Sanità, cimice in auto registra il passaggio della tangente

di Sergio Damiani

Intercettazioni telefoniche e registrazioni ambientali in auto. Ancora una volta sono state queste le armi che si sono rivelate più efficaci in mano agli investigatori per smantellare un sistema di gare pilotate nell’ambito della sanità altoatesina in cambio di mazzette.

L’intero fronte meranese e bolzanino dell’inchiesta condotta dalla procura di Trento è partito dall’intercettazione di una telefonata di Angelo Allegretti, il professionista trentino indicato dagli inquirenti come anello di congiunzione tra le aziende fornitrici che pagavano mazzette ai tecnici dell’ospedale di Bolzano e Merano. È ascoltando le conversazioni dell’imprenditore trentino, ora agli arresti domiciliari insieme agli altoatesini Roberto Lepore, Luca Antino e Andrea Cavallaro, i romani Enrico Labella e Giorgio Celli e il mantovano Mauro Ceron, che gli investigatori di Noe e Squadra mobile sono arrivati a Lepore, responsabile (ora sospeso insieme ai due colleghi) del servizio di ingegneria clinica dell’ospedale di Merano.

E i telefoni nelle settimane successive hanno continuato a «cantare».Gli indagati erano evidentemente sicuri dell’impunità, come si desume da un’intercettazione dell’8 agosto 2017 che ben fotografa il clima di assalto alla diligenza sanitaria: «Bobby, (il riferimento è a Lepore, ndr) anche perché dobbiamo accelerare, perché se un giorno iniziano a mettere il Mepa anche da voi è finito tutto eh... finché vado in pensione sta roba qua si deve portare avanti». Ma prima della pensione è arrivato il conto presentato dalla procura della Repubblica.

Il 22 novembre dell’anno scorso gli investigatori seguono in diretta uno degli episodi di corruzione contestati. Questa volta a «cantare» non sono i telefoni, ma i protagonisti stessi intercettati da una «cimice» piazzata sull’auto di Allegretti: la mazzetta è di 1320 euro pagata, attraverso il mediatore trentino, dagli indagati romani titolari di fatto della Tecnoservice  a Cavallaro tecnico del Comprensorio sanitario di Bolzano. Secondo l’accusa quel denaro era la gratificazione versata al dipendente pubblico per aver pilotato la gara per la fornitura di tre motori pistone ventilatori Drager violando il segreto. Non solo secondo l’accusa la gara era pilotata, ma l’Azienda sanitaria di Bolzano pagò la fattura per tre motori quando invece ne vennero consegnati solo due.
Nell’ordinanza di custodia cautelare si citano numerosissime gare pilotate (in totale i capi di imputazione sono 40).

Il trucco era semplicissimo: in assenza del Mepa (il Mercato elettronico della pubblica amministrazione, sistema poco utilizzato dalla sanità altoatesina per le sue forniture) turbare una gara era un gioco da ragazzi. Il tecnico chiedeva due offerte e poi, attraverso il mediatore trentino, ne comunicava il contenuto ai titolari dell’azienda destinata vincere la fornitura. In questo modo c’era non solo un vincitore sicuro, ma anche due sicuri perdenti.  È il caso di un’azienda che si occupa di forniture medicali con sede a Trento spesso invitata alle gare: presentava la sua offerta, ma poi perdeva perché il vincitore predeterminato era la Tecnoservice di Roma (in altri casi la Heka).

Il sistema dunque falsava la concorrenza a danno dell’Azienda sanitaria di Bolzano, ma anche delle aziende serie che lavoravano e lavorano in modo «pulito».

Infine al capo di imputazione n° 38 la procura punta il dito contro un altro presunto episodio di corruzione per una tangente in realtà mai pagata e solo per 500 euro promessa. In questo caso il denaro doveva remunerare uno degli indagati altoatesini che - sostiene l’accusa - proponeva l’esclusione da una gara dell’unico candidato concorrente in lizza per la fornitura di due particelle per il servizio farmaceutico dell’ospedale di Merano. Fornitura che quindi  veniva aggiudicata senza rivali superstiti in campo alla Heka.

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