La Lega «scarpe e gazebo» Scuola politica che ha vinto

Certo, il ciclone Salvini. Certo, il vento del cambiamento, a prescindere come qualcuno va dicendo. Tutto vero. Ma non basta, qui, da Ala a Vermiglio, da Pergine a Trento, a spiegare lo straordinario risultato della Lega. Che non è un partito start-up , improvvisato. La rabbia e l’incazzatura, il disagio, la sofferenza per il presente e la paura di futuro non diventano voti, se dietro non ci sono alcuni elementi: strategia, organizzazione, capacità di ascolto, voglia di spendersi sul territorio. E volontariato. Parecchio volontariato.

C’è chi va di tweet e post su Facebook. E chi invece si mette le scarpe e si muove tra mercatini, piazze, bar. Un bicchiere e due chiacchiere al gazebo. E il darsi il tempo di ascoltare. La Lega lo fa da sempre, in modo scientifico. Altri, che ora si interrogano sulla batosta elettorale, non lo fanno più. A chi si sente perduto e senza alternative, ai perdenti (o che tali si sentono) della globalizzazione e della finanza, la Lega offre una risposta. Che magari non funziona, non va a buon fine: impraticabile. Ma che lo fa sentire meno solo.

Partiamo dall’organizzazione. Ferrea. Di partito vero, vecchio stampo. Da Milano, dalla segreteria federale, arrivano gli otto slogan per Salvini Premier: «Prima gli italiani», «Stop Fornero», «Stop invasione», «Schiavi dell’Europa, no grazie» e via elencando. Slogan semplici, diretti. Da utilizzare nei gazebo. E qui parte la macchina al cui comando c’è il segretario organizzativo, Gianni Festini Brosa , naturopata di mestiere, da dieci anni militante. Festini Brosa, classe 1963, è anche consigliere comunale a Trento. È lui, buddista, l’emblema del lavoro politico gratuito. In campagna elettorale, assieme a Martina Loss , dottoressa forestale di Pieve Tesino, consigliera della circoscrizione Centro storico a Trento, segretario della sezione di Tesino e Bieno e commissaria di quella di Primiero-Vanoi, lo si è visto correre di gazebo in gazebo, da Malé a Borgo, ovunque ci fosse bisogno. Ha fatto un calcolo: «Un giorno, pressato dalla moglie, mi sono messo a contare: ho stimato una media di 5 ore al giorno dedicate al partito». Gratis.

Il partito, appunto. La Lega trentina è strutturata in quattro circoscrizioni territoriali: Est (Valsugana, Cembra, Tesino, Primiero, Fiemme e Fassa; Ovest (valli di Non e Sole, Giudicarie e Rendena), Valle dell’Adige (Rotaliana, Valle dei Laghi, zona di Aldeno); Sud (Vallagarina, Alto Garda e Ledro). È presente in 23 comuni, con altrettante sezioni, e in altri comuni con consiglieri eletti in liste civiche. Qui, nelle sezioni e con la gavetta nei consigli comunali, è cresciuta la nuova classe dirigente, quella del dopo Bossi. Vale per Diego Binelli , neo deputato, segretario della circoscrizione Ovest e assessore a Pinzolo. Vale per Vanessa Cattoi , consigliera comunale ad Ala, Giulia Zanotelli consigliera a Cles, Stefania Segnana consigliera a Borgo e prima nella Comunità di valle. Qui crescono i «militanti». «La Lega è un partito meritocratico» spiega Martina Loss «oltre ai sostenitori, i meritevoli, quelli che si impegnano, dopo un anno possono essere ammessi dal direttivo nazionale come militanti». E chi sgarra viene espulso, come è accaduto a Paolo Serafini per la frase «Torni nella giunga» rivolta all’ex ministro Cecile Kyenge.

Quello del presidio territoriale è il lavoro di sempre. Che sia per le campagne nazionali, come la raccolta delle 560 mila firme per cancellare la riforma Fornero sulle pensioni, per la riforma dello Ius soli, per evitare i vitalizi ai parlamentari, o che sia per quelle locali, la macchina dei gazebo è sempre in moto. «A livello locale» raccontano Festini Brosa e Loss «nel 2012 in tre mesi abbiamo raccolto e fatto autenticare 12 mila firme per l’abolizione delle Comunità di valle».

E poi ci sono le infinite battaglie per i servizi sul territorio, dalla salute alle strade, alle scuole. Per gli ospedali, a cominciare dalla richiesta di rispetto del protocollo per il potenziamento dell’ospedale di Borgo, dopo la chiusura del punto nascite nel 2006, con il segretario di circoscrizione Roberto Paccher e la neo deputata Stefania Segnana in prima fila: «La chiave dell’autonomia è il mantenimento dei servizi decentrati, ospedali, guardie mediche, scuole e asili» dice Martina Loss.

E poi ci sono anche quelle che Festini Brosa chiama «birichinate». Ricordate il menù a base di orso proposto nel 2011 a Imer? Fu lui a promuoverla. «La carne fu sequestrata, finimmo sull’Ansa, ma il sindaco Gianni Bellotto ci ringraziò, raddoppiarono i turisti e si parlò della Lega per due mesi, e dal segretario federale Maroni arrivarono i complimenti: la nostra» racconta Festini Brosa «fu una provocazione per denunciare la Ue che rompe le balle e non fa rispettare le direttive sulla tutela degli animali, e contro Dellai che volle Life Ursus: soldi per l’orso anziché per dare lavoro, a parte i dodici forestali coinvolti». Per le strade, la battaglia più impattante è stata quella sulla statale 47 della Valsugana: cortei lumaca contro il traffico e la pericolosità.

Numero degli icritti? «È un dato riservato, ed è aperto il rinnovo. Prevediamo un boom di iscrizioni» risponde Festini Brosa. I militanti storici sono sempre sul campo: dal fondatore «Cionfoli» Savoi in val di Cembra, affiancato da Fulvio Micheli «Freccia» tra i paesi del porfido, a Roberto Paccher e Danilo Perin in Valsugana, a Nazareno Molesin di Cles in val di Non, da Maurizio Bisoffi a Rovereto, Fiorenzo Marzari a Mori e Alessandro Vaona ad Avio, a Cinzia Parisi nelle Giudicarie, per citarne alcuni.

«È anche cambiato il clima nei nostri confronti» aggiunge Festini Brosa «alle comunali del 2015, piazza Battisti fu blindata per Salvini, con gli anarchici tenuti alla larga. Ma il tempo della rottura dei gazebo e degli sputi sono finiti al crescere del consenso. È cambiato il mondo, e anche gli anarchici di Trento».

A proposito di strategia: ciascuno degli otto slogan-base è stato spinto in modo diverso a seconda del contesto territoriale: «Ad esempio, a Rovereto, dove più si sente la crisi con la chiusura delle fabbriche, abbiamo spinto molto sullo stop alla Fornero e sulla pace fiscale». E, ultimo elemento, l’età. Spiega Martina Loss che sul proporziolane regionale ha incassato 98.122 voti, dietro al candidato Svp «Fugatti ha 45 anni, Binelli 45, Segnana 43, come me, Cattoi 37, Zanotelli 30. Il rinnovamento è nei fatti». Anche questa una scelta strategica.

Quanto è costata la campagna elettorale, al netto del lavoro gratuito? «L’importo è così basso, sui 20-30 mila euro per le spese vive, che mi vergogno a dirlo» risponde il segretario organizzativo. Ogni giorno, 4-5 «impegni», gazebi o eventi. Ora, una pausa. Fino al prossimo gazebo. «Cuore e coraggio» dice Festini Brosa. «La Lega è cambiata, ma l’idea federalista è condivisa dalla coalizione» è sicura Martina Loss.

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