Deroga per Trentofrutta Gli addetti a quota 189

di Domenico Sartori

Via libera del Consiglio comunale, ieri sera, alla deroga richiesta da Tentofrutta spa, che continua ad ampliarsi e a investire in via Degasperi. In realtà, i metri cubi complessivi sull'area ( 36.488 m², indice volumetrico di 1,1 m³ su m²) diminuiranno. Perché la palazzina uffici prevista passerà da 9 mila a 5 mila m², con un risparmio di quasi 25 mila m³ rispetto a quelli già autorizzati. Inoltre, saranno demoliti due moduli verso a sud, riorganizzando il piazzale e migliorando l'accesso dei mezzi pesanti per il carico-scarico, con tangibili benefici per la viabilità lungo via Degasperi, dove la notte spesso i camion sono in sosta.

La deroga, ha spiegato in aula l'assessore all'urbanistica Paolo Biasioli , serve per riconvertire una delle due vasche di depurazione dismesse ad uso deposito per materiale da imballo e plastiche. Non aumenta l'altezza, di 6 metri, ma la realizzazione di una superficie coperta di 300 m² è in contrasto con il Prg. Da qui la necessità della deroga, che ha registrato, su 38 consiglieri presenti, 30 voti a favore, 6 astenuti e un solo contrario. Il no è quello di Antonio Coradello di Civica Trentina: «Mi ero già espresso contro il potenziamento di Trentofrutta 12 anni fa (la precedente deroga del 26 luglio 2005, ndr), è una zona congestionata e perseverare nell'errore è diabolico».

A spiegare il larghissimo assenso alla deroga, ci sono i numeri di Trentofrutta, in zona insediata dal 1961, quando quel pezzo di città era in effetti periferia e non zona urbana consolidata. Numeri che testimoniano di un'azienda - in origine dei F.lli Pizzinini, poi di Peter Eckes, oggi di proprietà di un Gruppo di imprenditori tedesco - sana e in forte espansione: fatturato di 28,5 milioni nel 2014, di 36,3 nel 2015, di 45,8 nel 2016, di 52 la previsione 2017. Con un raddoppio degli occupati: dai 93 del 2014 ai 189 attuali, di cui 157 a tempo indeterminato. «Una bella realtà» ha detto Biasioli «che dal 2014 al 2016 ha investito quasi 10 milioni e ne investirà altri 2,5 per gli interventi previsti dalla deroga». Una realtà che oggi tratta 25 tonnellate all'ora di frutta, il 72% della quale origine bio e destinata al BabyFood, il 90% di origine italiana, e che ha ordini di lavoro per i prossimi otto anni. Per la nuova «linea Pouch» la previsione è di passare dai 30 milioni di pezzi del 2017 ai 42 milioni del 2018.

Di fronte a questi numeri, e al fatto che l'indice fondiario autorizzato calerà da 6,48 a 5,82 m³ su m², così come si abbasserà l'altezza della palazzina uffici da 16 a 13,44 metri, il Consiglio ha detto sì alla deroga. Anche in considerazione che, in prospettiva, con la nuova bretella di collegamento con via Fersina, Trentofrutta avrà un accesso diretto alla tangenziale, alleggerendo il carico di traffico su via Degasperi. Ecco perché, diversi consiglieri ( Emanuele Lombardo del Pd, presidente della Commissione urbanistica, Silvio Carlin di Insieme Trento, Massimo Ducati del "Cantiere", Salvatore Panetta del Gruppo misto e i leghisti Vittorio Bridi e Bruna Giuliani , Alberto Pattini del Patt) si sono espressi a favore.

Lo spostamento-delocalizzazione di Trentofrutta è inevitabilmente rinviato. «Lo abbiamo perseguito nel 2004, con il cambio di destinazione d'uso (una zona "C5" residenziale e commerciale, ndr). Allora c'era l'ipotesi del trasferimento a Cirè di Pergine» ha detto Biasioli «poi nel 2015-'16 era alla ricerca di 8 ettari. Ma servivano 40 milioni di investimento». Troppi, perché la cessione del compendio di via Degasperi avrebbe portato in cassa tra i 10 e i 15 milioni , il proprietario ne avrebbe messi altri 10-12 , per un importo totale insufficiente. «Ciò non toglie che tra qui a dieci anni, se ci saranno le risorse, se ne riparli (si era ipotizzato anche Ravina e Lamar, ndr)» dice Biasioli. Intanto, Trentofrutta continuerà il business in via Degasperi.

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