e tre mesi per omicidio stradale. Il legale dell’imputato ha evidenziato il concorso di cause, dal fondo stradale bagnato (l’asfalto era insidioso per l’umidità notturna) al fatto che fosse notte, alla mancanza di cinture di sicurezza della vittima, sbalzata all’esterno della vettura. Certo, c’era l’alta velocità, ma sono state evidenziate le corresponsabilità. Dalla richiesta di 7 anni a 5 anni diventati 2 anni e 8 mesi per le attenuanti ed il rito abbreviato. Seicentomila euro quanto l’assicurazione ha risarcito ai genitori della vittima, alla sorella, all’amico rimasto ferito nell’incidente.

Al funerale di Andrea Sartori, gli amici salutarono il passaggio del feretro con il rombo dei motori: le auto - quelle su cui Andrea aveva lavorato e che esibivano l’adesivo #Sart88 - si erano radunate davanti alla chiesa come in un picchetto d’onore.
Ad un anno dalla sua scomparsa venne dedicato al giovane il memorial #Sart88: al palaghiaccio di Pergine furono organizzate esibizioni automobilistiche. Gli amici lo ricordarono così: «Per noi nulla si è fermato e per te continuiamo ciò che hai iniziato, con tanta passione e disponibilità verso tutti. Ora ci segui da lassù, tutto procede come prima, la tua presenza ci aiuta giornalmente. La tua famiglia e i tuoi amici ti sentono ancora vicino, anche se il vuoto è incolmabile. Stai sereno e presente a modo tuo in ogni minuto, ora e ogni giorno».

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