Trentino, allarme per le insidie online Polizia postale, in un anno 5 arresti e 19 denunce

di Marica Viganò

La lotta agli «orchi» del web, che approfittano dell'ingenuità dei bambini e delle persone più fragili, si combatte anche grazie alla collaborazione dei genitori e degli insegnanti. Sono state nove le segnalazioni arrivate lo scorso anno alla polizia postale di Trento. Denunce che hanno dato avvio ad altrettante indagini permettendo di assicurare alla giustizia - come anticipato nei giorni scorsi - cinque persone e di denunciarne all'autorità giudiziaria diciannove. I reati vanno dalla violenza sessuale aggravata per aver abusato delle condizioni psichiche della vittima alla pedopornografia.  

Il pericolo viaggia sulla «rete», passando per smartphone e computer. I ragazzini, che con il cellulare giocano e chattano, possono diventare inconsapevoli vittime di adulti senza scrupoli, capaci di nascondersi dietro un nickname e di fingersi minorenni pur di raggiungere il loro ignobile scopo, ottenere un appuntamento, farsi inviare foto hard. La polizia postale, attraverso numerosi incontri nelle scuole della provincia di Trento, ha raggiunto 10.100 alunni, 1.300 genitori ed un migliaio di insegnanti. Sono loro - familiari ed educatori - le «antenne», capaci di intercettare il problema, di aiutare i ragazzi e di avvisare gli «investigatori del web», la polizia postale, per assicurare alla giustizia i responsabili. 

«Nei nostri incontri, diciamo ai genitori di riappropriarsi della funzione educativa - spiega il dirigente della polizia postale del Trentino Alto Adige, il vicequestore Sergio Russo - Noi spieghiamo cosa siano i social, in modo da colmare il gap tra i genitori e gli adolescenti, i cosiddetti "nativi digitali", che hanno un profilo Facebook, Instagram, Twitter, Whatsapp. Chi è sui social crea un account per farsi conoscere, ha un profilo pubblico. Si può mettere in contatto con il mondo, ma anche il mondo può mettersi in contatti con lui». Ma ai ragazzini non si può neppure vietare l'uso del cellulare... «Ci sono alert e spie che i genitori possono cogliere: ad esempio se il figlio sta troppo connesso al cellulare o ha atteggiamenti sintomatici di una situazione deviante, ad esempio se si isola dagli altri ragazzi, se ha un rendimento scolastico altalenante mentre prima andava tutto bene - prosegue il dirigente Russo - a volte bastano piccoli segnali: intervenire ed eventualmente controllare il cellulare rientra nella potestà genitoriale. Certo, non è facile. Ma è necessario riuscire a comunicare con il figlio e capire quali siano le cause del malessere. Può trattarsi di bullismo o cyberbullismo, di proposte venute dalla rete, magari di richieste di incontri o di foto hard. Ai ragazzi diciamo sempre di evitare di divulgare le proprie immagini: un conto è un segreto detto a voce, un altro inviare foto: messe in rete, possono arrivare ovunque. Anche le immagini scattate in determinati contesti, magari per gioco fra ragazzini, possono diventare materiale atto ad incrementare un certo tipo di mercato».  

Il riferimento è alla pedopornografia on line. Nel 2017 l'operazione «Black Shadow» ha portato gli investigatori trentini a scoprire un'associazione diffusa in mezza Italia; un arresto avvenne in provincia di Trento. Ma non bisogna mai abbassare la guardia: la polizia postale mette in campo ogni azione possibile. «Per la difesa dei ragazzini, abbiamo il Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia on line, in sigla Cncpo, istituito presso il Servizio Polizia postale: è un organo che si occupa del monitoraggio, della prevenzione e della repressione di questi reati. Ma il canale più importante rimane il feedback degli incontri nelle scuole, con i ragazzi, con i genitori e con i docenti - prosegue il vicequestore Sergio Russo - Dalle segnalazioni che ci arrivano, parte l'attività investigativa».  

La polizia postale non si occupa solo di pedopornografia. Nel 2017 sono state denunciate dagli investigatori trentini 19 persone per reati contro la persona, dallo stalking alla diffamazione on line, dalle minacce alle molestie sui social. Tre i segnalati all'autorità giudiziaria per phishing e furto di identità digitale. In merito ai reati dell'e-commerce, 28 persone sono state denunciate per truffa nelle vendite on line.

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