Industriali e artigiani «bocciano» l'Euregio «No pedaggi in A22»

Rincaro dei pedaggi in A22 per ridurre drasticamente il «traffico deviato», quello dei camion che decidono di passare per il Brennero, in quanto più conveniente? La misura, decisa dai presidenti dell'Euregio, che rientra in un pacchetto di azioni che ha l'obiettivo di incrementare il trasferimento delle merci dalla gomma alla rotaia, portandolo in equilibrio (50% su strada, 50% su ferro: oggi il 71% è via camion) nel 2027 e al ribaltamento del modal split (71% su treno) entro il 2035 incontra la contrarietà di Confindustria Trento e di Assoartigiani. 

Dice Giulio Bonazzi, presidente degli industriali trentini: «Siamo convinti che molto si potrà fare una volta che sarà aperto il tunnel del Brennero e una parte del traffico merci si potrà trasferire su rotaia. È per questo che Confindustria Trento recentemente ha organizzato un convegno sull'opera, anche per sollecitare le istituzioni trentine ad attivarsi per prendere al più presto decisioni che finora sono state lasciate in sospeso, mentre a nord di Salorno i lavori procedono spediti e l'apertura del tunnel non è poi così lontan». Bonazzi agginghe che «non è certo imponendo blocchi, divieti e aumenti tariffari che si possono risolvere le carenze di una rete infrastrutturale, stradale e ferroviaria, che da anni non è più adeguata ai flussi turistici ed economici che deve sostenere». 

Per Assoartigiani, il presidente Marco Segatta osserva: «Allo stato attuale, il trasferimento delle merci dalla gomma alla rotaia risulta difficoltoso e poco praticabile. Costi superiori, tempi di attesa e trasferimento delle merci non sono compatibili con le richieste del mercato che impongono consegne in tempi rapidissimi». Segatta esemplifica citando la tratta Trento - Wörgl (Austria): «Con il camion si copre in circa 3 ore, 3 ore e mezza; ricorrendo alla rotaia i tempi sono, di fatto, raddoppiati, calcolando le 4 ore necessarie per il trasferimento e almeno altre due per il carico e lo scarico del mezzo dal treno. L'aumento del costo del pedaggio comporterebbe inoltre gravi difficoltà al settore del trasporto e all'economia in generale. Se la logica è quella di ridurre i transiti» aggiunge il presidente di Assoartigiani «la strada da seguire deve prevedere una penalizzazione per le imprese di autotrasporto che utilizzano mezzi più datati e più inquinanti e non per quelle che hanno investito in maniera significativa per rinnovare il parco e dotarsi di mezzi ecologici silenziosi e poco inquinanti». «Condividiamo» dicono insieme Bonazze e Segatta «l'obiettivo di lungo periodo di trasferire parte del traffico merci da gomma a rotaia, ma la transizione deve essere graduale e inserita in una strategia che prevede il potenziamento delle infrastrutture esistenti, mentre non può essere decisa per decreto senza offrire agli operatori alternative praticabili. Il rischio, che non può essere sottovalutato da chi ha responsabilità politiche, è di mettere in difficoltà non solo il settore dell'autotrasporto ma anche molti altri comparti economici che da esso dipendono per l'approvvigionamento di materie prime e semilavorati e per la distribuzione dei propri prodotti».

Bonazzi e Segatta, riconoscendo che qualcosa si muove per la realizzazione della terza corsia (effettiva e dinamica) di A22, anche se ciò non risolverà i problemi a nord di Bozano, non credono però che «lo spostamento del traffico verso altri valichi sia praticabile, anche perché il traffico merci sui valichi vicini è già saturo. Altri itinerari più lontani non sono sostenibili economicamente. Non dimentichiamo poi che lo snodo intermodale è a Verona, e lì bisogna comunque arrivare. Va inoltre tenuto presente che oggi sulla tratta del Brennero non ci sono treni sufficienti a trasportare le merci che viaggiano in autostrada. Prima di arrivare al "modal split" con prevalenza della rotaia è necessario potenziare la rete ferroviaria e incrementare il numero di treni sia della cosiddetta "autostrada viaggiante", sia attivando treni blocco per il trasporto di semi rimorchi e casse mobili sui principali centri nodali del Nord Europa. Finché ciò non sarà realizzato, altri interventi non possono incidere in maniera significativa sul cambio della modalità di trasporto».

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