Un 60enne trentino a processo per stalking. Ma lui nega tutto

Un amore finito, dopo quindici anni di convivenza ed un ex che non riesce a rassegnarsi all'addio della donna. Ferito e arrabbiato, l'uomo - almeno per l'accusa - avrebbe però superato il confine, con messaggi insistenti, dichiarazioni d'amore, visite non gradite, ma anche insulti e accuse rivolte alla donna. Un 60enne trentino si è ritrovato così a processo con l'accusa di stalking e una misura cautelare che gli vieta di avvicinarsi al posto di lavoro e alla casa della donna. Accuse che l'uomo, assistito dall'avvocato Stefano Frizzi, respinge con forza, sostenendo che nessuna condotta persecutoria è mai stata messa in atto e che i fatti andrebbero calati nelle tensioni che possono accompagnare la fine di una relazione.  

La vicenda approdata in tribunale risale al 2015 ed è successa in Rotaliana. Come spesso accade, dietro questo procedimento per stalking, c'è una storia d'amore finita. Una relazione lunga, in questo caso, durata quindici anni, che tre anni fa è finita, per volere della donna. Dopo la fine della convivenza, secondo l'accusa, l'imputato avrebbe messo in atto un atteggiamento intimidatorio e offensivo («ti rovino» o «ti odio») alternati da altri in cui chiede perdono («Mi dispiace, ma non riesco a toglierti dalla testa. Scusa ancora»). I messaggi sarebbe stato poi accompagnati da visite sia sul posto di lavoro che in casa. Incontri in cui, complice anche l'alcol, avrebbe offeso la donna anche in presenza di altre persone e l'avrebbe apostrofata con epiteti pesanti incapace di accettare l'idea che potesse frequentare altre persone. Il 60enne avrebbe inoltre «infangato» la donna con parenti, sostenendo che si comportava male e che gli aveva prosciugato il conto (oltre 400mila euro). Comportamenti che hanno fatto scattare la denuncia della donna.

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